La minaccia dei russi: "Zaporizhzhia nostra oppure di nessun altro"

O russa o di nessuno. Anche a costo di far vivere all'Europa l'incubo di un fall out

La minaccia dei russi: "Zaporizhzhia nostra oppure di nessun altro"

O russa o di nessuno. Anche a costo di far vivere all'Europa l'incubo di un fall out. Non c'è bisogno di essere dei pessimisti cronici per non dormire sereni per la situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa. È in mano russa, in una parte del territorio del Sud-Est dell'Ucraina controllata dalle armate di Mosca (e che i russi progettano di annettere con un referendum), anche se vi lavora tuttora personale ucraino. Ed è diventata il giochino preferito da Mosca per ricattare e spaventare il mondo.

Naturalmente Vladimir Putin non lo dice chiaramente. Anzi i russi negli ultimi giorni hanno più volte accusato gli ucraini di essere loro a scherzare con il fuoco della centrale. E hanno anche ridotto per motivi di sicurezza la produzione dei due reattori funzionanti a 500 megawatt dato che «ieri (domenica, ndr) un bombardamento ucraino ha fatto scattare il sistema di sicurezza che ha interrotto l'erogazione di elettricità alla centrale», come riferisce il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konanshenkov. Ma se è vero anche solo la metà di quello che ieri ha riferito su Telegram Energoatom, l'incubo è molto più concreto di quello che ci piace pensare. Secondo il servizio stampa dell'agenzia nucleare ucraina il capo delle truppe di difesa contro le radiazioni della Federazione Russa, il maggiore Valeriy Vasiliev, che comanda il presidio della centrale nucleare di Zaporizhzhia, avrebbe detto in un fervorino ai suoi uomini che l'area dell'impianto «sarà terra russa oppure un deserto bruciato. Come sapete, abbiamo minato tutte le strutture importanti della centrale nucleare di Zaporizhzhia, non lo nascondiamo al nemico. Li abbiamo avvertiti. Sanno che la centrale sarà russa o di nessuno. Siamo pronti ad affrontare le conseguenze di questo passo. E voi, soldati-liberatori dovete capire che non abbiamo altra strada. E se c'è l'ordine più severo, dobbiamo eseguirlo con onore».

Naturalmente la veridicità di questo brutale teorema («o Zaporizhzhia o morte») è tutta da dimostrare considerando la fonte da cui arriva. Ma certo è che non passa giorno senza che le bombe esplodano a pochi chilometri dall'impianto. Ieri per la seconda notte consecutiva è stata presa di mira la cittadina ucraina di Marhanets, sulla sponda nord del fiume Dnipro, a soli 10 chilometri dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che si trova sulla sponda opposta. Venti i razzi Grad che per fortuna non hanno provocato vittime.

Certo Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, parla di possibili «conseguenze catastrofiche» per l'Europa e invita i Paesi occidentali che «hanno influenza su Kiev» a premere per evitare altri attacchi alla centrale nucleare da parte ucraina. Ma gli Stati Uniti non ci cascano e per bocca della portavoce della Casa Bianca Karine Jean Pierre chiedono a Mosca di cessare tutte le attività militari all'interno e intorno alle centrali nucleari ucraine, compresa quella di Zaporizhzhia; mentre Petro Kotin, l'ucraino a capo dell'agenzia nucleare ucraina Energoatom, invoca la creazione di una «zona demilitarizzata» nel sito della centrale nucleare. «Ciò che si dovrebbe fare - dice Kotin - è far uscire gli occupanti dal territorio dell'impianto e creare una zona demilitarizzata. Dovrebbe esserci una missione di pace che includa anche esperti dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) e di altre organizzazioni di sicurezza».

Ecco, l'Aiea? Qualche giorno fa il direttore generale dell'agenzia, Rafael Grossi, ha chiesto di fare un sopralluogo nell'impianto e anche su questo si è scatenato il derby russo-ucraino.

«Solo poche settimane fa la parte russa ha fatto tutto il necessario per organizzare una visita di successo - ha detto ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova -. Il fatto che la missione internazionale non abbia avuto luogo è interamente responsabilità di Kiev. Oggi è solo vantaggioso per loro tenere l'Aiea lontana dalla centrale nucleare di Zaporizhia».

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