A un mese da Parigi l'aiuto dell'Ue alla Francia è soltanto sulla carta

In sei hanno detto di sì a un'assistenza militare, altri vorrebbero una collaborazione su altri fronti. La risposta degli Stati membri è ancora troppo tiepida

A un mese da Parigi l'aiuto dell'Ue alla Francia è soltanto sulla carta

Neppure gli attacchi in Francia sono serviti a far trovare una linea comune all'Unione Europea. A un mese dai fatti di Parigi, dalle 130 vittime causate dal sedicente Stato islamico, la risposta dei 28 resta ancora divisa sulla necessità e le modalità con cui combattere la minaccia jihadista.

La solidarietà con la Francia, ed era inevitabile, è stata immediata e unanime dopo l'aggressione. Ma nonostante Parigi abbia invocato l'articolo 42 del trattato europeo di Lisbona, la risposta concreta non lo è stata allo stesso modo.

"Se uno Stato membro è vittima di un'aggressione armata sul suo territorio - si legge in uno dei passaggi dell'articolo - gli altri Stati membri hanno l'obbligo di fornire aiuto e assistenza in tutti i modi in loro potere, in accordo con l'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite". L'assistenza, per ora, è tuttavia più che altro sulla carta.

È un documento del Parlamento europeo, un briefing sulla risposta degli Stati dell'Unione alle richieste francesi, a chiarire quale sia in questo momento la situazione. Nelle carte si legge che "sei Stati membri hanno deciso su un loro contributo". Germania e Regno Unito, dove la scelta è avvenuta in parlamento, poi Belgio, Estonia e Slovacchia, dove il governo ha preso in mano le cose, e Slovenia, dove ne hanno parlato le commissioni parlamentari.

L'Unione Europea è divisa non solo sulla risposta, ma anche sul tipo di aiuto da fornire ai francesi. Il Regno Unito ad esempio, impegnato negli strike in Siria, concederà la sua base cipriota di Akrotiri ai jet dell'aviazione di Parigi. La Lituania è al momento l'unico Paese deciso a unirsi alla missione francese nel Sahel.

"Quasi metà degli Stati - aggiunge il documento - hanno deciso o stanno per decidere di aumentare il loro contributo a missione di Ue o Onu nel Sahel, nel Mali, o nella Repubblica centrafricana". Altri vorrebbero più collaborazione a livello d'intelligence e sulla politica estera. Sta di fatto che 21 Paesi su 27 (il 28esimo è la Francia), hanno risposto picche o ancora non hanno risposto.

Per quanto riguarda l'Italia, un impegno militare è al momento da escludersi in

Siria, mentre in Iraq - dove le nostre forze sono impegnate in funzione d'addestramento - si esclude la possibilità di attacchi aerei su obiettivi dell'Isis. Ma a un mese dai fatti di Parigi, la risposta comunitaria sembra tutt'altro che puntuale.

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