Un gay su cinque discriminato a scuola nel Regno Unito

Un ragazzo gay su cinque è vittima di bullismo omofobico nelle scuole del Regno Unito, anche perpetrato da adulti e insegnanti. È il risultato di una nuova indagine condotta dal National Aids Trust, che svela anche come gli istituti falliscano nell'insegnare ai più giovani le regole per il sesso protetto: una fotografia allarmante che preoccupa l'intera Europa.

Un gay su cinque discriminato a scuola nel Regno Unito

Un ragazzo gay su cinque è vittima di bullismo omofobico all'interno delle scuole inglesi, perpetrato da adulti e insegnanti. E mentre gli istituti non riescono a proteggere gli studenti dalla discriminazione anche fra pari, l'istruzione fallisce nel fornire le informazioni di base sul sesso protetto. È il quadro che emerge da un'inchiesta del National Aids Trust (NAT), una fotografia allarmante che preoccupa l'intera Europa.

La ricerca, una delle più estese mai realizzate sui giovani britannici, si basa sull'analisi di un campione rappresentativo di oltre 1.000 ragazzi gay o bisessuali nella fascia d'età tra i 14 e i 19 anni. Di questi, uno studente su cinque avrebbe subito forme varie di bullismo da parte di adulti o dagli stessi insegnanti, mentre circa la metà sarebbe stata vittima della discriminazione tra pari. Un terzo degli intervistati, infine, avrebbe concluso il ciclo scolastico senza essere minimamente informato sulle regole del sesso sicuro e sulle modalità di trasmissione delle malattie sessualmente trasmissibili, tra cui l'HIV, nonostante una crescita di contagi proprio fra le fasce più giovani della popolazione.

«L'idea che gli insegnanti o altri adulti siano in qualche modo responsabili del bullismo e della discriminazione a scuola» - spiega Deborah Gold, chief executive di NAT - «è completamente inaccettabile». Quello della discriminazione sull'orientamento sessuale è un ambito delicato, poiché si manifesta con delle modalità non sempre riconoscibili. Dal 55% di intervistati vittime di bullismo, emerge infatti come l'intolleranza sia sfacettata e sovrapposta: i ragazzi si trovano a dover subire non solo i soprusi dei compagni, ma anche quelli degli adulti e gli attacchi sempre più frequenti sui social media. Dalle vittime del campione, emerge come il 99% sia stato preso di mira da un compagno di scuola, esteso per il 75% anche a derisioni e attacchi online. Di questi, il 39% dichiara di aver subito vari livelli di sopruso da insegnanti o altri soggetti degli istituti, un fatto che le organizzazioni inglesi hanno già definito come altamente preoccupante poiché viene meno la funzione educativa della stessa scuola.

E mentre le diagnosi di contagio da HIV hanno raggiunto il picco massimo nel 2013 nel Regno Unito, negli ultimi 10 anni le sieroconversioni nella fascia tra i 15 e i 24 anni sono raddoppiate, poiché proprio a livello educativo sarebbe stata fin troppo abbassata la guardia. Un terzo degli studenti non sarebbe a conoscenza delle effettive modalità di trasmissione del virus dell'HIV e di altre malattie sessualmente trasmissibili, così come delle tecniche di prevenzione moderne, dal corretto ricorso al profilattico all'assunzione della PEP, una terapia antiretrovirale preventiva proposta in alcune nazioni ai soggetti più a rischio.

«Il fatto che la maggioranza delle persone intervistate in questa survey stiano lasciando la scuola senza sapere come proteggersi dall'HIV è scioccante» - aggiunge Deborah Gold - «il numero di uomini che fanno sesso con gli uomini e che hanno contratto l'HIV sta crescendo. Credo via sia un collegamento tra l'assenza d'informazione quando queste persone ne avrebbero avuto bisogno e le conseguenze di questa mancanza».

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