Ecco chi è la giornalista accusata di essere spia russa

La giornalista Marina Ovsjannikova, di origini ucraine, si è dissociata ed ha lasciato il canale russo Channel One dopo una protesta in diretta tv che ebbe del clamoroso. Nonostante il gesto, gli ucraini la considerano una spia

Ecco chi è la giornalista accusata di essere spia russa

È riuscita suo malgrado a mettere d'accordo russi e ucraini che non l'accettano per le stesse motivazioni: Kiev crede che sia una spia dei servizi segreti di Mosca, il Cremlino crede che sia una spia britannica. Ma è soprattutto Kiev a ripudiarla anche se si è schierata apertamente contro l'invasione di Putin: stiamo parlando della giornalista Marina Ovsjannikova, 43 anni, che il 14 marzo è diventata famosa dopo aver interrotto il tg russo, in onda sul primo canale, mostrando un cartello anti-conflitto. Da quel momento è dovuta scapppare ed è andata a Kiev dove ha chiesto di intervistare Zelensky. Ma è dovuta scappare anche da lì, il 31 maggio, per evitare di lasciarci la pelle.

Qual è stato l'errore

La giornalista è comunque nata a Odessa, territorio al centro dei bersagli russi, e scrive per il celebre quotidiano tedesco Die Welt. In Ucraina, però, ormai si sono fissati che faccia parte di "un'operazione speciale informativa-psicologica pianificata dai servizi segreti russi", come ha raccontato a Repubblica. A influire sul suo giudizio c'è la questione legata alle sanzioni, visto che in un primo momento la Ovsjannikova auspicava ci fossero soltanto per Putin e gli oligarchi ma non per tutta la popolazione russa, così da non mettere in ginocchio l'economia del Paese. "Esattamente la narrativa di cui ha bisogno il Cremlino per farsi togliere le sanzioni", ha commentato sui social Dima Replianchuk, un giornalista investigativo al servizio della procura di Kiev contro chi commette i crimini di guerra.

"Capisco gli ucraini"

"Capisco perché alcuni ucraini sono arrabbiati con me, ora, per aver dato troppo peso alle mie motivazioni personali. Ma sono solo un essere umano, uno dei milioni che mettono la propria sicurezza al di sopra dei propri ideali", ha scritto sul giornale tedesco, giustificandosi per non aver lasciato subito Channel One. "Avrei dovuto farlo nel 2014", l'anno in cui i russi iniziarono l'occupazione della Crimea. Le parole, per adesso, non bastano a togliere il sospetto, anzi lo alimentano. In Ucraina credono fermamente che sia al servizio di Putin o dei britannici. "È tutto folle", ha raccontato al quotidiano italiano. "Quelle frasi sulle sanzioni le ho dette prima di aver visto il massacro di Bucha, ora ho cambiato idea! Ora sono convinta che la guerra sia una responsabilità collettiva dei russi e che la comunità internazionale debba colpire la Federazione con più sanzioni di quante ne ha già approvate. Ero pronta a spiegarlo di persona, però non me ne è stata data la possibilità".

"Conta la bussola morale"

La giornalista adesso vive da sola a Berlino, ha conquistato la fiducia di Zelensky ed ha perso ogni cosa per sostenere un popolo invaso da Putin. "I miei figli sono come prigionieri in Russia e non li posso abbracciare, non ho più la mia casa, non ho più il mio lavoro. Eppure, in Ucraina, mi odiano", aggiunge in lacrime a Repubblica. Accanto a chi non le crede, però, ci sono tanti che si stringono attorno a lei e provono ad essere il più possibile solidali. In tanti le scrivono come possono aiutarla, lei non si perde d'animo e risponde che bisogna andare avanti per il bene anche dei figli. "Il pericolo per il mondo sarà scongiurato solo quando i russi sconfiggeranno il loro dittatore.

Quando i russi seguono gli ucraini sul lato destro della storia", scrive sul Die Welt, concludendo che l'unica cosa che conta adesso è la nostra "bussola morale, tutto il resto è irrilevante. Abbiamo bisogno di quanti più esempi possibili di persone che si allontanano dal male e abbracciano il bene".

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