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La Marina Usa propone a Trump di costruire una flotta di 355 navi

Tale proposta ideale è superiore alla stima inserita nel programma di riarmo pubblicizzato dal presidente Donald Trump durante la sua campagna elettorale

USS Dwight D. Eisenhower
USS Dwight D. Eisenhower

Per affrontare le minacce di una “Cina in crescita ed una Russia risorgente", la Marina degli Stati Uniti propone la costruzione di una flotta di 355 unità, la più grande dalla fine della guerra fredda. Tale proposta ideale è superiore ai programmi di riarmo pubblicizzati dal presidente eletto Donald Trump durante la sua campagna elettorale.

Il documento della Us Navy denominato Force Structure Assessment, è stato sviluppato per "determinare il giusto equilibrio tra le unità attualmente in fase di costruzione ed i piani di approvvigionamento per affrontare le sempre più complesse minacce globali”. E’ un documento ideale, scevro da qualsiasi controllo finanziario, ma rappresenta la posizione dei militari. Sfida senza mezzi termini il Budget Control Act del 2011 a cui aveva chiesto di fare riferimento il Segretario della Difesa Ashton Carter.

Si legge nel comunicato a firma di Ray Mabus, Segretario uscente della Marina:

“Per continuare a proteggere l'America, difendere i nostri interessi strategici in tutto il mondo contro il terrorismo e rispondere in modo appropriato ad una crescente Cina e risorgente Russia, la nostra marina deve continuare a crescere. Tutte le analisi compiute fino ad oggi, all'interno ed all'esterno della Marina, riconoscono la necessità di una flotta più grande. Ecco perché, lavorando con il Congresso ed i nostri partner nel settore industriale, abbiamo invertito con successo il calo della cantieristica che si è verificato tra il 2001 ed il 2009, mettendo 86 navi sotto contratto nel corso degli ultimi sette anni. Mantenere questo slancio sarà fondamentale per raggiungere la dimensione della flotta raccomandata nella FSA”.

La proposta della US Navy

La US Navy propone di costruire il 14% delle unità in più rispetto a quanto stimato nel precedente obiettivo FSA del 2014 fissato a 308 navi. L’incremento è di quasi il 30% rispetto alla dimensione attuale della flotta che oggi si basa su 275 vettori. Tale piano di riarmo comporterebbe una spesa ulteriore stimata variabile di 4/5,5 miliardi di dollari l’anno per i prossimi trent’anni nel budget di costruzione della Marina attualmente fissato a 12,3 miliardi di dollari.

Le 355 navi sono da intendere come un numero ideale, considerando che per autorizzare tale investimento fiscalmente impegnativo, bisognerebbe aggirare i dispositivo di controllo della legge sul bilancio. Da rilevare, infine, che il Force Structure Assessment non tiene conto di svariate voci, come i costi necessari per mantenere operativa la flotta di 355 unità, che potrebbe essere addirittura superiore ai costi di acquisizione. E’ quindi un numero espresso con autorità e fondato sul collettivo giudizio professionale della flotta. Un termine di riferimento per le discussioni sui prossimi bilanci.

La US Navy vorrebbe una dodicesima portaerei. La Marina ha in servizio dieci portaerei. Il primo dispiegamento operativo della capofila della classe Gerald R. Ford resta fissato al 2021, con prove in mare per il 2018. Con undici portaerei attive, la Marina USA è in grado di garantire una media di 3.5 vettori in mare. Bisogna considerare che l’avvicendamento tra due portaerei comporta la necessità di disporre di un altro vettore in mare, motivo per cui ci sarebbe una quarta unità in navigazione (e non in pattugliamento). Con dieci portaerei, la media scenderebbe a 3.0, mentre con nove il dispiegamento scende a 2.5 unità. Otto portaerei significherebbe avere in mare una forza di due portaerei con evidenti problemi nel mantenerle attive. Da non dimenticare che il Refueling Complex Overhaul che prevede lavori di ammodernamento e rifornimento periodico per ogni portaerei, può durare anche tre anni, mentre il mid-life nuclear refueling ne richiede fino a quattro. Il Force Structure Assessment non menziona la componente aerea imbarcata (la Marina richiede con insistenza ulteriori Boeing F / A-18 E e F Super Hornet) per il dodicesimo vettore.

Nel piano di previsione, la US Navy richiede ulteriori 18 sottomarini d'attacco, portando il numero da 48 a 66 (aumento del 38%), e sedici unità di superficie tra cacciatorpediniere ed incrociatori. I vettori di difesa ed attacco missilistico passerebbero da 88 a 104 per un aumento pari al 18%. Il Corpo dei Marine otterrebbe dodici navi (quattro quelle d’assalto anfibio) per sostenere i rischieramenti nel globo. La US Navy, ripristina il vecchio obiettivo delle 52 Littoral Combat Ships (il Segretario alla Difesa uscente Ash Carter aveva bloccato l’acquisizione a 40 navi). Nessuna variazione proposta, infine, per la nuova flotta strategica Columbia, basata su dodici sottomarini.

La Marina degli Stati Uniti si basa attualmente su 275 navi schierabili: soglia al di sotta dell’obiettivo minimo di 308 unità fissato nel 2014. Il personale in divisa è di 324 mila unità. Il reclutamento, auspicato da più parti, vorrebbe una forza di 340/350 mila militari.

355 navi: variabili e stime

L’arrivo di Trump alla Casa Bianca dovrebbe assicurare utleriori investimenti nel settore della Difesa, ma tali risorse dovranno tenere conto delle dimensioni geografiche e della assegnazione strategica della flotta in tempo di pace. Per definizione, la potenza di combattimento costituisce il denominatore comune tra guerra e strategia marittima tempo di pace. La ragionevole possibilità di successo in battaglia, infatti, dovrebbe essere calibrata contro quei nemici che l’amministrazione Trump dovrà localizzare e sperare di valutare nel modo corretto. Sulla stima della forza nemica, quindi, si plasma la letalità della propria forza. Il tutto, infine, contestualizzato in uno scenario moderno asimmetrico A2/AD. Priorità, ambizioni, analisi: sono concetti altamente variabili in tempi di pace. Basti pensare che il numero ideale per la Marina, senza alcun tipo di riferimento economico, è di 653 navi così da soddisfare tutte le esigenze globali con il minimo rischio.

Per contrastare la Marina sovietica, l'amministrazione Reagan pubblicizzò una forza di 600 navi in grado di assicurare “ragionevoli probabilità di successo nella maggior parte delle contingenze”. Le unità americane schierabili durante la guerra fredda erano circa 500.

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