Il maratoneta che parla poco e dà la caccia ai voti moderati

Ex sindaco di Amburgo, ha resuscitato la vecchia Spd

Il maratoneta che parla poco e dà la caccia ai voti moderati

Olaf Scholz, il maratoneta. Il candidato socialdemocratico è la prova provata del detto «chi va piano va sano e va lontano». La sua nomina a candidato per il partito socialdemocratico (Spd) risale addirittura all'agosto del 2020, cinque mesi prima che Armin Laschet fosse eletto presidente della Cdu e otto mesi prima della discesa in campo di Annalena Baerbock per gli ecologisti. Quando la Spd ha scelto Scholz, la Germania pensava solo alla pandemia, ai casi di Covid-19 che si moltiplicavano nei grandi macelli industriali, al lockdown che si era concluso a fine giugno e a quello che si preannunciava (e poi arrivò) per l'autunno.

Allora solo 14 tedeschi su 100 indicavano nei sondaggi che avrebbero votato per la Spd. Scholz era schernito sulla stampa per il suo tentativo di rianimare un partito moribondo, un antico Volskpartei reso esangue da 12 anni non continuativi di governo in coalizione con Merkel. Lui invece non ha battuto ciglio. Concreto e silenzioso il socialdemocratico ministro delle Finanze ha distribuito i generosi ristori stabiliti da governo e Parlamento. Ha ridato fiducia a un paese spaventato e a un partito che non ci credeva più.

La Spd lo ha aiutato con il silenzio: i due copresidenti del partito socialdemocratico, Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, sono molto più a sinistra di Olaf, anima «migliorista» della Spd, eppure in campagna elettorale non lo hanno criticato. Lui ha garantito a banche e imprese che la Germania tornerà presto alla politica del rigore, glissando con eleganza sulle domande della stampa relative a una possibile coalizione rosso-rosso-verde con i temuti socialcomunisti della Linke, spauracchio della Nato e del libero mercato.

Dei tre big in corsa, Scholz è apparso come il più solido e neanche la giustizia a orologeria è riuscito a smuoverlo. Quando a inizio settembre la sua Spd ha superato i moderati nelle intenzioni di voto, al suo ministero sono arrivate perquisizioni ordinate dal procuratore capo di Osnabruck legato alla Cdu.

Scholz ha risposto: «Potevano chiedere quei documenti per iscritto» e poi ha continuato a parlare di affitti accessibili e salario minimo da una parte e di controllo dei conti pubblici dall'altra. La Germania si è lasciata convincere dall'autocontrollo di Olaf e lo ha votato, resuscitando con lui anche la Spd.

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