L'America ha paura di un nuovo caso Ferguson

A New York il Grand jury ha deciso di non incriminare il poliziotto per la morte di Eric Garner, l’afro americano deceduto per soffocamento dopo la dura presa al collo da parte dell’agente

L'America ha paura di un nuovo caso Ferguson

Un altro "caso Ferguson" rischia di incendiare gli Stati Uniti. Questa volta a New York, dove un Grand jury ha deciso di non incriminare Daniel Pantaleo, il poliziotto che per un intervento troppo "energico" aveva causato la morte di Eric Garner, un afroamericano di 44 anni. I fatti risalgono al 17 luglio scorso. La scena viene ripresa con lo smartphone da un passante e il video finisce sul web, scatenando un putiferio.

Garner, venditore ambulante, viene fermato dalla polizia, a Staten Island, per un normale controllo: gli agenti sospettano che venda sigarette di contrabbando. Dopo un'accesa discussione, con l'uomo che rifiuta di farsi ammanettare, la situazione degenera. Dal filmato si sente Garner gridare "non riesco a respirare, non riesco a respirare", mentre l'agente gli tiene premuta la faccia sul marciapiedi, con gli altri poliziotti che lo ammanettano. Oltre 150 chili di peso e problemi di asma: di certo questi elementi possono aver contribuito alla tragica fine dell'uomo. Garner perde conoscenza dopo poco tempo ed è dichiarato morto nel vicino ospedale dove viene trasportato. L’autopsia condotta dai medici legali parla di omicidio, provocato dalla "pressione al collo, al petto e la posizione supina a cui è stato costretto durante l’arresto". Ma aggiunge che l’asma bronchiale, l’obesità e l’ipertensione di Garner hanno contribuito al decesso. Il poliziotto, denunciato per violazione dei diritti civili durante l’arresto (la "presa per il collo" è proibita dal regolamento della polizia), sospeso dal servizio, il 21 novembre scorso ha testimoniato per due ore di fronte al Grand jury. Poi è arrivata la decisione che lo ha scagionato.

In serata diverse persone sono state arrestate, a New York, mentre stavano manifestando contro la decisione del Grand Jury. I manifestanti si sono ritrovati a Times Square mostrando cartelli ("le vite dei neri contano", "vogliamo giustizia", "processo pubblico") bloccando il traffico. Altri scandivano le parole pronuinciate da Garner prima di mortire: "Non riesco a respirare". Alla stazione di Grand Central alcuni si sono sdraiati per terra fingendosi morti. Al Rockefeller Center, invece, è stata "disturbata" la tradizionale cerimonia di accensione del grande albero di Natale. Manifestazioni ci sono state anche in altre zone di Manhattan, a Staten Island, e nelle città di Washington, Seattle e Oakland.

Il presidente Barack Obama ha commentato in questo modo: "In questo Paese fino a quando non tutti saranno trattati in maniera uguale davanti alla legge sarà un problema. E il mio compito come presidente è di risolvere questo problema. Il ministro della Giustizia avrà altro da dire sul caso Garner". Avrà un gran da fare Eric Holder (ministro della Giustizia), già mandato a calmare le acque nel Missouri dopo il caso Ferguson.

Molto duro anche il sindaco di New York, Bill de Blasio: "Nessuna famiglia dovrebbe passare quello che sta passando la famiglia Garner. Abbiamo a che fare con secoli di razzismo che ci hanno portato a questo giorno".

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