L'internazionalismo del terrore colpisce, ovunque. Si alimenta di vendetta, fagocita individualismi nel nome di un collettivismo di morte universale. Gli zelanti professionisti dell'odio recitano un rigorismo che non accetta concessioni: uccidere e morire. E così è stato domenica a N'Djamena, la capitale del Ciad.
Sono affollati i mercati africani, il cuore pulsante delle città, tutto si compra e tutto si cerca di vendere. Il continuo urlare frenetico, le mosche intorno ai banchi di alimentari, le madri che tengono i figli per mano e l'odore di spezie e di carne macellata si scontrano in un assoluta estasi di estenuante vitalità. Non c'è la paura dell'odio e il timore dell'empietà. Ma chi è votato a una “santità” di morte individua invece in un “Loro” fatto di uomini, donne e bambini, il sangue del nemico. E così, mentre la città si eccitava tra le fila del commercio, alle 8.30 di mattina, un terrorista di Boko Haram, coperto da un niqab integrale, si è fatto esplodere provocando la morte di 17 persone e il ferimento di 80.
Di nuovo terrorismo e di nuovo jihad. “Boko Haram”, l'educazione occidentale è proibita, è il nome del gruppo che, dopo aver paralizzato il nord della Nigeria, ora ha esportato la sua guerra oltre confine, colpendo un Paese islamico.
Il Ciad già era stato vittima di un attentato a fine giugno quando due jihadisti provocarono la morte di 34 persone. E il motivo di questa escalation di attacchi contro il Paese del Presidente Dèby è da ricercare nel sostegno massiccio che quest'ultimo sta dando alla Nigeria, nella lotta contro il gruppo jihadista, oltrechè nell'ospitalità che sta offrendo a più di 3000 truppe francesi impegnate nel Sahel, in missioni contro gruppi terroristici.
All'indomani dell'attentato, dura è stata la reazione del governo ciadiano, che oltre ad aver promesso un intervento militare mirato contro i terroristi, come misura di sicurezza, ha proibito il velo integrale. Una decisione che già era stata adottata a giugno, in seguito alle esplosioni e che aveva visto anche niqab venire sequestrati e bruciati, ma che ora si acerba ulteriormente, introducendo l'arresto per chiunque indosserà un niqab o un velo integrale. Non è la prima volta che uno Stato africano applica un provvedimento di questo tipo. A maggio era stata la Repubblica del Congo (Congo Brazzaville) a bandire il velo integrale.
Pur non trattandosi di una Nazione a maggioranza islamica, le Autorità avevano comunque giustificato il divieto per motivi di sicurezza, spiegando che eventuali terroristi, approfittando del velo, potrebbero infiltrarsi tra la popolazione e colpire. Proprio così, com'è successo a N'Djamena domenica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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