Sono già passati otto giorni dall’arresto di Alessia Piperno e venti dalla morte di Mahsa Amini. Due donne nella terra degli ayatollah, due storie diverse intrecciate da un destino imprevedibile. L’uccisione di Mahsa, percossa a morte dalla polizia morale del regime di Teheran, ha fatto da innesco allo tsunami di proteste che ha sorpreso la travel blogger romana. "La sua liberazione passa dalla mediazione del Vaticano". "Le proteste? Scontano un grosso limite". È la versione di Carlo Panella, giornalista, saggista ed esperto di Iran.
Sarà difficile riportarla a casa?
"Molto dipende dalle accuse che le vengono mosse e dalla nazionalità. La Piperno è italiana e questo gioca a suo favore: Italia e Iran hanno una tradizione di buoni rapporti. Per quanto riguarda circostanze e motivi dell’arresto, invece, ancora non si hanno notizie ufficiali".
Il luogo della sua detenzione è un indizio?
"Certamente. Evin è il carcere di elezione dei prigionieri politici. Il fatto che sia stata trasferita lì indica che l’accusa è politica. È un posto terribile".
Alessia è a rischio?
"È a rischio di violenze. Lì i detenuti vengono trattati in maniera orrenda. Durante il primo periodo della rivoluzione, con Raisi procuratore generale, non era raro che le condannate a morte venissero stuprate perché per la perversa sharia iraniana non si può uccidere una vergine".
Possono essere stati dei post Instagram a metterla nei guai?
"La rigidità repressiva del regime iraniano è spaventosa e l’aver solidarizzato, anche solo a parole, con il movimento per Mahsa può essere all’origine del suo arresto. Consideri anche che gli occidentali che soggiornano in Iran per lunghi periodi sono pochi e sottoposti a controlli stringenti".
Ieri c’è stato un colloquio telefonico tra il ministro Di Maio e l’omologo iraniano.
"È buon segno che ci sia stata una risposta al nostro interessamento. È lecito un cauto ottimismo. Per la sua liberazione si può contare su due cose: sulla nostra Unità di crisi, che è eccellente nel condurre trattative diplomatiche, e sulla mediazione del Vaticano. La Santa Sede sta certamente affiancando la Farnesina nelle trattative, potendo contare sulla presenza del nunzio apostolico in Iran e su uno storico dialogo religioso con gli ayatollah".
La situazione di instabilità interna aiuta o non aiuta?
"La trattativa è indipendente dal quadro politico interno iraniano e le relazioni internazionali tra Iran e Italia sono abbastanza buone. A differenza degli Usa, l’Italia non ha annunciato nuove sanzioni contro l’Iran".
Potrebbe essere chiesta una contropartita?
"Credo sia improbabile che l’Iran punti ad usare la Piperno per ottenere qualcosa".
La questione è delicata. Quali errori non vanno commessi?
"È indispensabile che la trattativa avvenga nel modo più discreto e segreto possibile, meno se ne parla e meglio è. È una vicenda che può essere risolta solo con un sottile lavoro diplomatico".
"Tante persone credono a qualsiasi propaganda sentita dai media su quanto sia pericoloso viaggiare in questa terra. Ecco, fatemi il piacere, buttatela la televisione". Scriveva Alessia prima dell’uccisione di Mahsa Amini e dell’arresto.
"Di solito chi va in Iran per turismo torna entusiasta. Il Paese è bellissimo e la popolazione è estremamente cordiale. L’attività di repressione del regime si muove sottotraccia e non è facile da vedere".
Quali saranno le sorti della protesta?
"Il movimento è immenso. È radicato e capillare ma sconta un limite enorme".
Ovvero?
"Non ha una leadership politica e quindi il suo spontaneismo è destinato a spegnersi. A meno che non si aprano delle crepe nel governo, ma al momento non se ne intravedono i segni".
C’è speranza che la pressione spinga il regime alle riforme?
"Khamenei ha parlato di proteste pianificate additando gli Usa e Israele. Ciò esclude la disponibilità ad aprirsi alle riforme".
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