La doppia morale dell'attivista Lgbt: difende Carola e odiatori di Salvini

Cathy La Torre ha ricevuto da Sea Watch il mandato di difendere Carola Rackete dall'odio sessista online. Ma non considera il dito medio a Salvini un insulto

La doppia morale dell'attivista Lgbt: difende Carola e odiatori di Salvini

Mentre sul web spopola la foto della pasionaria ragazza intenta a mandare a quel paese chissà chi con un dormiente leader della Lega alle spalle, i commentatori si dividono sul tema caldo della giornata: quel “ditino” è un insulto, oppure no? Va catalogato tra gli atti di “odio” o tra le gesta "eroiche”? Se fosse stato a parti inverse, non ci sarebbe stato alcun dubbio. Ovvio. Ma in questo caso è del Capitano che stiamo parlando, dunque non son pochi quelli che difendono la mossa della fanciulla.

Sulla coerenza degli internauti non metteremmo mai la mano sul fuoco. Ma dalla madrina della campagna “Odiare ti costa” ci si aspetterebbe una presa di posizione netta: “L’odio è odio”, sempre. Invece Cathy La Torre, ex consigliera comunale di Bologna, non appena osserva la foto incriminata decide di buttarla sul ridere: “Condanno assolutamente un gesto del genere - scrive su Twitter - Non è possibile fare ciò, specialmente in luogo pubblico. Dormire in quel modo scomposto, dico”. E giù migliaia di mi piace.

La Torre è stata recentemente nominata miglior avvocato pro bono d’Europa. Attivista per i diritti Lgbt, è nota per le sue battaglie contro chi diffama in rete. A giugno si parlò di lei per la maglietta choc sulla polizia ("Frociaria di Stato"). Poi ha ricevuto il mandato da Sea Watch di tutelare Carola Rackete “dall’odio sessista e insopportabile” di cui è stata vittima. Erano i giorni della battaglia politica tra Ong e Viminale, del divieto di ingresso in acque italiane e dello “speronamento” in porto della motovedetta della Guardia di Finanza. La capitana finì nel mirino dei social e il suo avvocato lanciò la campagna “Odiare ti costa”. Funziona così: gli utenti inviano post ritenuti offensivi e gli avvocati esaminano “quelli giudizialmente meritevoli di tutela”. Poi eventualmente parte la richiesta di risarcimento. L’iniziativa è partita per Carola, ma è rivolta anche alle “persone normali”.

La Torre ci spiegava a suo tempo che “il senso” della campagna è questo: “Si può esprimere un'opinione ma senza offendere nessuno. Chi lo fa pagherà per le proprie affermazioni”. Ci sia dunque permessa una riflessione. L’attivista Lgbt non ritiene che salire su un aereo, pizzicare un noto politico addormentato, scattarsi un selfie col dito medio in primo piano e condividerlo in rete possa definirsi “odio”. "Ragioniamo sul gusto, cattivo o meno, ma non possiamo definirlo odio, né illecita pubblicazione di immagine", spiega l'avvocato.

Non condividiamo. Certo, la ragazza ha spiegato poi che la foto l'ha "condivisa con i miei amici per evidenziare l'incredibile coincidenza di prendere un volo low-cost e ritrovarsi seduti insieme a Salvini". E che "il gestaccio era, piuttosto, rivolto alle persone a cui ho inviato la foto privatamente". Passi pure che La Torre vede "l'ironia in chi ribalta una provocazione o restituisce un dito medio senza acrimonia". Immaginate però cosa sarebbe successo se sull’aereo che la riportava in Germania Carola Rackete fosse finita vicino ad un turpe leghista che, mentre la capitana era nel mondo dei sogni, si scattava una foto con tanto di gestaccio.

Non si sarebbero indignati tutti? Non si sarebbe parlato di becero squadrismo leghista? Secondo noi, sì. Perché “l’odio è odio”, come ama dire Cathy La Torre, ma in Italia non vale quando il vaffa viene rivolto a Salvini.

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