La fabbrica dei bambini low-cost: il business sotto le bombe di Kiev

Dal contratto online alle madri surrogate scelte da remoto, fino al “delivery” dei neonati. In Ucraina cresce il mercato dell’utero in affitto

La fabbrica dei bambini low-cost: il business sotto le bombe di Kiev

Contattati, rispondono dopo neanche mezz’ora. A spiegare la procedura è Irina, che gestisce per la Biotexcom di Kiev le pratiche di aspiranti genitori italiani. “Basta firmare il contratto allegato online e fare il bonifico di primo acconto di 1000 euro per essere messi subito nella lista d'attesa”. I tempi si accorciano da 9 a 2 mesi se si sceglie il pacchetto Vip (da 64.900 euro), comprensivo di diagnosi genetica pre impianto, scelta di donatrice e sesso del nascituro, servizio di babysitting, SIM card Ucraina e corredino per il neonato. “Noi lavoriamo regolarmente, ci siamo adattati alla situazione”, assicura. La guerra non pare aver fermato il business della ‘fabbrica dei bambini’. Grazie ai media che hanno acceso i riflettori, le richieste per iniziare un programma di maternità surrogata crescono ogni giorno. E arrivano da tutto il mondo. Anche dall’Italia.

L'hub europeo dell’utero in affitto

Ogni anno sono 3000 le famiglie che scelgono di ricorrere alla maternità surrogata in Ucraina. Su un totale di 2000-2500 nuovi nati, circa un terzo, tra i 500 e i 600, provengono dalla Biotexcom. Numeri che fanno del “Centro per la riproduzione” del distretto Tatarka di Kiev, dove “l’infertilità assoluta non esiste”, il principale hub europeo dell’utero in affitto.
Marketing spinto sui canali social e declinato in tutte le lingue per convincere dell’assoluta sicurezza dei “programmi” grazie alle “coraggiose madri surrogate ucraine” informazioni dettagliate sui vari servizi offerti, che oltre a maternità surrogata comprendono fecondazione omologa ed eterologa; consulenza legale garantita e ingaggio di personale in tutto il mondo per costruire campagne di comunicazione mirate in base alla provenienza dei potenziali clienti. Partnership con cliniche e laboratori medici in loco per effettuare le prime analisi in funzione delle pratiche consentite in quel dato paese. Quello messo in piedi dalla Biotexcom è business organizzatissimo. E perfettamente legale. Che neanche la guerra ha fermato.

Il business sotto le bombe

“Abbiamo gli autobus pieni di gente che viene qua sotto le bombe e si sottopone ai trattamenti. La guerra ha acceso i riflettori, molti media ne hanno parlato e milioni di persone ne sono venute a conoscenza. Le richieste sono così tante che quando nel 2023 ricominceranno a volare gli aerei ci saranno liste d’attesa di 2, 3, 4 anni”, dice in un video sottotitolato anche in italiano Albert Tochilowsky, owner di Biotexcom. Le coppie straniere, provenienti da Romania, Cina, Polonia, Moldavia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Francia, Turchia, Italia, “arrivano da noi - scrive Irina in risposta alla nostra richiesta di informazioni sul programma - con il trasporto terrestre (treno o autobus dalla Polonia)”.Una condizione idilliaca non sempre confermata dall’esperienza di chi c’è stato. “Nel periodo più caldo della guerra - ci spiega l’avvocato Ida Parisi, esperta in diritto di famiglia e procreazione medicalmente assistita oltre che membro dell’American Bar Association, Family Law Section, Assisted Reproductive Technologies Committee - ci sono state delle difficoltà per le tempistiche ad ottenere gli atti di nascita, che magari sono arrivati in ritardo oppure alcuni genitori che dovevano partire per la nascita dei figli non sono riusciti altri che avevano necessità di rientrare sono rimasti intrappolati lì”.

Video owner

Ad attirare ondate di aspiranti genitori, non solo il fatto che l’Ucraina è - insieme a Russia, Usa, Albania, Georgia, Canada, Grecia - uno dei pochi Paesi in cui è consentita la maternità surrogata non altruistica, ma a scopo di lucro. A convincere, anche in tempo di guerra, sono soprattutto i prezzi. Decisamente low-cost rispetto agli altri competitor. Si parte da un minimo di 39.900 euro per i pacchetti basic di Biotexcom e di 49.900 per Intereco, una struttura di Kiev ‘fornitrice’ della GestLife (una sorta di “multinazionale” della consulenza legale per la maternità surrogata con 150 professionisti e filiali in 7 Paesi, di cui una a Kiev). Molto meno rispetto ai 120.000-140.000 euro chiesti in media negli Stati Uniti o ai 66.900 in Grecia. Qui il costo varia anche in base alla difficoltà di trovare gestanti greche, che spesso chiedono cifre non conformi alla legge. Di solito si ricorre a madri surrogate provenienti dall’Ucraina o dalla Georgia che rispettano i limiti della legge, ma fanno lievitare il prezzo finale.

La multinazionale “per rendere possibile l’impossibile”

“La genitorialità ha cambiato le nostre vite. C'è stato un prima e un dopo. E il dopo, è stato molto meglio. Quindi abbiamo iniziato anni fa questo viaggio, per rendere reale l'irreale, e possibile l'impossibile”, recita lo statement sul sito web di GestLife, una sorta di “multinazionale” della consulenza legale per la maternità surrogata, con 150 professionisti e filiali in 7 Paesi, di cui una a Kiev.
Nonostante la Intereco, la clinica ucraina affiliata a GestLife, abbia riaperto, la multinazionale basata in Spagna sconsiglia, con la guerra in corso, di avviare un processo di maternità surrogata. Ma rassicura: “GestLife continua a operare in Ucraina, occupandosi dei bisogni delle gestanti, dei genitori e dei bambini che nascono ogni settimana, assicurandosi che siano riuniti il prima possibile e in sicurezza con i loro genitori”, si legge su Surrogacitaly, la versione italiana del sito dell’agenzia. Si offre anche un’opzione per chi non può attendere la fine del conflitto: “Potete scegliere di farlo in Georgia, Albania o Grecia (questi ultimi due Paesi appartengono alla NATO), oppure negli Stati Uniti”. Poi, se, iniziato in uno di questi paesi, a guerra conclusa, si vuole continuare il programma in Ucraina, non c’è problema: “GestLife vi offre questa possibilità, poiché tutte le filiali appartengono al gruppo INVESTMEDICAL e siamo la stessa società. Questo è uno dei tanti vantaggi di GestLife”.

Cosa dice la legge?

La maternità surrogata in Ucraina è regolata dal Codice della famiglia e dall'ordine 771 del ministero della Salute. Ed è assolutamente legale dal 2002. Ma non per tutti. Per poter accedere ad un programma di gestazione conto terzi bisogna essere una coppia eterosessuale sposata (non sono ammesse coppie non sposate, single o coppie dello stesso sesso). Anche se, aggiunge Irina, “ci si può sposare anche dopo aver firmato il contratto”. Il marito deve fornire il proprio materiale genetico. L’aspirante madre deve presentare un certificato medico che attesti l'impossibilità di gestazione, ovvero che una gravidanza potrebbe mettere in pericolo la sua salute o quella del bambino. Oppure deve allegare una cartella clinica che dimostri l'avvenuto trattamento di fecondazione assistita con 4 tentativi falliti. A differenza di altri Paesi dove serve una motivazione medica, la legge ucraina permette, attraverso la diagnosi genetica preimpianto, di selezionare il sesso del nascituro, prima che gli embrioni vengano trasferiti alla gestante. Dopo la nascita, i genitori, muniti di certificato di nascita rilasciato dalla clinica e della rinuncia firmata dalla gestante, devono registrare il bambino nel registro civile ucraino. “Poi tradotto e apostillato (legalizzato) - ci scrive sempre Irina - viene semplicemente trascritto in Italia senza dover affrontare alcuna procedure di adozione/riconoscimento o altro”. Alla madre surrogata è vietato rivendicare la maternità e non ha alcun diritto o dovere nei confronti del bambino.

Dal contratto online al corredino incluso: i pacchetti

“Per iniziare il percorso non c’è bisogno di venire da noi, bisogna solo inviare un tot degli esami per la nostra valutazione (spermiogramma, cariotipo, esami sierologici: Epatite B (HBV) HBsAg, Epatite C (HCV) anticorpi totali, Treponema pallidum anticorpi totali, HIV Antigene dell'HIV-1 e anticorpi generali contro l'HIV-1-2, gruppo sanguigno), vanno bene anche se non sono recentissimi. Se è tutto ok si può firmare il contratto online e fare il bonifico di primo acconto di 1000 euro per bloccare il contratto scelto ed essere messi subito nella lista d'attesa.
Le chiedo gentilmente di leggere gli allegati e fissiamo l'appuntamento telefonico per approfondire il tutto. Cordiali saluti,
Irina”. Gli allegati alla mail contegno le varie tipologie di contratti, scritti in italiano, stipulabili tra gli aspiranti genitori (clienti) e la Renaissance (fornitore di servizi legali), una società a responsabilità limitata con sede alle Seychelles.

Si va dai 39.900 euro del pacchetto Standard basic ai 49.900 dello Standard plus fino ai 64.900 di quello Vip, saldabili anche a rate e con sconti per chi ha già usufruito del servizio di gestazione per altri. Per tutti sono inclusi nel prezzo: i tentativi illimitati finché non nasce il bambino (per ogni tentativo fallito viene cambiata sia la madre surrogata che la donatrice di ovuli); il pagamento della madre surrogata; servizio medico, servizio dell'interprete e pratiche di trascrizione del bambino, test del DNA; vitto e alloggio per la coppia; servizio pediatrico. A variare però, tra il contratto più corposo e il basic, non sono solo i tempi d’attesa (da 2 a 9 mesi) e le ore di babysitting offerte (8 a 4). Nello Standard, specifica la tabella comparativa allegata da Irina, non si può scegliere la donatrice di ovuli, il sesso del nascituro, non è prevista l’analisi genetica preimpianto, si paga un supplemento di 3000 euro in caso di parto gemellare e non sono coperte le spese di terapia intensiva per i bambini nati prematuri.

tabella contratti

Ma al di là dell’opzione low-cost messa lì più come specchietto per le allodole, Biotexcom spinge per il "delivery" all inclusive (il percorso dal contratto alla “consegna” del bebè). Nei martellanti video promozionali si snocciolano gli infiniti vantaggi del pacchetto tutto compreso. Oltre la SIM card ucraina e il corredino per il neonato, inclusa si ha la possibilità di assistere al parto della madre surrogata scelta e la garanzia per i genitori di essere i primi a tenere in braccio il bambino nella “fondamentale esperienza intima del contatto pelle a pelle”.

Ovuli ‘freschi’ e madri low-cost scelte su Zoom

Quando si intraprende un percorso di maternità surrogata ci si trova davanti a un bivio: usare i propri ovuli oppure ricorrere a una donatrice. Anche se la scelta, a leggere il materiale informativo di Biotexcom, pare più un proforma: “Provi con i tuoi ovuli (dopo i 30 anni iniziano a invecchiare portando a una drastica diminuzione della fertilità) e metti a rischio la tua salute (la stimolazione ormonale può essere dannosa) e le tue finanze (costa un bel po’) o scegli subito un ovulo da donatrice?”. E se questo non basta: “C'è un altro fatto importante che ti aiuta a prendere una decisione: usiamo solo uova fresche e stimolazione simultanea. In caso di risultato non riuscito, il programma viene rinnovato, perché il principio della nostra clinica è il successo garantito”.
Selezionabili in un apposito database (accessibile solo dopo aver firmato il contratto), le donatrici devono avere età compresa tra i 18 e i 29 anni, salute fisica, psicologica e genetica, aspetto piacevole e avere già un figlio sano. “Alcune madri-destinatarie - dice Biotexcom - scelgono una donatrice che le assomiglia nell'aspetto e ha tratti caratteriali simili. Altre preferiscono la donatrice più bella, più intelligente, ecc.”.

Decisa la donatrice tra le centinaia di giovani donne ucraine che ogni giorno si presentano per donare i propri ovuli, non resta che scegliere la madre surrogata. E, con la guerra che ha determinato un peggioramento generale delle disponibilità economiche, dare il proprio utero in affitto può essere una chance per molte. Basta essere tra i 18 e i 43 anni, avere un altro figlio vivo e sano, e godere di buona salute. Alle madri surrogate, reclutate a Kiev o a Kropyvnytskiy e scelte da remoto, verranno garantite “cure appropriate, cibi freschi e check-up regolari”, assicurano gli aspiranti genitori da Biotexcom. Alle gestanti spettano dai 17 mila (cifra che definisce la maternità surrogata non più altruistica, ma commerciale) ai 24 mila euro. Il guadagno poi può crescere in base al numero delle gestazioni portate a termine. Ma GestLife avverte: “Vi consigliamo di tenere sempre in tasca 2000 o 3000 euro, nel caso in cui sia necessario aumentare il compenso della gestante per sbloccare il processo di maternità surrogata”.

Cittadinanza e riconoscimento: poi cosa succede in Italia?

In Ucraina i genitori del bambino nato tramite maternità surrogata vengono considerati i genitori legali. Basta che siano eterosessuali, sposati e uno dei due sia l’effettivo genitore biologico. Ma poi una volta arrivati in Italia? “Da noi la maternità surrogata - ci spiega l’avvocato Ida Parisi, esperta in diritto di famiglia e procreazione medicalmente assistita oltre che membro dell’American Bar Association, Family Law Section, Assisted Reproductive Technologies Committee - è illegale e non è consentita. Ma non esiste una legge che vieti agli italiani di intraprendere questo percorso all’estero”.
Ottenuto l’atto di nascita, l’ambasciata italiana in Ucraina rilascia alla coppia un lasciapassare per il rientro in Italia, segnalando al contempo una sospetta surrogazione di maternità alla procura della Repubblica e al Comune dove la coppia chiede venga effettuata la trascrizione.

Poi spetterà al Comune se trascrivere subito l’atto di nascita e lasciare indagare la procura sull’ipotesi di reato. Che non è la surrogazione di maternità, in quanto legale in Ucraina, ma potrebbe essere il falso ideologico o l’alterazione di stato. “In pratica - chiarisce Parisi - la coppia, chiedendo un riconoscimento in Italia, è come se affermasse la maternità di una donna che per il diritto italiano non può essere considerata madre, perché non ha partorito il bambino.”.

Il problema è che la cittadinanza italiana del bambino si formalizza solo con la trascrizione dell’atto di nascita con il nome di almeno uno dei genitori. Altrimenti è un fantasma. “I Comuni di norma - ci dice l’avvocato - trascrivono, riservando alla procura la facoltà di indagare e eventualmente chiedere la cancellazione dell’atto di nascita con i due nomi o magari lasciare in piedi solo il nome del padre”.

A questo punto alla donna resterebbero due possibilità: impugnare la cancellazione o come estrema ipotesi ricorrere ad una sorta di adozione. Anche se è una strada non pienamente tutelante. Questo perché è una domanda di parte per la quale ci deve essere il consenso del genitore biologico, il padre. Ma nel frattempo, devono trascorrere almeno due o tre anni dalla nascita del bambino, il padre può morire o i genitori separarsi, e il consenso potrebbe saltare.

Da lì per la madre adottiva inizierebbe un percorso in salita, in cui vengono coinvolti anche gli assistenti sociali per valutare se è nell’interesse del minore essere adottato dalla partner del padre biologico. Un calvario dall’esito incerto e appeso alla decisione del giudice.

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