Nero ucciso, è incubo rivolta. Coprifuoco in Missouri

Nuovi scontri e saccheggi, il governatore decreta lo stato di emergenza. La polizia diffonde un video in cui il ragazzo morto rapina un negozio

Nero ucciso, è incubo rivolta. Coprifuoco in Missouri

È degenerata un'altra volta in scontri venerdì notte una protesta a Ferguson, sobborgo di St. Louis in Missouri, la cittadina dove sabato scorso un ufficiale ha ucciso un ragazzo di 18 anni di colore, Michael Brown, in circostanze ancora poco chiare. La morte del giovane ha innescato quattro giorni di proteste nelle strade, trasformatesi in scontri a sfondo razziale: da una parte i residenti dei quartieri della zona, in prevalenza afro-americani - e dall'altra parte in assetto anti-sommossa i poliziotti della città, per la maggior parte bianchi. Il governatore ha decretato lo stato d'emergenza proclamando il coprifuoco nelle strade teatro degli scontri.

L'uccisione del giovane Brown, in circostanze ancora da chiarire, hanno sollevato in Missouri e negli Stati Uniti un'ondata di critiche nei confronti dell'operato delle forze dell'ordine, e lo stesso presidente Barack Obama giovedì in una dichiarazione alla nazione ha detto: «Le autorità locali, inclusa la polizia, hanno la responsabilità d'essere aperte e trasparenti su come stanno conducendo l'inchiesta su questa morte e su come stanno proteggendo i membri delle comunità». E proprio venerdì, dopo giorni di pressioni da parte dell'opinione pubblica, la polizia di Ferguson ha reso nota l'identità dell'ufficiale che ha sparato a Brown: Darren Wilson, 28 anni. Quest'informazione, però, è stata fornita con nuovi dettagli anche sul ragazzo ucciso.

Le forze dell'ordine hanno rivelato che il giovane era sospettato per il furto di una scatola di sigari del valore di 48,99 dollari (poco più di 36 euro) in un mini-market, lo stesso davanti al quale venerdì notte le proteste sono degenerate in scontri tra i manifestanti e la polizia. La folla ha lanciato bottiglie saccheggiate al negozio, gli agenti hanno risposto con i lacrimogeni.

La vicenda della morte di Brown resta poco chiara nei dettagli e nelle dinamiche. Se da una parte il ragazzo era sospettato di aver rubato nel mini-market - un'azione che, insiste la famiglia, non ne giustifica comunque l'uccisione - i vertici delle forze dell'ordine locali hanno ammesso che l'ufficiale Wilson quando ha fermato Brown non sapeva che lui fosse dietro al furto. Il poliziotto avrebbe infatti sparato dopo aver ordinato al 18enne, che camminava nel mezzo della strada «bloccando il traffico», di farsi da parte.

Le versioni di polizia e testimoni sono contrastanti. Secondo gli agenti, dopo che Wilson gli ha intimato di abbandonare la strada, Brown si sarebbe avvicinato all'automobile, avrebbe cercato attraverso il finestrino aperto di rubare la pistola all'agente che dopo una breve lotta avrebbe sparato diversi colpi e ucciso il ragazzo. Secondo due testimoni, uno il 22enne che accompagnava Brown, sarebbe stato invece l'agente ad afferrare con forza da dentro l'automobile il ragazzo e, dopo essere sceso, gli avrebbe sparato nonostante questi avesse le mani in vista. La famiglia accusa le autorità locali di voler montare una campagna per infangare la memoria del morto e cambiare i fatti, anche se i loro legali ammettono che l'uomo che compare nel video potrebbe essere Brown.

A prescindere dall'evoluzione dell'inchiesta in corso, gli eventi hanno fatto risorgere in America l'incubo delle tensioni razziali tra comunità.

Scendono in campo ora i big della comunità nera. Ha sfilato Jesse Jackson e il reverendo Al Sharpton, ministro battista famoso negli Usa per le frequenti apparizioni in tv, ha organizzato per oggi a Ferguson una manifestazione assieme alla famiglia Brown.

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