Funzionari cinesi bloccano l'accesso della valigetta nucleare di Trump

Impedito l’accesso della valigetta nucleare di Trump durante la visita nella Grande Sala del Popolo. Colluttazione tra servizi segreti Usa e funzionari cinesi

Funzionari cinesi bloccano l'accesso della valigetta nucleare di Trump

John Kelly, ex generale del Corpo dei Marine ed attuale capo di gabinetto della Casa Bianca ed un agente dei servizi segreti Usa, lo scorso novembre hanno preso parte ad una piccola colluttazione con il personale di sicurezza cinese durante il tour asiatico del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’episodio, reso noto da Axios, sarebbe avvenuto il 5 novembre scorso durante la visita di Trump nella Grande Sala del Popolo che sorge in piazza Tienanmen, a Pechino. Fin dal 1965, la President's Emergency Satchel, nota come Football, è trasportata da uno dei cinque ufficiali scelti in rotazione per svolgere tale servizio durante il mandato presidenziale. I militari preposti alla Football sono specificatamente addestrati per garantire al Presidente la capacità di ordinare un attacco nucleare in pochi minuti. In nessun caso l’ufficiale che trasporta la valigetta può separarsi dal Presidente Usa. La sola altra figura che non deve mai separarsi da Trump è quella del medico.

Seppur per pochi minuti lo scorso 5 novembre, Trump si è separato dalla President's Emergency Satchel a causa dei funzionari cinesi della sicurezza interna della Grande Sala del Popolo che hanno impedito l’accesso della valigetta che abilita il lancio di missili strategici. Informato immediatamente dell’episodio, il capo della staff della Casa Bianca ordina all’ufficiale che trasporta la valigetta di raggiungere il Presidente, ignorando l'alt dei cinesi. Ne scaturisce una colluttazione tra lo stesso John Kelly, un agente dei servizi segreti statunitensi ed il personale della sicurezza cinese. Secondo Axios la valigetta è sempre rimasta nelle mani degli americani. Il personale cinese potrebbe non essere stato adeguatamente istruito sulle procedure standard che si applicano allo staff della Casa Bianca in viaggio all’estero (i paesi che ospitano il Presidente degli Stati Uniti ricevono un memorandum stilato dal Dipartimento della Difesa Usa).

La valigetta nucleare dei Presidenti Usa

La Football, soprannome dato ad una grande valigetta in pelle con telaio in alluminio, si attiva quando il Presidente degli Stati Uniti lascia la Situation Room della Casa Bianca. E' sostanzialmente un centro di comando mobile: garantisce una risposta nucleare immediata in qualsiasi momento e luogo del pianeta. E’ stata ufficialmente integrata nell’architettura nucleare Usa dopo la crisi dei missili cubani del 1962 per garantire l’autenticazione del comandante in capo secondo quanto previsto dal Single Integrated Operational Plan, nome in codice Operation Drop Kick (da lì il soprannome Football). Le Football in servizio sono tre (Presidente, Vice Presidente ed una custodita nella Casa Bianca) e si attivano per scala gerarchica. Oltre al sistema di trasmissione, al suo interno si trovano i "libri neri". Il primo Black Book contiene le opzioni di attacco nucleare che il Presidente può abilitare. Il secondo contiene una lista con l'ubicazione classificata dei bunker presenti negli Stati Uniti. Il terzo Black Book di otto-dieci pagine descrive in maniera chiara ed immediata le procedure per il sistema di trasmissione di emergenza. Il "biscotto”, una scheda di plastica che contiene al suo interno i codici di autenticazione, è custodito dal Presidente (Jimmy Carter e Bill Clinton lo smarrirono per periodi significativi).

Come Trump Potrebbe ordinare un attacco nucleare dalla Football

Subito dopo il suo giuramento, Donald Trump ha partecipato al briefing classificato riservato al nuovo Presidente degli Stati Uniti sulle procedure da attuare per ordinare un attacco nucleare. È l’obbligo potenzialmente finale del Presidente che ha il potere di abilitare i codici di lancio, costantemente aggiornati dal Pentagono. Il briefing non ha l’obiettivo di illustrare la strategia nucleare (8010-12), la natura dei bersagli o le conseguenze, ma di garantire l'esatta comprensione della procedura per ordinare un attacco nucleare, legale e proporzionalmente appropriato, in caso di emergenza.

Dalla sua valigetta di circa 20/25 kg chiamata President's Emergency Satchel meglio nota come Football, simile ad una 24 ore e solitamente trasportata da un ufficiale superiore, il Presidente degli Stati Uniti può abilitare, in ogni istante, il lancio di missili Minuteman a terra o autorizzare l’espulsione dei missili Trident dai sottomarini classe Ohio sempre in mare. Al Presidente è consegnato il biscotto (Biscuit), per il suono che emette una volta spezzato. E’ una scheda in plastica che contiene al suo interno il codice prestampato (Gold Code) che identifica il Capo supremo delle forze armate al National Military Command Center. La valigia garantisce piene connessione con tutte le opzioni nucleari disponibili. I codici di Trump non vengono trasmessi ai silos dei missili, ai bombardieri o ai sottomarini: verificano soltanto l'identità del presidente quando invia un ordine di lancio per il Pentagono. La Football implementa diversi sistemi di sicurezza per autenticare il presidente. Altri codici di autenticazione elaborati dall’NSA rimangono in custodia al Pentagono ed in altre sette località segrete: si abilitano soltanto per scala gerarchica qualora il presidente degli Stati Uniti dovesse morire. Nessun militare può effettuare un lancio di propria volontà senza i codici di autenticazione del comandante in capo. Autenticati i codici presidenziali, il Pentagono invia gli ordini tramite Emergency Action Message alle unità prescelte per il lancio. Il two-person concept impedisce l’uso accidentale di armi nucleari. I due ufficiali che custodiscono le sole chiavi del pannello di controllo devono concordare sui codici preformattati ed in forma integra ricevuti dal National Military Command Center o dai comandi alternativi attivati in seguito ad un attacco preventivo nemico. Nel messaggio anche il tipo di opzione nucleare prescelta dal presidente. Qualora i satelliti non dovessero rilevare alcun lancio da una piattaforma, per effetto della ridondanza questi avverrebbero da altre unità. In questo modo si assicura sempre una copertura globale, poiché è improbabile la perdita simultanea dell’intera capacità strategica. Non sappiamo se Trump abbia scritto, come molti suoi predecessori, delle "lettere di ultima istanza".

Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del Presidente degli Stati Uniti.

La deterrenza dipenderà sempre da un certo grado di indeterminatezza e di incertezza. Non è tanto quello che si farà per rappresaglia, ma quello che accadrà una volta avviati i lanci. Alcuni legislatori vorrebbero subordinare l’attacco preventivo o First strike alla dichiarazione di guerra da parte del Congresso, l’ultima avvenuta nella seconda guerra mondiale. Per legge il Presidente degli Stati Uniti, come comandante in capo, ha l’autorità di utilizzare l’intero strumento militare del paese. Il Congresso potrebbe proporre una legge ed inserire nella catena di comando che regola l’attacco preventivo anche il consenso del Segretario della Difesa per una sorta di two-person concept. Tuttavia la distinzione tra uso difensivo e offensivo della forza resterebbe difficile, mentre per il Pentagono la natura legale di un ordine di attacco emanato dal comandante in capo difficilmente sarebbe messo in discussione.

Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del presidente degli Stati Uniti. Qualora il Segretario alla Difesa, che riceve e verifica l’ordine di autorizzare il lancio dopo l’autenticazione dei codici del comandante in capo, si dovesse rifiutare, il presidente ha sempre la facoltà di destituirlo. E’ il meccanismo noto come National Command Authority (NCA). Il Segretario alla Difesa può dissentire, ma non ha potere di veto. Vi è anche l’opzione che conferisce alle principali figure politiche di dichiarare il Presidente come incapace di eseguire i propri compiti, tuttavia il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti massimo. È quindi l’infallibilità del presidente associata al First strike e la relativa catena di comando che il Congresso potrebbe modificare.

L’essenza dell’attacco preventivo

Il principio dell’attacco preventivo si basa sull'autodifesa anticipata. Secondo dottrina di riferimento, l’attacco preventivo statunitense mira a neutralizzare una minaccia certa, non immediata, non ambigua ed in grado di infliggere danni inaccettabili. Tuttavia è proprio quella percezione che potrebbe innescare i parametri previsionali di autodifesa. La finestra temporale per ordinare una rappresaglia è di pochi minuti, considerando l’essenza stessa dell’attacco preventivo. La Russia non dispone di un sistema geostazionario di preallarme a raggi infrarossi. Soltanto due dei dodici satelliti che comporranno la futura costellazione di preallarme sono stati messi in orbita. Mosca si affida principalmente sui radar di allarme precoce terrestri per rilevare un attacco missilistico statunitense. Dal momento che questi radar non riescono a vedere oltre l'orizzonte, la Russia avrebbe poco meno di 15 minuti per rilevare le testate in arrivo. Il tempo di preallarme stimato per gli Stati Uniti per rilevare un attacco preventivo russo è di circa trenta minuti. La procedura per il lancio di testate termonucleari è quindi strutturata per consentire al comandante in capo di prendere una decisione in pochi minuti. Qualsiasi requisito preliminare (autorizzazione del Congresso o un voto legislativo ufficiale), impedirebbe alle forze nucleari americane di rispondere in tempo. La procedura è stata scritta per garantire la continuità di governo, mentre l’autorità conferita in scala gerarchica per ordinare un lancio è sempre individuale. Il protocollo stabilito accetta essenzialmente la mancanza di un reale controllo ed equilibrio, tuttavia i comandanti militari americani dovrebbero avere il diritto intrinseco di rifiutare qualsiasi ordine che ritengono illegale. Almeno sulla carta. Il piano strategico 8010-12 chiarisce che gli attacchi dovranno essere conformi alle leggi sul conflitto armato e che qualsiasi azione militare dovrà essere proporzionale alla minaccia per evitare vittime tra i civili. Ovviamente questa è la teoria.

Sarebbe opportuno rilevare che senza un chiaro esempio di intento ostile, il Presidente degli Stati Uniti dovrebbe richiedere l'approvazione del Congresso per un attacco nucleare, sebbene il piano strategico 8010-12 non menzioni tale condizione. La Commissione per i Rapporti Esteri del Senato degli Stati Uniti ha rilevato ancora una volta le difficoltà nel bilanciare la capacità nucleari del Presidente con politiche che limitassero quel potere.

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