La Francia di Emmanuel Macron ha di recente introdotto una“web tax”, primo Paese europeo a farlo, finalizzata a colpire i guadagni delle grandi multinazionali attive nella fornitura di servizi tramite Internet.
Il leader di En Marche, grazie al voto favorevole di entrambe le Camere del parlamento, ha infatti varato un’“imposta pionieristica” che si applica agli introiti realizzati nei confini transalpini soprattutto da aziende Usa come Google, Amazon, Apple e Facebook, tutte specializzate nella vendita di servizi digitali. Finora, ha spiegato l’Eliseo, tali colossi del web hanno “eluso” la normativa francese in quanto le disposizioni tributarie previgenti trovavano applicazione soltanto nei confronti di compagnie straniere con sede fiscale in Francia. Di conseguenza, alle multinazionali statunitensi bastava spostare quest’ultima in un altro Stato per schermarsi da qualsiasi pretesa finanziaria di Parigi.
La nuova tassa, invece, dovrà essere pagata dalle società straniere anche se hanno sede in Irlanda o alle isole Cayman, poiché il presupposto per la sua applicazione è“il guadagno conseguito da tali soggetti in territorio francese”. Il recente tributo consiste quindi in un’aliquota del 3% sui ricavi delle vendite di servizi digitali effettuate all’interno dei confini transalpini e, inoltre, avrà “portata retroattiva”. A essere colpiti dall’“imposta pionieristica” saranno infatti tutte le somme incamerate dai colossi del web a partire da“gennaio 2019”.
Il fatto che il prelievo in questione gravi principalmente su grandi aziende Usa ha immediatamente allarmato Washington, che ha poi minacciato “pesanti ritorsioni” ai danni della Francia. Robert Lighthizer, a capo dell’Office of the United States Trade Representative, ossia l’autorità incaricata di consigliare la Casa Bianca in tema di commercio internazionale, ha appunto avvertito l’esecutivo Macron che l’amministrazione Trump adotterà a breve una “reazione proporzionata” contro la “tassazione discriminatoria” appena entrata in vigore Oltralpe.
Il ministro delle Finanze di Parigi, Bruno Le Maire, ha, al contrario, difeso la riforma tributaria promossa dall’Eliseo, denunciando il fatto che, finora, le grandi compagnie americane del settore digitale avrebbero pagato ogni anno al fisco nazionale “appena venti milioni di euro” a fronte di “guadagni complessivi che superano il miliardo”. L’esponente del governo Macron ha successivamente rivendicato la “sovranità” transalpina nel decidere le proprie tasse, negando contestualmente la valenza “discriminatoria” della web tax. L’assenza di qualsiasi “furore antiamericano” alla base della riforma voluta dal leader di En Marche è stata appunto dimostrata da Le Maire segnalando che il prelievo del 3% colpirà anche società d’Oltralpe come la Criteo, nonché gruppi cinesi, tedeschi e britannici.
Egli ha infine affermato che altri Paesi europei quali il Regno Unito e la Spagna
sarebbero sul punto di introdurre tributi analoghi a quello transalpino, precisando quindi che quest’ultimo consentirà alle casse di Parigi di incamerare dai giganti di Internet “oltre 400 milioni di euro l’anno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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