"Non bastano gli aiuti, l’Ue trovi una soluzione politica per la Siria"

Padre Mourad, il sacerdote siro-cattolico rapito dall’Isis in Siria e rilasciato lo scorso 10 ottobre, chiede aiuto all’Europa: "La situazione si aggrava di giorno in giorno"

"Non bastano gli aiuti, l’Ue trovi una soluzione politica per la Siria"

L’Europa “deve assolutamente cercare una soluzione politica” per la Siria, e non limitarsi “all’invio di aiuti umanitari”. Questo è l’appello che padre Jacques Mourad, il sacerdote siro-cattolico, rapito in Siria lo scorso 21 maggio dal monastero di Mar Elian, ad Al Qariatayn, nei pressi di Homs, da un gruppo di miliziani dell’Isis, e rilasciato il 10 ottobre, ha scritto nero su bianco in una lettera inviata al responsabile per il Medio Oriente della fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, padre Andrzej Halemba.

Padre Mourad, che nella missiva ringrazia la fondazione pontificia, che da diversi anni collabora con il religioso e che si era mobilitata con diverse iniziative durante il periodo della sua prigionia, per l’aiuto prestato sul territorio siriano in questi anni, descrive la Siria come “un paese sofferente sotto ogni punto di vista: spirituale, materiale e umano”. “L’unica via per garantire la salvezza della nostra gente e del nostro paese”, scrive dunque il sacerdote, sarebbe un intervento dell’Unione Europea per facilitare il raggiungimento di una soluzione politica per il conflitto.

Attivo specialmente nel dialogo interreligioso con l’Islam, padre Mourad appartiene alla comunità religiosa di Mar Musa, quella fondata in Siria da padre Paolo Dall’Oglio - anch’egli sequestrato nel luglio del 2013 nella zona di Raqqa, la roccaforte del sedicente Stato Islamico - e prima del rapimento era alla guida della parrocchia siro-cattolica del villaggio di Al Qaryatayn. Mourad ha definito nella lettera la sua liberazione “un miracolo”, avvenuto, scrive, anche “grazie alle vostre preghiere, dei vostri benefattori e della Chiesa universale”. “Non dimenticherò mai il momento in cui ho potuto abbandonare il luogo della mia prigionia”, scrive ancora il sacerdote. Un momento in cui, continua il testo della missiva, “le porte della misericordia si sono riaperte e il cammino della libertà si è presentato nuovamente davanti ai miei occhi”.

Un pensiero particolarmente accorato viene poi rivolto da padre Mourad alla situazione dei Cristiani d’Oriente. Una situazione che, secondo quanto scrive il religioso, “si aggrava di giorno in giorno, al punto che mi è molto difficile intravedere soluzioni possibili”.

Sulla diaspora delle comunità cristiane del Vicino Oriente, infine, padre Mourad, sottolineando la gravità del fenomeno, ha espresso, al contempo, parole di comprensione verso coloro che scelgono di abbandonare le aree di conflitto perché, scrive, “tutti hanno il diritto di voler vivere in un luogo in cui regna la pace e in cui assicurare un futuro migliore ai propri figli”.

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