Annullare formalmente i negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. È la proposta avanzata dal capo della diplomazia austriaca, Alexander Schallenberg, a margine del Consiglio sugli Affari Esteri dell’Ue in corso a Lussemburgo. Tra le ipotesi di cui si discuterà alla riunione dei ministri degli Esteri europei all’indomani dell’iniziativa militare lanciata dall’esercito turco nel nord della Siria, c’è quella dell’embargo sulle armi, che finora mette d’accordo i ministri di diversi Stati membri, in particolare Germania e Francia.
Per Vienna, però, serve un passo ulteriore per fermare l’invasione turca. “È un po’ ironico e assurdo discutere di sanzioni e di misure come l'embargo sulle armi contro un paese che è formalmente in fase di adesione e che ha in corso dei colloqui con la Ue”, ha notato Schallenberg prima di sedersi al tavolo con gli omologhi europei. “L'Austria ritiene che questi colloqui sull'adesione che sono stati congelati negli ultimi due o tre anni grazie al nostro governo – rilancia - dovrebbero ora essere formalmente annullati”. L’Europa, sottolinea il ministro austriaco non deve cedere ai “ricatti di Erdogan”. Il riferimento è alle dichiarazioni del presidente turco sui migranti.
In realtà, però, il “sultano” turco ha il coltello dalla parte del manico. Se nelle prossime ore le truppe di Ankara venissero prese di mira dall’esercito di Assad, infatti, la Turchia potrebbe chiedere l’attivazione dell’articolo 5 del trattato Nato e trascinare gli alleati atlantici nella sua personale guerra. Si tratta di una delle opzioni in campo in questo conflitto lampo dagli esiti imprevedibili. Ad assicurarlo è il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, scettico sull’efficacia dell’interruzione della fornitura di armamenti da parte dell’Ue. "L'embargo delle armi è già stato deciso da Francia, Germania Finlandia, Svezia e Olanda, questo è un bene, ma – ha chiarito - bisogna sapere che Erdogan in questo momento non prende le armi da quei Paesi”.
Se un provvedimento di questo tipo non fosse sufficiente, però, il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, assicura di essere pronto ad adottare “altre misure” per spingere Erdogan a fermare la carneficina e l’esodo di centinaia di migliaia di civili. Fermare l’avanzata turca, ha spiegato il capo della diplomazia di Berlino, è essenziale per prevenire "una destabilizzazione della regione che avrà conseguenze ben oltre quella zona”. Tra gli effetti collaterali dell’iniziativa di Ankara c’è anche quello di “rivitalizzare l’Isis”. Nelle prigioni curde, infatti, sono rinchiusi migliaia di mujahiddin europei pronti ad approfittare del caos, come hanno fatto gli 800 jihadisti fuggiti da un campo profughi del Rojava nei giorni scorsi. “La Turchia e i curdi non devono lasciarli scappare”, ha ammonito stamane anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, invitando gli Stati europei a rimpatriare i propri concittadini prima che sia troppo tardi.
Anche il ministro belga Didier Reynders ha chiesto che venga fatto un passo ulteriore rispetto all’embargo sulle armi. “Aldilà di questo ci sono altri mezzi di pressione", ha spiegato. Il presidente turco, però, è determinato a raggiungere l’obiettivo della safe zone e, come previsto, tira in ballo anche l’Alleanza Atlantica. “Con chi vi schiererete? Con il vostro alleato della Nato o con i terroristi?”, si è domandato oggi Erdogan incontrando i giornalisti prima di volare a Baku. “I Paesi della Nato – ha incalzato - devono combattere il terrorismo e stare dalla nostra parte".
“L'Italia in Europa sarà capofila per una decisione forte”, ha assicurato intanto da Avellino il premier italiano Giuseppe Conte, che promette di voler “adottare tutte le misure, a patto che si decida in modo unitario”. Scettico sulla reale efficacia di una moratoria sulla fornitura delle armi, però, è anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che chiede al Consiglio europeo di adottare “sanzioni concrete”. L’Europa, ha aggiunto il presidente dell’Europarlamento dovrebbe esercitare “forti pressioni diplomatiche su America e Russia perché si assumano le responsabilità in un scena in cui loro hanno potere e la possibilità di fermare queste azioni di guerra".
Secondo Sassoli, poi, quella sull’annullamento dei negoziati per
l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea sarebbe "una polemica inutile”. “I negoziati con la Turchia – ha sottolineato - non vanno avanti da almeno dieci anni, per cui sono già congelati, non ci sono tavoli in corso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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