Il paradosso è compiuto. I comunisti si appellano alle istituzioni internazionali per difendere la libertà. In questo caso solo di commercio, ma pur sempre libertà. La mossa della Cina era attesa, ora arriva la conferma: Pechino ha presentato ricorso al World Trade Organization (Wto) contro i dazi imposti dagli Stati Uniti sull’importazione di acciaio e alluminio. Il governo cinese ha chiesto che la questione dei dazi sia discussa con gli Stati Uniti davanti al Wto. Il ricorso è stato presentato lo scorso 5 aprile.
Intanto il presidente cinese, Xi Jinping, nel corso di un forum economico sull'isola meridionale di Hainan ha detto che la Cina è pronta a una "nuova fase di apertura" dell'economia, "non cerca ulteriore surplus commerciale" e spera di aumentare le importazioni. E' una nuova sfida alle accuse degli Stati Uniti, che da mesi rinfacciano a Pechino comportamenti scorretti nel mercato globale.
Xi fa sapere che la Cina intende adottare misure per liberalizzare gli investimenti nel settore auto, ridurre i dazi sulle auto già da quest'anno e proteggere la proprietà intellettuale, tutte aree di intervento che figurano in cima alla lista delle richieste formulate da Washington. "La globalizzazione economica è una tendenza irreversibile nel tempo", ha chiarito Xi al Forum Boao per l'Asia. "La porta aperta della Cina non si chiuderà, resterà sempre aperta e sarà sempre più ampia e più ampia".
Ieri Donald Trump ha detto che "la Cina si è avvantaggiata ai danni degli Stati Uniti per molti anni".
Ed ha aggiunto: "Non è colpa della Cina, è colpa di chi ha guidato il nostro paese. È colpa di presidenti, rappresentanti, negoziatori. Avremmo dovuto fare quello che ha fatto la Cina. Noi non lo abbiamo fatto, loro sì". Poi ha assicurato che "il rapporto con il presidente Xi è ottimo e tale resterà".
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