L'emergenza Coronavirus non riguarda più soltanto l'Italia, ma anche gli altri paesi europei che, dopo aver sbarrato le frontiere ed osservato le criticità della nostra nazione, si trovano adesso a dover a loro volta fronteggiare il medesimo problema. In questi giorni abbiamo visto come ciascuno degli Stati europei abbia reagito alla diffusione del morbo. E se da una parte la Francia prova timidamente a chiudere scuole, università e musei, dall'altra abbiamo l'Inghilterra, che pare abbia scelto di puntare tutto sulla cosiddetta “immunità di gregge”. Una strada non priva di rischi, dal momento che ancora nessuno ha la prova che i malati di Coronavirus, una volta sconfitto il morbo, possano sviluppare un'immunità da esso, come accade, ad esempio, per alcune patologie esantematiche.
Hanno fatto parecchio clamore le dichiarazioni del premier inglese Boris Johnson, che lo scorso giovedì, parlando agli inglesi, ha ammesso: “Molte famiglie perderanno i loro cari prima del tempo". Com'è allora che l'Inghilterra intende occuparsi dell'emergenza? Intervistata da “FanPage”, un'operatrice sanitaria che lavora in Gran Bretagna fornisce una testimonianza a dir poco sconcertante. “Ci hanno detto che da oggi non verranno più impiegate le risorse per pulire a fondo e disinfettare le ambulanze. Questo significa che gli stessi mezzi che hanno completato un lavoro su un paziente con presunto Covid-19 continueranno con le altre emergenze. Praticamente così il virus se lo prendono tutti”, dichiara la giovane al quotidiano. Operativa da anni presso il 999, ossia il numero per le emergenze inglese (il nostro 118), spiega che sino ad ora vigevano dei protocolli per il trattamento delle ambulanze, una volta tornate nella sede.
Quando i sanitari si trovavano di fronte ad un caso di sospetto Coronavirus, la procedura era quella di sottoporre il prima possibile il paziente al tampone faringeo, riaccompagnarlo a casa se ancora asintomatico e poi provvedere alla completa sanificazione del mezzo di trasporto. L'ambulanza impiegata, dunque, veniva sottoposta ad “una pulizia profonda, portata avanti da una compagnia esterna” e restava ferma dalle 24 alle 48 ore prima di viaggiare nuovamente.
Poi, le nuove direttive. “Ora dobbiamo chiedere ai paramedici se hanno trasportato persone positive al Coronavirus o che hanno avuto bisogno di particolari procedure legate all’insufficienza respiratoria. In caso affermativo l’ambulanza si ferma per la sterilizzazione, se invece non è così riparte immediatamente. Peccato che la risposta di un tampone arriva dopo 48 ore”, racconta l'operatrice, preoccupata, che riporta un esempio: “Un’ambulanza aveva risposto alla chiamata di un paziente che aveva lievi sintomi riconducibili al Coronavirus e aveva dichiarato di essere stato a contatto con una vittima. Arrivati in ospedale i paramedici sono ripartiti subito dopo perché non hanno potuto confermare l’esito del test”. L'ambulanza, che poteva aver trasportato una persona infetta, è dunque tornata subito in servizio.
Il governo inglese non ha intenzione, almeno per il momento, di prendere misure più drastiche. Nulla è cambiato nel Regno Unito, e la vita prosegue come sempre. Ma la paura sta cominciando ad insinuarsi nell'animo dei cittadini. La stessa operatrice sanitaria si dice molto preoccupata:“È una sensazione nuova, non sono abituata a queste emozioni che ho dentro, penso che mi renderò conto di cosa è cambiato quando i piccoli accorgimenti banali che prendo inizieranno a diventare routine”, ammette. “Qui smetteranno di fare i tamponi, non li faranno a chi rimane a casa in isolamento e probabilmente neanche ai pazienti che muoiono per le cosiddette patologie pregresse.
Magari mi sbaglio, perché tutto cambia così velocemente, ma non si capirà mai il reale impatto di questa epidemia nel Regno Unito. L’economia è l’unico fattore che viene tenuto in considerazione da queste parti. L’economia sopra ogni cosa”, conclude amaramente la giovane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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