Il Muos è operativo e pronto al lancio

La costellazione MUOS sta già trasmettendo ai comandanti sul campo grazie ai quattro satelliti operativi messi in orbita. Per l'impianto di Niscemi attesa sentenza del CGA

Il Muos è operativo e pronto al lancio

Il satellite MUOS-5 della Marina, unità di riserva, sarà lanciato entro la fine dell'anno da Cape Canaveral, in Florida, ma il sistema tattico a banda stretta è già operativo. La conferma arriva dallo Space and Naval Warfare Systems Command. La costellazione MUOS sta già trasmettendo ai comandanti sul campo grazie ai quattro satelliti operativi messi in orbita. Il MUOS è stato progettato per fornire ai militari maggiori capacità di comunicazione rispetto ai sistemi esistenti. I quattro satelliti (più uno di riserva) MUOS in orbita geostazionaria, sono dotati di Code Division Multiple Access a banda larga (WCDMA), con una velocità di trasmissione 16 volte maggiore rispetto l'attuale sistema satellitare Ultra High Frequency (UHF). Ogni satellite MUOS è pienamente compatibile anche con le precedenti frequenze utilizzate così da assicurare una transizione fluida nella tecnologia WCDMA, mandando in pensione il sistema UFO (UHF Follow-On).

Il Mobile User Objective System si basa su quattro stazioni di terra associate ad un satellite. Ogni stazione ospita tre antenne paraboliche alte come un palazzo di dieci piani e larghe venti metri. La prima stazione sorge presso l'Australian Defence Satellite Communications Station, a Kojarena, circa 30 km a est di Geraldto. La seconda nella SATCOM Facility, Northwest, Chesapeake nel Sud-Est della Virginia, la terza nelle Hawaii. Il quarto sito che ospita il sistema di comunicazione più sofisticato al mondo, si trova a Niscemi, in Sicilia, a circa 60 km dalla Naval Air Station di Sigonella.

Il MUOS è stato concepito come un sistema onnipresente. Ogni satellite si interfaccia costantemente con due stazioni di terra. La seconda opzione riduce un’improvvisa interruzione di trasmissione causata dalla possibile perdita del segnale di un satellite con una delle due stazioni. E’ come se soldati e piattaforme sul campo disponessero sempre ed in qualsiasi parte del mondo di una connessione stabile ad alta velocità, senza la necessità fisica di una cella, così come avviene per i cellulari. Tutte le piattaforme sono quindi collegate alla stessa rete geostazionaria. In questo modo, secondo le specifiche del Mobile User Objective System, si dovrebbero prevenire errori e decisioni sbagliate causate dalla mancanza di informazioni in tempo reale provenienti dal campo di battaglia.

Dopo sette anni di lavori ed una spesa complessiva di 7 miliardi di dollari per i quattro terminali terrestri, la Marina Militare degli Stati Uniti sarebbe pronta ad attivare anche la stazione di Niscemi, ritenuta in una posizione chiave per le comunicazioni nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Mentre i MUOS americani ed australiani sono divenuti operativi senza difficoltà, la stazione siciliana non è ancora entrata in servizio. Costruita nella riserva della Sughereta, l’impianto sorge nella stessa zona sono attive le 46 antenne del Naval Radio Transmitter, costruite nel 1991.

Il Muos di Niscemi non può ancora essere utilizzato dalla US Navy a causa di procedimenti ancora in corso scaturiti dalle proteste guidate dal comitato No-MUOS. I residenti temono che le emissioni elettromagnetiche possano aumentare sostanzialmente il rischio di cancro oltre ad influenzare, potenzialmente, la fauna locale.

Nella prima valutazione indipendente commissionata dagli Stati Uniti sui rischi legati all’esposizione dell’impianto è emerso che “in realtà sarebbe più pericoloso cucinare con un forno a microonde che vivere vicino ad una stazione di terra MUOS”. Conclusioni smentite nel primo studio commissionato dal comitato No-Muos secondo cui invece “è pericoloso e non deve essere attivato”. Nello studio si rileva che “l'esposizione a lungo termine a tali potenti campi elettromagnetici potrebbe portare a malattie come la leucemia infantile o di cancro al cervello”. Da rilevare, che nelle conclusioni dello studio No-Muos, datato novembre del 2011, si sottolinea che “Le misurazioni svolte da ARPA-Sicilia tra Dicembre 2008 e Aprile 2010 presso l’NRTF di Niscemi, seppure eseguite con strumentazione e procedure non del tutto adeguate, hanno evidenziato un sicuro raggiungimento dei limiti di sicurezza per la popolazione, ed anzi un loro probabile superamento. Data la situazione è opportuno un approfondimento delle misure, con l’avvio immediato di una procedura di riduzione a conformità, finalizzata alla riduzione delle emissioni, e il blocco di ogni ulteriore installazione di unità trasmittenti. Le caratteristiche dei dispositivi trasmittenti del sistema MUOS sono note solo in modo incompleto e parzialmente contraddittorio. Nonostante ciò è possibile, seppure con incertezze talvolta elevate, valutare l’intensità delle emissioni e individuare alcuni dei rischi ad esse associati”.

Quindi la documentazione sul Muos, già nelle prime fasi era incompleta ed ogni tipo di conclusione sarebbe stata approssimativa?

Non proprio “perché il fascio principale di microonde emesso dalle parabole MUOS, in caso di errore di puntamento, dovuto a incidente, malfunzionamento o errore, è associato il rischio di irraggiamento accidentale di persone che, entro un raggio di 20 Km, potrebbero subire danni gravi e irreversibili anche per brevi esposizioni. A tale rischio è esposta l’intera popolazione di Niscemi”.

Il Muos di Niscemi è stato posto sotto sequestro nell’aprile dal 2015 dalla procura della Repubblica di Caltagirone.

Tra sentenze, ricorsi, ordinanze, ulteriori test e studi, è attesa una nuova sentenza, questa volta del CGA, sulla decisione del Tar di Palermo. La costellazione MUOS, intanto, è pienamente operativa. Le prime sperimentazioni del sistema hanno riguardato le comunicazioni strategiche con i sottomarini nucleari in pattugliamento deterrente.

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