L'ideologia è un pretesto, i terroristi vogliono solo morte

La strage di Christchurch non è diversa dagli attentati rivendicati delle sigle jihadiste. A pagare sarà sempre la gente inerme ed innocente: i terroristi vogliono solo morte

L'ideologia è un pretesto, i terroristi vogliono solo morte

Il commando che ha tolto la vita a 49 persone raccolte in preghiera nelle moschee di Al Noor a Christchurch e Masjid nel sobborgo di Linwood, in Nuova Zelanda, era composto soltanto da gente malvagia. Non mostri ultraterreni, ma terroristi che hanno compiuto azioni sostanzialmente irrazionali, ma proceduralmente razionali. Un terrorismo stocastico, per episodi di violenza casuale perpetrati da attori solitari.

Nuova Zelanda: diversa ideologia, medesima visione di morte

La strage di Christchurch non è molto diversa dagli attentati poi rivendicati dalle organizzazioni terroristiche di matrice islamica. I terroristi di tutte le ideologie cercano attenzioni e tendono a vedere se stessi ed i loro gruppi di appartenenza o riferimento come perseguitati e bisognosi di protezione. Uno dei tratti comuni delle organizzazioni terroristiche è il teatro della violenza. Per intenderci, quello che i terroristi anarchici del diciannovesimo secolo consideravano propaganda per atto. Durante la guerra fredda, i terroristi tendevano ad attaccare le strutture simbolo o governative piuttosto che le persone. La propaganda per atto (rivolta per lo più contro le strutture), si è poi evoluta in propaganda per morte. Jihadisti e suprematisti bianchi cercano di veicolare un messaggio tramite il maggior numero di morti. Bin Laden uccise tremila persone nelle Torri gemelle nel tentativo di trascinare gli Stati Uniti in una guerra globale di logoramento. I suprematisti bianchi motivano le stragi a difesa della purezza della razza contro l’invasione degli immigrati.

Definizione di successo

Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare. Vi sono numerose variabili infine, da considerare come la logistica, le opportunità percepite e l'accesso agli obiettivi desiderabili. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L’equazione di un attentato è sempre dinamica. E' impossibile proteggere ogni cosa, ma è necessario dare la priorità ai luoghi affollati.

La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica crea generalmente una maggiore predisposizione nei terroristi nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili.

Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa.

Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i luoghi di culto, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito.

I soft target ideali, come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i luoghi di culto, parchi, centri commerciali e gli stadi, presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire. Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.

L'attentato rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale

L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio.

A differenza di quanto veniva teorizzato alcuni anni fa, quando al Qaeda suggeriva di colpire le figure di alto profilo come i capi di stato, la selezione dei bersagli avviene oggi in modo realistico. Poiché una figura di alto profilo come un obiettivo simbolico sono solitamente protetti per un indurimento complessivo dell’area operativa, la scelta di un bersaglio morbido garantisce un livello di successo superiore.

I bersagli morbidi sono facili da attaccare e non richiedono un lungo ciclo di pianificazione. Le elevate perdite tra i civili, generano un'attenzione globale dei media a vantaggio della causa dei gruppi terroristici. Secondo le equazioni alla base del tempo di esposizione di un attacco x in un sito y, la cassa di risonanza aumenta proporzionalmente al dramma in corso. La diretta tv o social è sempre stata un’ossessione per i terroristi: in quest’ottica si colloca la scelta dei bersagli che presentano proprio tali peculiarità come un evento sportivo. La variabile degli ostaggi, quindi, è concepita proprio in tale senso.

L’obiettivo morbido è motivato dalla distorta ideologia e visione del mondo. La fase di sorveglianza è eseguita per ottenere un profilo aggiornato dell'obiettivo, determinare l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. I terroristi visitano diverse volte il loro obiettivo previsto utilizzando una varietà di sistemi legittimi come telecamere, binocoli, sistemi globali di posizionamento ed internet.

Nuova Zelanda: perchè la diretta social?

Gli smartphone sono il principale strumento di raccolta e diffusione di immagini, video, opinioni e contenuti personali sui social media. Durante le fasi iniziali, lo Stato islamico invitava gli utenti a seguire in diretta sui social i progressi sul campo di battaglia. Come sappiamo la strage di Christchurch è stata trasmessa in diretta sui social. Quel video di 17 minuti è stato inizialmente diffuso sui media senza alcuna censura.

Nonostante la rimozione (avvenuta dopo ore), il video integrale continua ad essere pubblicato e condiviso su diverse piattaforme. Nuove versioni del video, editate e ritenute politicamente corrette, continuano ad essere pubblicate in quei paesi dove non esistono efficaci protocolli di esposizione. Quei trailer di morte, ritenuti "non lesivi", saranno certamente utilizzati dalla propaganda jihadista. L’utilizzo dei social da parte è concepito per l’immediatezza e per aggirare il filtro dei media. Fino a pochi anni fa, infatti, l’unica cassa di risonanza per i terroristi era determinata dallo spazio dato all’interno delle testate giornalistiche. I social hanno aggirato tale blocco dando immediata connessione tra la figura di riferimento ed i suoi follower e garantendo quella visibilità che non avrebbero ricevuto sulle testate giornalistiche.

Nuova Zelanda: studiare il manifesto

"Gli invasori devono essere rimossi dal suolo europeo"

The Great Replacement, il manifesto di 74 pagine pubblicato poche ore prima dal killer della Nuova Zelanda, rappresenta una presunta e disturbata dichiarazione politica. Ovviamente non manca quel senso di minaccia al gruppo che l'uomo rivendica, tipico anche delle organizzazioni jihadiste. Ad esempio nella propaganda di al Qaeda o in quella dello Stato islamico, l'Occidente (regno crociato) starebbe conducendo una deliberata campagna per sterminare i musulmani. E' un passaggio ricorrente prelevato dal terrorista Abdullah Azzam. Per i suprematisti bianchi, da Christchurch a Charleston e Pittsburgh, abbiamo una esatta immagine speculare: il genocidio bianco condotto dal mondo musulmano attraverso l'immigrazione.

Non andartene docile in quella buona notte

The Great Replacement si apre con la famosa poesia di Dylan Thomas, nota per la sua prima battuta "Non andartene docile in quella buona notte". Il poeta gallese non incita al combattimento. Do not Go Gentle in That Good Night, scritta nel 1947, è dedicata al padre morente, malato di cancro. La poesia è la supplica di un figlio che piange per l'imminente perdita del padre a cui implora di aggrapparsi alla vita

La narrativa apocalittica

"La vulnerabilità all'invasione straniera avverrà molto probabilmente dall'est, in particolare dalla Cina, dalla Turchia, dall'India o da una combinazione dei tre paesi"

L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica, crea generalmente una maggiore predisposizione nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Per molto tempo ritenuti insulsi dall’Occidente, i sermoni dei teorici dello Stato islamico e di al Qaeda hanno avuto l’obiettivo di creare attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male.

Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Il terrorismo, violando le norme internazionali in materia di targeting dei civili, si propone deliberatamente di apparire al di là della razionalizzazione per amplificare l'effetto psicologico di un attacco. La logica che cerca di massimizzare l'effetto psicologico del terrorismo è strutturata per compensare le capacità materiali asimmetriche.

Come attore non statale che cerca di costringere un avversario di Stato molto più forte, il terrorismo rappresenta un tentativo razionale di massimizzare le risorse limitate. Tuttavia, la strumentalità dell'uso della forza è organizzata principalmente verso ulteriori obiettivi politici. L’attacco terroristico, sebbene furioso nella fase di esecuzione, è quindi frutto di meticolosa pianificazione. La valutazione dei costi-benefici effettuati dalle organizzazioni terroristiche rivela che la decisione di effettuare un attentato, pur in genere sostanzialmente irrazionale, è proceduralmente razionale. La logica della teoria strategica dietro il processo di deliberazione così come la scelta dei tempi, degli obiettivi e degli effetti per massimizzare l'utilità degli attacchi sia a livello tattico che strategico, suggerisce che il terrorismo è prodotto da un processo di pensiero. Si definisce quindi il terrorismo come una procedurale razionale, anche se non necessariamente sostanziale.

La logica strumentale alla base dei piani di azione

Errata percezione. Definire il terrorista come un pazzo o un fanatico religioso che commette atti di violenza indiscriminati, contribuisce alla comune percezione che il terrorismo esista oltre i regni dell'attività razionale. Il terrorismo è invece un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari.

La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting. La natura di queste considerazioni è chiaramente basata su un calcolo razionale di costo-beneficio. Il terrorismo impiegato in modo intermittente in risposta ai cambiamenti degli ambienti strategici è parte di un modello chiaro e ricorrente, osservabile in Medio Oriente e già attuato nell'Irlanda del Nord. Gli obiettivi civili sono scelti proprio perché l'aspetto della casualità è essenziale per massimizzare la paura tra la popolazione target. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico.

Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Pianificazione, scelta dei target, immediatezza nell’esecuzione, sopravvivenza: sono tattiche che derivano chiaramente dalla guerriglia insurrezionale, orchestrate per disperdere le forze di reazione e sfruttare lo shock iniziale. Quelli ritenuti atti casuali di terrorismo potrebbero essere indicatori di un'insurrezione, naturale evoluzione di anni di reclutamento tra i musulmani britannici da parte delle organizzazioni terroristiche. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

Aumentare la coesione organizzativa

Caratterizzare i membri del terrorismo come vittime di una società ingiusta ne aumenta la coesione organizzativa, mentre nuove regole di condotta morale si applicano alle iterazione con gli avversari che non si percepiscono come umani. L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. Obiettivo della propaganda è il rafforzamento dell'identificazione negativa di coloro che non sono conformi agli ideali del gruppo. In sintesi, le comunicazioni terroristiche celebrano e definiscono l'identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l'integrità dell'appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo si traduce in un potente motivatore per giustificare la violenza e l'ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo. Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria.

De-umanizzare il nemico

Riscrivendo la percezione di un nemico lo si colloca al di fuori di un gruppo. Non riconoscendo nell’avversario alcun tipo di diritto, si elimina qualsiasi tipo di preoccupazione e rimorso nel compiere azioni efferate contro soggetti che non dispongono di caratteristiche umane. La retorica delle organizzazioni terroristiche impiega spesso linguaggi e immagini per ritrarre i nemici con spiccate caratteristiche negative a svariati livelli (affettivi, culturali, intellettivi). Enfatizzando la percezione di un nemico non umano infine, si annulla qualsiasi tipo di negoziazione pacifica. Il terrorismo è un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione.

Suprematisti bianchi e jihadisti: nessun territorio da attaccare, la guerra è ovunque

I suprematisti bianchi non mirano alla difesa di un territorio o alla conquista di una nazione, ma alla protezione della purezza della specie. Una guerra ideologica (ritornano le somiglianze con al Qaeda e lo Stato islamico), basata sulla protezione dei valori cardini e principi che sentono minacciati.

Il terrorismo di destra

Il terrorismo di destra si riferisce all'utilizzo della violenza da parte di entità subnazionali o non statali, con obiettivi che possono includere la supremazia razziale, etnica o religiosa. È diverso dal terrorismo religioso, dall'etno-nazionalista (motivazioni etniche o nazionaliste) e da quello di sinistra (in cui gli individui sono spinti ​​dall'odio per il capitalismo con convinzioni pro-comuniste, filo-socialiste o fautori di un sistema sociopolitico decentralizzato come l'anarchismo).

Il Manifesto di Christchurch è una trappola

La quasi totalità delle persone non lo leggerà mai, ma quello pubblicato dal 28enne neozelandese accusato di omicidio per la strage della moschea di Al Noor, a Christchurch, è una trappola. Un subdolo, becero e presunto documento ideologico che cerca di giustificare la strage. Ma se qualcuno lo leggesse, avrebbe contezza della mole di spazzatura contenuta al suo interno. Gli indizi sulla radicalizzazione dell'uomo, sono sepolti sotto una montagna di enormi quantità di contenuti, in gran parte ironici e di bassa qualità per suscitare una specifica reazione emotiva in un pubblico inesperto. In gergo si chiama Shitposting. Un esempio? L'uomo scrive nel suo manifesto politico che "Spyro the Dragon 3 gli ha insegnato l'etno-nazionalismo". Per chi non lo sapesse si tratta di un videogioco. Il giocatore guida Spyro, un giovane drago viola, nel tentativo di liberare gli ottanta draghi imprigionati dal cattivo di turno.

Non mancano le esche nel manifesto di Christchurch, come i riferimenti all'attivista conservatrice Candace Owens o la speranza che il massacro scatenerà dibattiti sul controllo delle armi. Sono esche concepite per scatenare nel lettore specifiche reazioni. Contenuti per attirare l'attenzione, con innumerevoli riferimenti a meme e battute. L'autore crede in Oswald Mosley, fondatore della British Union of Fascists ed in David Lane, membro di un gruppo terroristico neonazista di nome The Order. Simpatia ideologica, infine, per Dylann Roof ed al manifesto di Anders Breivik, suprematista bianco norvegese che nel 2011 ha ucciso 77 persone in Norvegia.
Tali manifesti, come altre "opere", rappresentano un indicatore di dove possono condurre le ideologie. Così come il Mein Kampf di Hitler, il manifesto di Christchurch mescola mezze verità con menzogne, propaganda e razzismo partendo da falsi proclami. Nel manifesto di Christchurch, l'autore non rivendica l'appartenenza ad alcun gruppo specifico di estrema destra, e nega anche di essere un neonazista.

I numeri 14 e 88 sulle armi

Oltre ai nomi degli autori di altri stragi (gli idoli del 28 enne) e di alcune battaglie in cui molti musulmani furono uccisi, il killer ha dipinto sulle sue armi numerosi riferimenti neo-nazisti come i numeri 14 e 88. "We must secure the existence of our people and a future for White children" e "Because the beauty of the White Aryan woman must not perish from the earth" sono due slogan di quattordici parole coniate da David Lane ed utilizzati dall'estrema destra, che provengono dal Mein Kampf di Adolf Hitler. Per indicare i due slogan si utilizza la frase 14 Words. Il numero 88 si riferisce agli 88 precetti, 88 Precepts, formulati da David Lane. 88 o doppia H, ottava lettera dell'alfabeto, è l'acronimo di Heil Hitler.

Gli altri simboli sulle armi del killer

Il simbolo della Schwarze Sonne era utilizzato nell'apparato del Misticismo nazista. Acre 1189. Riferimento alla Battaglia di San Giovanni d'Acri. Vienna 1683. La battaglia di Vienna ebbe luogo l'11 e il 12 settembre 1683 e pose fine a due mesi di assedio posto dall'esercito turco alla città di Vienna. Turcofagos. Soprannome utilizzato dalla milizia greca che combattè contro le truppe turco-ottomane. Tours 732. La Battaglia di Tours, avvenuta nel 732 d.C., pose fine all'ultima invasione araba della Francia. Battle of Kagul 1770. La più grande battaglia terrestre della guerra russo-turca. Here's your migration compact!. Riferimento al Global Compact for Migration firmato dal Regno Unito lo scorso dicembre. Lepanto 1571. La battaglia di Lepanto fu la prima grande vittoria di un'armata o flotta cristiana occidentale contro l'Impero ottomano.

Armare i killer

A differenza del Regno Unito e dell'Australia, la Nuova Zelanda non vieta l'acquisto e la proprietà delle armi d'assalto semi-automatiche ed in stile militare. La maggior parte delle armi può essere venduta legalmente su Internet o tramite annunci sui giornali. A partire da sedici anni, chiunque in Nuova Zelanda con una licenza d'arma da fuoco entry-level, può acquistare e possedere un numero indefinitio di fucili senza doverli registrare. Anche le pistole ed i fucili semiautomatici che abbiamo visto nei filmati del killer, possono essere acquistati con una licenza di base in Nuova Zelanda. Tuttavia la procedura per ottenere un sistema d'arma d'assalto come l'AR-15, nel video accoppiato con caricatori ad alta capacità, dovrebbe essere più accurata.

Il possesso dei fucili MSSA, military-style semi-automatic, dovrebbe essere soggetto ad un più alto livello di controllo da parte della polizia.

L'ideologia è un pretesto, i terroristi vogliono solo morte

Un tratto comune tra suprematisti bianchi e jihadisti è quello delle vite che distruggono. E' sempre il popolo, di qualsiasi credo, a pagare per la follia altrui. A pagare sarà sempre la gente inerme ed innocente.

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