Alla fine, l'operazione militare che ha portato all'uccisione di Abu Bakr al Baghdadi, califfo dell'autoproclamato Stato islamico, è stata intitolata a Kayla Mueller, la cooperante e attivista statunitense, catturata, torturata e uccisa dai terroristi dell'Isis, dopo essere stata stuprata (più volte) dallo stesso leader della cellula. A rivelarlo, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Robert O' Brien, in un'intervista rilasciata alla Nbc. La giovane americana venne rapita nel 2013 e rimase prigioniera del gruppo affiliato a Daesh per 18 mesi. Secondo le ricostruzioni, morì in una prigione del gruppo terroristico nel 2015, quando aveva 26 anni.
E in queste ore è arrivato anche il commento dei familiari della 26enne, che hanno fatto sapere che se l'ex presidente americano, Barack Obama, fosse stato "deciso" come lo è stato Donald Trump, ordinando un blitz per salvarla, Mueller sarebbe ancora in vita. "Continuo a dire che Kayla sarebbe ancora qui e se Obama fosse stato deciso come il presidente Trump, lo sarebbe stata", hanno dichiarato i genitori al The Arizona Republic.
"A me, quello che importa di più e sperare di avere finalmente le risposte che chiediamo da tempo", ha dichiarato la madre, Marsha Mueller. Che ha poi aggiunto: "Penso che questa amministrazione possa veramente aiutarci. Non penso che siano così chiusi su quello che è successo".
Il padre, Carl, ha invece sottolineato come fosse "importante" che il presidente conoscesse la storia della figlia: "È stato informato, questo per me è importante. Penso che niente lo avrebbe fermato nella caccia a quest'uomo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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