La dama di Damasco. Ritratto di Asma Al Assad

È il volto dolce della guerra internazionale che mette a rischio la sopravvivenza della Siria. Il suo contatto fisico con la gente comune rimargina le ferite di un intero Paese che continua a piangere sangue

La dama di Damasco. Ritratto di Asma Al Assad

Mentre Bashar Al Assad sfilava con Vladimir Putin sul tappeto rosso del Cremlino, la moglie Asma si è fatta custode della popolazione siriana. Le sue uscite pubbliche sono diventate più rare da quando è scoppiata la guerra, muoversi fuori da Damasco è ancora troppo pericoloso, eppure segretamente e senza cerimoniale si è esibita in un tour in alcuni villaggi della provincia di Latakia, roccaforte della comunità alawita, per supplire la sofferenza delle famiglie e dei reduci di guerra. Le foto pubblicate dai giornali siriani la ritraggono con i jeans e una maglietta grigia, seduta accanto a donne e bambini, mentre beve un’aranciata. Ma questa è soltanto una delle tante immagini che raccontano la vicinanza di Asma Al Assad alla gente comune. La sua pagina Facebook raccoglie tutti questi momenti intimi e professionali. Le fotografie e le persone che la circondano parlano da sé, senza retorica: consegna i regali di natale ai bambini, serve il cibo alla mensa dei poveri, festeggia con gli atleti, riceve a casa le madri che hanno perso i loro figli in guerra, fa l’orto con gli agricoltori, visita i malati negli ospedali, accompagna i suoi bambini a scuola senza scorta, mangia per terra con le tribù delle zone rurali, acclama i soldati che combattono sul fronte, dona affetto al marito.

Da quando è ritornata in Siria si è occupata di beneficenza ed educazione, ma anche di politica e diplomazia, avviando progetti per la sviluppo rurale e la diffusione dell’informatica. Tanto che la sua attività incessante le valse una laurea honoris causa in archeologia dell’Università La Sapienza di Roma. Erano tempi d’oro quelli. La guerra non aveva ancora assalito il Paese, e lei, la dama di Damasco veniva esaltata dai tabloid occidentali e dalle riviste rosa come Vogue: icona glamour per i vestiti e le acconciature, volto dolce del Medio Oriente, figura democratica di una Siria considerata ancora troppo autoritaria. Da quando suo marito, un uomo discreto, è diventato il condottiero carismatico scomodo alle cancellerie euro-americane anche la percezione di Asma è cambiata radicalmente. 40 anni, madre di tre figli, appartenente a una famiglia sunnita originaria di Homs, figlia di un noto cardiologo, Fawaz Al Akhras, è nata e vissuta a Londra dove ha frequentato la scuola anglicana, laureandosi in informatica e letteratura francese nel 1996 nel prestigioso King’s College, ed infine svolgendo l’attività di analista finanziaria (prima alla Deutsche Bank poi alla JP Morgan). Pur avendo una vita piccolo-borghese, Asma decise di seguire il futuro marito Bashar Al Assad a Damasco quando improvvisamente, era il 1994, il primogenito dell’allora presidente Hafez, Basil, morì in un incidente d’auto mentre si dirigeva all’aeroporto della capitale siriana. I due si conobbero nella capitale inglese. Bashar aveva appena finito gli studi universitari in oftalmologia all’ospedale militare Tishrin e il rigetto per le questioni politiche lo portò a Londra nel 1992 all’età di 27 anni, per terminare la specializzazione e diventare finalmente un’oculista.

Il destino è stato sorprendente per entrambi. Dalle copertine delle riviste ad una taglia sulla testa da milioni di dollari. Nel marzo del 2012 le autorità europee hanno congelato i beni di famiglia e limitato la libertà di movimento degli Assad nel continente (anche se Asma, in quanto cittadina britannica, può ancora recarsi in Inghilterra). Fatto sta che prima ancora di ministri, generali ed elettori, ad aver giurato fedeltà a Bashar è stata sua moglie, la dama di Damasco.

Tornati nella capitale, si sono sposati, hanno avuto i loro tre bambini e non hanno più lasciato la Siria difendendola fino alla fine e senza mai cedere alle pressioni economiche, diplomatiche e mediatiche. Non male per chi lavorava in finanza nella City londinese. Ma dalle foto che pubblica sulla sua pagina sembra che la dignità sia altrove.

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