Una sfida in grado di raccontare meglio di ogni altro duello le elezioni anticipate in Gran Bretagna: Boris Johnson contro Ali Milani. Non tanto per la religione professata dal secondo esponente, che è musulmano, ma per le opposte visioni del mondo portate avanti dai due. Per quanto le identità confessionali contribuiscano a rendere la sceneggiatura dello spaccato in oggetto ancora più rappresentativa. Uxbridge e South Ruislip rischiano così di ricevere delle attenzioni mediatiche continuative: la partita si gioca lì, dove il premier britannico necessita di un essere acclamato dai cittadini che intende guidare senza battute d'arresto. Vale per ogni candidato a primo ministro che si rispetti. Altrimenti un pendio scivoloso può comportare una calata in termini di credibilità sul piano nazionale.
I sondaggi, per il Partito Conservatore, non sono affatto negativi: i Tories restano saldi al primo posto tra le preferenze degli elettori. Al limite, l'aspetto problematico è dato dal dover ottenere una maggioranza parlamentare solida e pro Brexit. Quella su cui per ora Boris Johnson non ha potuto contare. Nigel Farage e la sua formazione politica possono risultare decisivi, nonostante i conservatori per ora non vogliano sigillare un'intesa strutturale.
Stando però a quanto riportato dall'edizione odierna de Il Corriere della Sera non si può affatto dare per scontato che l'ex sindaco di Londra porti a casa il suo scranno senza incontrare difficoltà. Il sovranismo in salsa britannica potrebbe aver incontrato un osso duro con cui fare i conti. Per quanto Ali Milani sia solo un venticinquenne, infatti, sembra poter costituire una variabile rilevante. Del resto è successo di recente che è un' outsider si affermasse, centrando la sua campagna elettorale sulle istanze progressiste e socialiste. In quel caso, gli analisti avevano annusato come qualcosa di grosso potesse accadere: il fenomeno di Alexandria Ocasio Cortez è ormai raffigurativo del nuovo corso della sinistra occidentale. Questa è una fotografia diversa, ma qualche analogia è rintracciabile.
Ad aggiungere ulteriore spessore alla dialettica tra Johnson e Milani, che è quindi il competitor diretto dell'uomo che solo pochi mesi fa sembrava aver trovato la quadra per definire la Brexit, c'è l'elemento della provenienza: il candidato progressista, provenendo dall'Iran, è in qualche modo un simbolo dell'
internazionalismo e di contrarietà alla barriere di qualunque tipo. Jeremy Corbyn può contare su un asso nella manica. Ma come sempre accade in relazione ad un appuntamento elettorale a decidere saranno gli elettori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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