Assalto delle teste di cuoio: ammazzati i fratelli Kouachi

Dopo una lunga giornata in mano ai jihadisti, le teste di cuoio fanno scattare il blitz congiunto. Morti quattro ostaggi

Assalto delle teste di cuoio: ammazzati i fratelli Kouachi

Francia in ginocchio, senza più fiato. Per sette lunghissime ore è stata tenuta sotto scacco da un doppio sequestro. A Dammartin-en-Goele, cittadina a pochi chilometri da Parigi, i fratelli Cherif e Said Kouachi, che hanno massacrato dodici persone al settimanale satirico Charlie Hebdo, si sono asserragliati in una tipografia. A Porte de Vincennes, periferia est della Capitale francese, Amedy Coulibaly ha preso cinque ostaggi in un piccolo negozio di alimentari ebraico. Tre sanguinari terroristi legati alla stessa cellula jihadista, Buttes-Chaumont, dal nome del parco parigino del XIX arrondissement in cui si radunavano i reclutatori per la guerra in Iraq. L'incubo è finito solo nel tardo pomeriggio quando le teste di cuoio hanno fatto scattare un blitz congiunto ammazzando i tre attentatori e liberando parte degli ostaggi.

Da mercoledì mattina, quando alle 11:30 il commando jihadista ha fatto fuori coi kalashnikov dodici innocenti per imbavagliare la libertà di espressione, è partita la più imponente caccia all'uomo della storia. Decine di migliaia di agenti a zonzo per il Nord della Francia a cercare i due macellai. Armati, con casco e uniforme nera, gli uomini hanno pattugliato strade, controllato veicoli, perlustrato giardini, case, condomini, villaggi, fino ad arrivare alla stamperia. È il fallimento dell'intelligence francese che in questi anni ha agito come se i fratelli Kouachi non fossero da anni sulla black list degli Stati Uniti perché sospettati di terrorismo, come se i loro nomi non comparissero nella no-fly list delle autorità aeroportuali americane che vieta di prendere voli da e per gli Stati Uniti, come se non sapessero che il più giovane (Said) fosse stato addestrato in Yemen da al Qaeda. Li hanno lasciati liberi di attaccare. E di ammazzare. Prima di asserragliarsi in una piccola tipografia a Dammartin-en-Goele, un piccolo villaggio nel dipartimento di Seine-et-Marne a pochi chilometri dall'aeroporto Charles de Gaulle, i terroristi hanno ingaggiato una sparatoria con la gendarmerie ferendo una ventina di persone. "Siamo pronti a morire da martiri" è stato il grido diretto alle forze di polizia. E così è stato. Quando, dopo sette ore di trattative, è scattato il blitz delle teste di cuoio per i fratelli Kouachi non c'è stato nulla da fare. Si è, invece, salvato l'ostaggio, il 27enne responsabile della stessa stamperia: si sarebbe nascosto e i fratelli Kouachi non si sarebbero nemmeno accorti di lui.

I macellai di Charlie Hebdo e il killer di Montrouge si conoscevano molto bene. Tanto che l'intelligence francese non scarta l'eventualità che le azione dei tre terroristi siano legate tra loro. Secondo fonti d'inchiesta, facevano parte della stessa cellula jihadista. E, mentre si trovava barricato nel negozio kosher, Coulibaly avrebbe chiesto "la liberazione dei fratelli Kouachi". La Francia si è così trovata ad affrontare, in casa propria, un doppio fronte: terroristi che avrebbero dovuto essere "attenzionati", ma che sono stati lasciati liberi di agire indisturbati. A legarli sarebbe stato il piano per far evadere Smain Ait Ali Belkacem, il terrorista algerino condannato all’ergastolo per gli attentati del 1995 al metrò veloce Rer di Parigi. I due furono avvistati insieme nel 2010 in occasione di una visita nel Cantal a Djamel Beghal, un altro esponente dell'islam radicale già condannato a dieci anni per aver pianificato un attentato contro l'ambasciata americana e Parigi. Beghal fu poi arrestato proprio per aver pianificato l'evasione di Belkacem. All'epoca finì in manette, con le stesse accuse, anche Cherif.

La procura, però, non aveva prove sufficienti per procedere contro di lui, "nonostante i suoi legami con l'islam radicale e l’interesse dimostrato per le tesi a difesa della legittimità della jihad armata".

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