Marò, un'odissea andata avanti per quattro anni

Col rientro di Salvatore Girone si chiude un'odissea che va avanti da oltre quattro anni

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Salvatore Girone torna a casa. La svolta nella lunga vicenda giudiziaria dei marò che si trascina da più di quattro anni arriva con la decisione odierna della Corte Suprema indiana che ha dato urgente attuazione, come richiesto dall'Italia, alla decisione presa il 29 aprile scorso dal Tribunale arbitrale de L'Aja, secondo cui il fuciliere di Marina avrebbe dovuto attendere in Italia l'esito dell'arbitrato in corso sulla controversa questione che lo coinvolge insieme a Massimiliano Latorre.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone furono consegnati alla giustizia indiana il 19 febbraio 2012 con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani su un peschereccio, scambiati per due pirati al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India. Massimiliano Latorre, colpito nel settembre del 2014 da un ictus in India, ha avuto il permesso di tornare in Italia per curarsi e si trova attualmente nel nostro Paese. E' stato invece finora trattenuto in India Girone, l'altro fuciliere coinvolto nella vicenda.

Le tappe della vicenda

15 febbraio 2012: due pescatori indiani vengono uccisi dagli spari che li centrano a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Della loro morte vengono accusati i due marò in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fermati il 19. Ne nasce uno scontro con l'Italia sulla giurisdizione del caso.

18 gennaio 2013: la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e lo affida a un tribunale speciale da costituire a New Delhi.

21 marzo 2013: il governo italiano annuncia che i due marò rientreranno in India al termine di una licenza in Italia concessa per permettergli di votare. Qualche giorno oprima il governo italiano aveva annunciato che non sarebbero tornati, ma dopo le fortissime pressioni di New Delhi il dietrofront. In cambio, l'Italia ottiene la garanzia da New Delhi che è esclusa la pena di morte. Il dietrofront porterà alle dimissioni per protesta dell'allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi.

25 marzo 2013: a New Delhi viene costituito il tribunale "ad hoc" per giudicare i due militari. Latorre lancia un accorato appello ai politici italiani: "Unite le forze e risolvete questa tragedia".

28 marzo 2014: la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri italiano contro il coinvolgimento nel caso della Nia, la polizia antiterrorismo, dopo che è stato escluso il ricorso alla legge antipirateria. I giudici sospendono il processo a carico dei marò presso il tribunale speciale. Nel frattempo l'Italia punta a internazionalizzare il caso e sollecita un arbitrato sulla giurisdizione, invocando anche l'immunità funzionale di cui godevano i due militari.

31 agosto 2014: Massimiliano Latorre viene ricoverato in un ospedale di New Delhi a causa di una leggera ischemia cerebrale. A metà settembre, gli viene concesso un permesso di 4 mesi per curarsi in Italia. Rientro previsto in India il 12 gennaio.

5 gennaio 2015: Latorre viene operato per un'anomalia cardiaca. Il 14 gennaio la Corte Suprema indiana gli concede una proroga di 3 mesi di permanenza in Italia. Una seconda proroga di 3 mesi gli viene concessa il 9 aprile, estendendo così il periodo di convalescenza in patria fino al 15 luglio.

15 gennaio 2015: il Parlamento europeo approva una risoluzione sul caso marò nella quale si chiede in particolare il rimpatrio dei due fucilieri e l'auspicio che il giudizio per risolvere il contenzioso sia affidato alla giurisdizione italiana o tramite arbitrato internazionale. Il governo indiano la definisce inopportuna.

26 giugno 2015: l'Italia attiva l'arbitrato internazionale di fronte all'impossibilità di arrivare a una soluzione per via negoziale diretta con l'India. Roma chiede misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria di Girone durante l'iter della procedura arbitrale.

13 luglio 2015: la Corte Suprema prolunga di sei mesi il permesso per Latorre di restare in Italia per le cure mediche. Fissata un nuova udienza il 26 agosto quando il governo di New Delhi dovrà presentare un rapporto ufficiale sul caso.

24 agosto 2015: il Tribunale internazionale del Mare ordina a Italia e India di sospendere qualsiasi procedura e astenersi dall'avviarne altre, respingendo la richiesta italiana di misure temporanee. La decisione passa al Tribunale arbitrale dell'Aja a cui appartiene la sentenza nel merito.

12 dicembre 2015: l'Italia deposita al Tribunale arbitrale la richiesta di misure provvisorie, tra cui l'autorizzazione per Girone a tornare in patria e restarvi per tutta la durata della procedura all'Aja.

13 gennaio 2016: la Corte Suprema di New Delhi prolunga la permanenza di Latorre in Italia fino al 30 aprile.

26 aprile 2016: la Corte Suprema indiana concede altri 5 mesi a Latorre che potrà così rimanere in Italia fino al 30 settembre. Ma la Farnesina ribadisce: giurisdizione indiana sospesa e senza valenza giuridica; attesa a breve decisione su rimpatrio Girone.

2 maggio 2016: il Tribunale arbitrale dispone che il sergente Girone faccia rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale.

26 maggio: la Corte Suprema di New Delhi dà attuazione all'ordinanza del tribunale arbitrale dell'Aja: "Girone al più presto in Italia". Renzi assicura: con noi il 2 giugno per la Festa della Repubblica. a.

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