Più si scava nel jihadismo, più emergono i contatti tra i tagliagole islamisti e l'Italia. Contatti era già emersi all'indomai delle stragi che hanno insanguinato Parigi e Bruxelles. Oggi, però, quei semplici contatti si trasformano in amicizie, parentele e fratellanze nella fede in Allah che finiscono per creare una sorta di rete del terrore che unisce il Belpaese ai principali attacchi messi a segno dai miliziani dello Stato islamico.
L'ultimo legame, portato alla luce dai servizi di intelligence francesi e rivelato in esclusiva dalla Stampa, riguarda i due tagliagole che hanno sgozzato padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray. Nabil Abdel Malik Petitjean e Adel Kermiche erano, infatti, amici di un brutto ceffo rinchiuso nel carcere di Alessandria. Come riferisce Massimiliano Peggio, "si tratta di un 43enne francese, di origini marocchine, Radoine Raggani 'espulso' l’altro ieri dall’Italia su richiesta degli investigatori parigini, perché sospettato di aver avuto intensi contatti, con mail e messaggi telefonici, con i due assassini di padre Jacques". Gli investigatori francesi sono convinti che sia un personaggio "socialmente pericoloso". Per questo se lo sono fatto consegnare alla frontiera di Bardonecchia dalla polizia italiana. Pur in assenza di un formale atto di estradizione, i giudici d'Oltralpe lo hanno sbattuto in carcere per far luce sui contatti con Nabil Abdel Malik Petitjean e Adel Kermiche. Secondo gli inquirenti, i suoi comportamenti avrebbero concretizzato "una minaccia sufficientemente grave all’ordine pubblico e alla sicurezza".
Della minaccia risscontrata dai servizi francesi, l'Italia non si era nemmeno accorta. Il marocchino era, infatti, finito in carcere (come spesso accade) per altri reati. A dicembre era stato bloccato alla frontiera del Monte Bianco. Nel 2008 il tribunale di Padova lo aveva condannato a scontare in carcere due anni e due mesi per aver preso a pugni un ragazzino di 15 anni per rubargli lo scooter. "Dopo la condanna Raggani era stato liberato ma con il divieto di dimorare in Veneto per 5 anni - si legge sulla Stampa - così è rimasto lontano dall’Italia fino al 2015, convinto di aver saldato nel frattempo i conti con la giustizia. Ma la sentenza, mai appellata, è divenuta definitiva".
Otto mesi fa è stato quindi beccato ed è finito dritto in carcere. I giudici francesi lo hanno fatto estradare proprio mentre il suo avvocato stava cercando di farlo scarcerare per "non aver potuto beneficiare dei vantaggi della sospensione della pena".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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