Sono nato a Wencheng, distretto di Wenzhou, nella provincia del Zhejiang, ma a 4 anni sono arrivato in Italia. Da allora sono sempre vissuto a Torino, nella quale ho iniziato e concluso il mio percorso scolastico. Non è stato difficile adattarmi alla mia nuova vita: la mia famiglia ed io siamo stati accolti calorosamente e ho avuto la fortuna di crescere in compagnia di molti amici italiani. A Torino ho imparato a parlare prima il piemontese dell’italiano. In famiglia, invece, parlavamo il dialetto di Wenzhou: una delle poche cose che, fin da piccolo, come un filo sottile, mi ha tenuto legato alla Cina.
Dallo Zhejiang all'Italia
Ad oggi, mi sento pieno di gratitudine e orgoglio se ripenso agli sforzi compiuti dai miei genitori per mantenere vivo il ricordo della Cina in ognuno di noi. Mio padre ci parlava sempre in wenzhouese e nei momenti liberi raccontava a noi fratelli storie e leggende strabilianti originarie della nostra terra. Viaggiavamo con la fantasia al fianco del Re delle scimmie, il quale aveva il compito di proteggere un saggio monaco nel suo lungo viaggio attraverso luoghi meravigliosi. Ad ogni racconto papà ci teneva con il fiato sospeso nel descrivere i combattimenti contro i potenti stregoni e i demoni cinesi, pur sapendo che lo scimmiotto con i suoi poteri sarebbe sempre riuscito a uscirne vincitore.
Una sera mio padre aveva portato a casa un barattolo di YangMei sotto sciroppo, delle bacche prelibate di colore rosso scuro che avevo assaggiato per la prima volta in Italia: quanto erano buone! Ora, ogni volta che le mangio, mi avvolge il ricordo agrodolce del mio paese e di mio padre che aveva tanta nostalgia di casa. Finalmente nel 1986 ritornai per la prima volta in Cina: Hong Kong, Pechino, Shanghai, Wenzhou, la Grande Muraglia, la Città Proibita, il Palazzo d’Estate! Che maestose meraviglie!
A Pechino il ministro degli Esteri d’allora ci invitò a cenare. Avemmo l’onore di incontrare il cuoco del presidente Mao, che cucinò per noi. Ripensandoci oggi, fu davvero un’esperienza incredibile! Solamente quando tornai in Italia dopo quel viaggio così speciale compresi quanto fossi legato alle mie radici e quanto mi fossi scordato di una parte di me, che invece mi arricchiva profondamente.
L'esperienza italiana
All’epoca ero uno dei pochissimi cinesi in Italia e dopo tutti quegli anni a Torino, avevo dimenticato di avere delle origini. Senza queste ultime mi ero perso e non volevo che essere come tutti i miei amici, semplicemente un italiano. La riscoperta della mia terra d’origine mi fece realizzare che non potevo e non volevo più essere ciò che in fondo non ero.
Finito il liceo mi sono iscritto all’università di lingue orientali a Torino. Un cinese di origine che studia il cinese. “Ma tu sei avvantaggiato!” mi dicevano tutti...in realtà ero cresciuto in Italia e avevo fatto tutte le scuole in Italia: ero italianissimo! Inoltre il mandarino, che studiavamo all’università non aveva nulla a che fare con il dialetto della mia regione.
Studiando mi innamorai del mio paese d’origine, della sua storia millenaria, della sua arte, delle sue leggende. Riscoprii questo immenso paese che proprio come l’Italia è culla di grandi pensatori, inventori, pionieri in arte e scienza, le cui opere possiamo ancora oggi ammirare! Se studiando imparai il valore della storia, viaggiando compresi il valore della gente.
Le persone che incontrai durante quel mio primo viaggio mi riempirono di speranza con la loro generosità e il loro calore nei miei confronti, calore nei confronti di un estraneo. La loro accoglienza mi levò un peso dal cuore, sentirmi così vicino a quelle persone mi commosse, così all’improvviso, quasi inspiegabilmente. E mi resi conto solo in quel momento di quanto desiderassi essere accettato nonostante tutte le nostre differenze, anche nel mio paese d’origine.
Realizzai di avere due case e di esserne incredibilmente felice. A quel punto della mia vita mi concentrai su come coltivare l’amore per entrambe, come celebrare la bellezza delle loro diversità e soprattutto come renderla accessibile a tutti. Se c’è una cosa che accomuna noi esseri umani, questa è il cibo e ciò che ruota intorno ad esso: il senso della famiglia, dell’amicizia e della convivialità. Anche da pochi semplici ingredienti riusciamo a creare grandi piatti, semplici ma saporiti, da condividere con allegria. Mi sono sempre piaciute le storie legate al cibo e grazie a questa passione ho potuto creare un ponte tra i due paesi che amo. Oggi ringrazio di poter attraversare questo ponte sapendo che ogni direzione che prenderò mi porterà a casa.
All’università ho conosciuto mia moglie, italiana, studentessa di lingua giapponese. Ci siamo innamorati e oggi abbiamo due figlie che sono cittadine del mondo e che passano da una parte all’altra del ponte senza difficoltà e imparano il meglio da entrambe le culture. Essere una famiglia mista ci ha permesso di capire come l’amore possa risolvere le incomprensioni e le differenze culturali. Siamo stati diverse volte in Cina, tutti insieme. Abbiamo girato molti posti in lungo e in largo: in treno, in bici, a piedi, eppure uno dei miei posti preferiti rimane la mia città natale, Wenzhou.
L'associazione Slow Food
Che bontà la pasta di riso fatta in casa da mia zia, le patate dolci, il bambù fresco! Ora grazie al mio lavoro e alla collaborazione con l’associazione internazionale Slow Food, nata in Italia ma presente in oltre 90 paesi, ho potuto contribuire a promuovere una cultura culinaria che si cura dell’ambiente, della tutela dei piccoli produttori, della salvaguardia dei prodotti a rischio di estinzione, e si impegna a creare una rete di chef dai paesi più diversi e da produttori e minoranze in giro per il mondo. Grazie a tutto ciò riesco ad apprezzare ancora di più questo legame che esiste tra la Cina e l’Italia.
Nel 2017 a Chengdu, abbiamo organizzato il settimo congresso internazionale Slow Food portando oltre 500 delegati da oltre 90 paesi alla scoperta del patrimonio gastronomico cinese. Nel 2018 abbiamo portato una delegazione cinese al Salone del Gusto - Terra Madre di Torino insieme a quasi 5000 delegati provenienti da tutto il mondo per incontrarsi e conoscere la cultura gastronomica italiana e non solo. Abbiamo organizzato diversi incontri e seminari sulla cultura del tè e sul cibo cinese con chefs provenienti da diverse regioni della Cina. Attualmente abbiamo selezionato oltre 60 prodotti di origine cinese a rischio di estinzione che sono confluiti nel progetto Arca del Gusto Slow Food, un catalogo mondiale che esprime l’amore per il patrimonio gastronomico di ogni singolo paese che vi aderisce.
Il 2019 è stato l’anno in cui sono ritornato nella mia città natale con un gruppo di amici, dove abbiamo fondato la prima comunità Slow Food cinese di Wenzhou. Grazie ad una mia amica sinologa italiana, Gabriella Bonino, sto riscoprendo valori, ma soprattutto luoghi, persone, sapori che stavo perdendo, dimenticando.
Ho sempre trovato buffo che un’italiana mi facesse riscoprire la Cina, ma la passione per il cibo e l’amicizia non hanno confini ed ora, lei è più cinese di me ed io più italiano di lei!L’autore, Ling Kuang Sung, è fondatore e coordinatore di Slow Food in Cina
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