Liberata l'italiana fermata in Turchia il giorno delle elezioni

Cristina Cattafesta era arrivata a Batman per seguire il voto da osservatrice

Liberata l'italiana fermata in Turchia il giorno delle elezioni

Era in Turchia da quasi due settimane Cristina Cattafesta, l'italiana fermata con l'accusa di sostegno al Pkk e che questa mattina ha potuto lasciare il Paese per l'Italia.

La donna era arrivata a Batman per partecipare al monitoraggio delle elezioni dello scorso 24 giugno, era stata bloccata dalla polizia insieme ad altre nove persone e poi trattenuta nella provincia sudorientale a maggioranza curda.

In una telefonata a Radio Capital aveva raccontato già all'indomani delle elezioni di avere trascorso una notte in carcere, "trattata benissimo" e poi di essere stata liberata. "Hanno montato un caso per niente", aveva aggiunto, raccontando di come avesse sfidato chi l'aveva fermata a trovare "un contatto anche lontanissimo con una persona legata al terrorismo".

Nonostante le sue dichiarazioni, la Cattafesta era rimasta in stato di fermo ed era stata trasferita al centro di identificazione ed espulsione per stranieri di Gaziantep, città del Sudest turco a pochi chilometri dalla frontiera siriana.

Il fermo era stato motivato dagli agenti per via di un post con una bandiera del gruppo separatista curdo trovato sulla bacheca di Facebook della donna, presidente dell'ong milanese Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane.

L'accusa rivolta all'italiana è la stessa che negli ultimi anni ha portato in carcere migliaia di persone, giornalisti e magistrati inclusi, accusati di vicinanza a organizzazioni come il Pkk, l'Isis o come il movimento di Fethullah Gulen, tutte nell'elenco del terrorismo delle autorità di Ankara.

Questa mattina la 62enne Cattafesta è tornata in Italia, a bordo di un volo della Turkish Airlines decollato dall'aeroporto Ataturk di Istanbul e diretto a Milano Malpensa. Non potrà rimettere piede in Turchia per almeno cinque anni.

"Il positivo esito della vicenda è stato possibile anche grazie al personale interessamento del ministro Enzo Moavero Milanesi - al quale avevano

fatto appello i familiari della connazionale - e all’incisiva azione di sensibilizzazione svolta a livello locale dalla nostra ambasciata ad Ankara, in stretto raccordo con la Farnesina", si legge in una nota del ministero.

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