Da mesi il sedicente Stato islamico non riusciva a mettere a segno colpi come quelle delle ultime settimane, con i miliziani che nel giro di pochi giorni hanno conquistato Ramadi, capoluogo dell'Anbar iracheno in cui la loro presenza era registrata da mesi e sono entrati a Palmira, in Siria, prendendo il controllo della città che sorge poco lontano dalle antiche rovine romane, dove secondo una denuncia dell'Unesco sarebbero già cominciate le distruzioni.
Ramadi e Palmira sono entrambe città di una certa importanza strategica. E se c'è qualcosa che hanno dimostrato queste settimane è che i raid della coalizione a guida americana non sono riusciti nel compito di fermare l'avanzata dell'Isis, che a questo punto controlla circa il cinquanta percento del territorio siriano e da ieri anche il valico di al-Walid, che collega Siria e Iraq, da cui si sono ritirate le forze lealiste di Bashar al-Assad.
Impossibile negare la gravità della situazione, tanto che in un'intervista concessa alla rivista The Atlantic il presidente americano Barack Obama ha messo in chiaro che in questo momento le cose non vanno, sminuendo però i risultati ottenuti dall'Isis, perché "Ramadi era vulnerabile da molto tempo" e perché comunque "non stiamo perdendo". E parlando anche di un generale peggioramento delle cose per l'Isis in Iraq.
Preoccupata è anche l'Italia, tanto è vero che il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, l'ha detto questa mattina, parlando della situazione
siriana, ma dicendo che "forse è ancora più minacciosa quella in Iraq". In attesa di un vertice della coalizione anti-Isis che si terrà a Parigi tra qualche giorno, per "una verifica della strategia che portiamo avanti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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