Crocifisso e amputato dall'Isis

Accusato di essere una spia, un prigioniero dei jihadisti è stato ucciso barbaramente Sostieni il reportage

Crocifisso e amputato dall'Isis

Ultraviolenza. È questa, e non da oggi, una delle caratteristiche principali da cui si riconoscono i video del sedicente Stato islamico. Dal rogo del pilota giordano Muadh al-Kasasbeh alle numerose decapitazioni di ostaggi, occidentali e non, sono innumerevoli i casi in cui la propaganda del gruppo ha battuto su questo punto.

L'ultimo filmato pubblicato dalle milizie estremiste è firmato dal Wilayat Dijla, la "provincia" che si estende nel territorio sulle rive del fiume Tigri. Mostra ancora una volta una crocifissione, di un prigioniero che viene presentato come una "spia" e per questo punito. Prima messo in croce e poi amputato di una mano e un piede.

Ancora una volta al prigioniero viene fatta indossare una tuta arancione, come quella degli ostaggi stranieri uccisi dall'Isis, come quella che già anni fa al-Qaida in Iraq, la creatura di al-Zarqawi, fece indossare a Nicholas Berg, l'imprenditore occidentale ucciso per decapitazione nel 2004, in quello che è forse il primo video di una serie che poi si è fatta drammaticamente più ricca, con la trasformazione di Aqi nel sedicente Stato islamico di al-Baghdadi.

Il video, per l'utilizzo di determinate grafiche e per la "colonna sonora" impiegata, ricorda da vicino un altro assassinio, quello di un uomo

palestinese accusato di essere una spia del Mossad. In quel caso, a compiere la macabra esecuzione, era stato un bambino. Non la prima volta in cui un minorenne è stato utilizzato come boia dai jihadisti.

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