"Fra gli aspetti negativi delle #dimissioniConte, ce n'è uno in particolare che quasi nessuno nota: la legge contro l'omotransfobia sarebbe bloccata per l'ennesima volta, lasciando senza tutele e diritti milioni di cittadin* Ce ne ricorderemo ad eventuali elezioni, si sappia".
Con un tocco di pennello di infinita classe Cathy La Torre dipinge l'asterisco giusto al posto giusto in una delle sue ultime tele, i Tweet cioè, con cui intende cambiare il mondo. Anche digitale. Perché l'avvocata (apprezzerà il boldrinismo) bolognese che in una delle tante interviste si definisce con orgoglio "lesbica e gender-fluid, non-binary, queer, fuori dalle categorie" e che per alcuni quotidiani è il legale "dei diversi", dei linguaggio comunicativo utilizzato sui social ne ha fatto una scienza.
È madrina della campagna "Odiare ti costa", ha fondato fondato il Centro europeo di studi sulla discriminazione, è sempre pronta a difendere, spesso pro-bono, membri della comunità LGTBQ+ perseguitati per via dell'orientamento sessuale. In circostanze vere o presunte. Come il caso di Camilla Cannoni, l'infermiera genovese di 23 anni che denunciò sui social di aver subito angherie, dispetti, insulti, atti vandalici dai vicini perché lesbica e venne adottata da La Torre come sponsor della necessità della Legge sull'omotransfobia (il Ddl Zan).
Qualche giorno dopo su TPI Selvaggia Lucarelli dedicò un lungo approfondimento alla questione, reale, ma forse ridotta un po' troppo all'osso viste le molte altre componenti a caratterizzare la vicenda. Curiose in questo senso le tempistiche: il video compare il 28 ottobre, sui social e sui media si scatena un hype sensazionale, la legge viene approvata alla Camera il 4 novembre. Ma sarà malignità.
Che a Cathy La Torre comunque stia particolarmente a cuore il Ddl Zan è evidente, nonché lecito, e ribadito nel Tweet in questione, vagamente minaccioso. Ma insomma, la sua nota tendenza ad iperbolizzare accadimenti che urtano la sua sensibilità e sminuire ciò che afferisce quella altrui (attribuì a un collaboratore, e poi rimosse, il Tweet "Viviamo nell’epoca del maschio etero bianco che oltre ad essere politicamente inadeguato è fortemente dannoso appena apre bocca", un po' fuori luogo per chi vorrebbe perseguire l'odio, tutto l'odio, online; declassò a "critica politica" il dito medio ritratto in foto da una passeggera a Salvini mentre dormiva sull'aereo) torna ad emergere alla luce di quanto sta avvenendo in Italia (e nel mondo) da ormai un anno.
La crisi politica a cui stiamo assistendo è fuori luogo, ricca di personalismi e lontana anni luce dalla sbandierata volontà di difendere gli italiani dagli effetti nefasti della pandemia. E certamente porta con sé una marea di dimenticanze. Come quelle della stessa La Torre, però, che pone la legge contro l'omotransfobia in posizione troppo prioritaria.
Ad esempio, dimentica il fatto che mentre governo e parlamento si fanno i dispetti il Fmi ha tagliato le stime di crescita del Pil italiano del 2,2%, allontanandola parecchio dal +6% programmatico indicato dal governo nella Nota di aggiornamento al Def (+5,1% in termini tendenziali). L'Italia, insomma, dopo aver subito una delle peggiori batoste causate dal Covid nel 2020 (Pil a -9%), sarà pure la più lenta a ripartire tra le economie avanzate.
E dimentica i 390mila posti di lavoro spariti nel nulla dal novembre 2019, e gli altri che spariranno quando finirà il blocco dei licenziamenti.
Dimentica gli effetti psico-fisici sulla popolazione delle restrizioni mai davvero allentate negli scorsi 12 mesi: 62 suicidi legati direttamente (paura del contagio) o indirettamente (cause economiche) al Covid nella sola prima ondata, monitorati dalla Fondazione BRF – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze; aumento del consumo di ansiolitici denunciato dall'Aifa; milioni di visite mediche saltate già nei primi cinque mesi del 2020 e un ammanco di diagnosi e di trattamento di patologie gravi come il cancro (l’Osservatorio Nazionale Screening sostiene siano state almeno cinquemila unità); picco vertiginoso di famiglie distrutte, divorzi (60% in più di separazioni), abusi su minori, violenze domestiche, disturbi alimentari e cognitivi nei più piccoli costretti al lockdown prolungato.
Saranno forse questi i motivi per i quali "quasi nessuno" sta rivolgendo un pensiero al mancato approdo del Ddl Zan in Senato? Sarà forse perché un po' tutti, compresi i "milioni di cittadin* rimasti senza tutela" (saranno davvero milioni?) hanno, al momento, ben altri problemi? E sarà forse anche perché, persino il Conte-bis, caratterizzato da un'attenzione maniacale ad intercettare sentimenti popolari, avrà intuito che nessuna sommossa esploderà
mai per via del mancato voto sul Ddl Zan?Milioni di italiani sono effettivamente senza tutele e senza diritti: non hanno diritto al lavoro, non hanno diritto allo studio, non hanno diritto alla salute. Poi verrà il resto.
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