Dicono che la peggiore sorte che possa capitare sia quella di vedere esauditi tutti i propri desideri. E dopo l’imprevista vittoria al referendum per il Brexit, l’Ukip di Nigel Farage sembrava avviarsi verso un lento (e inesorabile) tramonto. Prima le sue stesse dimissioni, poi il frettoloso ritorno e nel frattempo la rovente lotta interna per la successione condita da liti clamorose, come quella che a Strasburgo ha portato l’eurodeputato Steven Woolfe in ospedale dopo essersi beccato un pugno in faccia da un collega.
Farage è tornato ma non sarà per sempre. Il suo destino è segnato: come il Mefistofele di Goethe, ha raggiunto la massima soddisfazione possibile, l'innamoramento per l'attimo più bello della sua carriera politica che, evidentemente, è stato quello immediatamente successivo alla chiusura delle urne che premiarono Brexit. Il suo, ora, è ruolo di calmiere e paciere tra le anime che si contendono la guida dell’Ukip. Si tratta di una lotta che è aperta e, adesso, gli aspiranti leader del partito della Sterlina (accantonate per un attimo le divisioni) hanno capito che c’è bisogno di riempire (di nuovo) l’agenda politica del partito con nuovi argomenti e nuove battaglie.
Così l’Ukip, ora, è pronta a (ri)presentarsi agli elettori con un nuovo programma: quello di dichiarare guerra al multiculturalismo e all’islamismo.
Su questo punto si sono trovati d’accordo tutti. Paul Nuttal, Peter Whittle e Suzanne Evans, i tre sfidanti alla poltrona che Farage ha deciso di lasciare. Il favorito, a quanto sussurrano i media britannici, sarebbe Nuttal ma la più battagliera appare la Evans. A lei è capitato di avere in mano il pallino quando è stato chiesto quale sarebbe stata la nuova crociata dell’Ukip. La Evans ha immediatamente puntato il dito contro la radicalizzazione islamica e il multiculturalismo ritenuto da lei il brodo di coltura ideale per l’estremizzazione dei musulmani in Gran Bretagna: “Abbiamo combattuto l’Unione Europea, abbiamo combattuto contro l’immigrazione. Ora dobbiamo combattere contro l’Islam radicale. E voglio farlo da una prospettiva femminile: credo che la Sharia abbia una concezione aberrante della donna. Non dobbiamo consentire che queste cose accadano anche da noi”.
Le hanno dato ragione, i suoi avversari. Whittle ha parlato apertamente di lotta alla Sharia e difesa dei valori e delle istituzioni britanniche (“In ogni scuola sventoli la bandiera davanti al ritratto della Regina”) mentre Nuttal, da favorito, oltre a sottolineare l’impegno del “suo” Ukip contro l’islamizzazione della società ha lanciato la sfida alla sinistra. “Dobbiamo sfondare tra i lavoratori.
Il nostro sarà il partito della classe lavoratrice patriottica che s’è stufato di vedersi snobbare dai Laburisti, sempre pronti a vergognarsi del nostro inno”.Una strategia, questa, nemmeno troppo peregrina dato che in Francia se il Front National conquista voti e consensi è perché li "ruba" ai numerosissimi elettori scontenti della sinistra transalpina.
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