La Norvegia pensa allo scudo missilistico della Nato

Per i militari la Norvegia dovrebbe entrare nello scudo della Nato o acquisire un sistema nazionale di difesa missilistica. Mosca dirama dettagli sui radar Voronezh

La Norvegia pensa allo scudo missilistico della Nato

"Le forze armate della Norvegia non sarebbero in grado di proteggere il paese da un attacco missilistico di precisione, a causa della limitata ed insufficiente portata dei propri sistemi di difesa". È quanto si legge in un rapporto dell’Air Force norvegese commissionato dal governo, pubblicato sul quotidiano Klassekampen.

“A causa di tali limitazioni, le principali basi norvegesi di Evnes e Ørlandet, sono da considerare come obiettivi semplici per una forza missilistica nemica. Pertanto, la Forza Aerea norvegese raccomanda due possibili soluzioni: entrare a far parte dello scudo della Nato o acquisire un sistema nazionale di difesa missilistica”.

E’ la prima volta che la Kongelige Norske Luftforsvaret indica espressamente uno scudo missilistico di difesa a protezione del territorio nazionale.

“Le nostre principali basi di Evnes e Ørlandet, presentano carenze cruciali in termini di sicurezza. Nelle fasi iniziale di un attacco strategico contro la Norvegia, secondo i dati dell’intelligence, il territorio sarebbe colpito da missili balistici tattici (TBM) lanciati ad ondate. L’Aeronautica dovrebbe avere un propria capacità di intercettazione o essere integrata nell’architettura Ballistic Missile Defense della Nato per affrontare le minacce TBM. I siti che richiedono protezione aerea sono numericamente superiori ai gruppi di combattimento disponibili”.

Una commissione formata da esperti statunitensi e norvegesi nominata dal governo, presenterà le sue raccomandazioni entro l’anno. Ogni decisione è rimandata al 2018. La Norvegia non sarebbe in grado di finanziare un proprio scudo di difesa missilistico, mentre qualora decidesse di unire il proprio territorio allo scudo missilistico della Nato, riceverebbe una risposta militare russa, già formulata.

Il nove marzo scorso, l'ambasciatore russo in Norvegia, Teimuraz Otarovich Ramishvili, ha affermato che “l’annessione allo scudo missilistico della Nato determinerebbe un deterioramento duraturo delle relazioni tra i due paesi e provocherebbe una risposta militare.

Mosca paventa un indebolimento della stabilità strategica regionale

Se venisse inserita nella griglia BMD della Nato, la Norvegia ospiterebbe diverse postazioni radar Globus II a Vardø o il medesimo delle Aegis attualmente installato sulle cinque fregate della classe Fridtjof Nansen.

Le postazioni di fuoco europee dello Scudo Spaziale Usa/Nato sono in Polonia ed in Romania. Rotazione costante nel Mar Mediterraneo, Adriatico e Ionio, degli incrociatori lanciamissili classe Ticonderoga e Arleigh Burke. Le due stazioni di allarme precoce sono schierate presso la stazione della Raf di Fylingdales ed in Turchia. La stazione mobile AN/TPY (Army Navy / Transportable Radar Surveillance) è stata schierata presso la base Kürecik, in Turchia, nel gennaio del 2012.

Il programma BMD, è stato progettato per intercettare una manciata di missili provenienti dall’Iran o dalla Corea del Nord. Nessuno scudo di difesa al mondo potrebbe riuscire a debellare un attacco di saturazione cinese o russo.

Il ruolo della Norvegia

Marine Corps Prepositioning Program-Norway

Nel febbraio dello scorso anno, il Pentagono ha ultimato il rifornimento delle strutture norvegesi utilizzate come deposito dagli Stati Uniti durante la guerra fredda. La capacità di stoccaggio è stata riportata al 100%. Il Marine Corps Prepositioning Program-Norway, prevede il rischieramento di mezzi e materiali in grotte a temperatura controllata, da attivare in caso di emergenza a supporto di una MEB, Marine Expeditionary Brigade, formata da 15 mila soldati con rifornimenti completi per 30 giorni di attività operativa (combattimento reale). Il preposizionamento riduce il tempo di reazione, elimina la necessità di distribuire gli asset dagli Stati Uniti e gli oneri del trasporto strategico. Le otto grotte sono collocate in varie zone della regione di Trondheim. Tre grotte sono configurate per i mezzi terrestri, tre per le munizioni e due per il supporto aereo. La prima grotta è stata aperta nel 1982, mentre tutte le strutture sono state completate nel 1988. Le grotte sono gestite dal Marines' Blount Island Command che supervisiona tutti i programmi di preposizionamento del Corpo.

Base Artica dei Marine

Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, truppe straniere sono state autorizzate a stazionare in Norvegia. Il primo contingente del Corpo dei Marine, è atterrato lo scorso gennaio a Værnes, nei pressi di Trondheim, terza città più grande della Norvegia. Secondo il Ministro della Difesa norvegese Ine Eriksen Søreide, il rischieramento dei 330 marine non dipende dalle condizioni di sicurezza nella regione e rientra nella formazione a lungo termine con gli Stati Uniti. L'obiettivo dichiarato della missione è quello di formare le truppe statunitensi nella guerra artica. I 330 Marine in rotazione semestrale, sono assegnati alla base di Vaernes, a 1500 chilometri dal confine con la Russia. Secondo il Ministero della Difesa norvegere “è solo l'ultima di una serie di iniziative progettate per migliorare la collaborazione tra gli alleati europei per una maggiore sicurezza regionale ed una migliore cooperazione militare in caso di crisi”. Il Corpo dei Marine opera già in Europa orientale con la Black Sea Rotational Force, contingente in rotazione semestrale che effettua esercitazioni con i partner della Nato.

Il ruolo della Norvegia nelle operazioni sottomarine

“L'ex base di Olavsvern, in Norvegia, è ideale per supportare le operazioni sottomarine nell'estremo nord Atlantico e nell’Artico. Le priorità, a fronte della nuova attività russa, devono essere rivolte nel garantire le vie commerciali e la sicurezza delle infrastrutture critiche. Ed, infine, mantenere la capacità di rispondere ad un’aggressione e sconfiggerla”. E’ questa la conclusione del rapporto a cura del Center for Strategic & International Studies consegnato a Washington lo scorso luglio, sulle “nuove sfide poste dall’aumento dell’attività sottomarina russa”. La base di Olavsvern è al centro della nuova architettura di difesa per fronteggiare “la strategia di negazione del mare di Mosca ed il suo nuovo approccio stratificato nel Nord Atlantico”. Durante la guerra fredda, le unità norvegesi e della NATO utilizzavano Olavsvern, nei pressi di Tromsø, come base di approvvigionamento per i pattugliamenti nel Mare di Barents e per monitorare il traffico sottomarino proveniente dalla costa della penisola di Kola, ad ovest di Murmansk. Olavsvern, venduta alla società Triko AS nel febbraio del 2013, infine, era la base ideale per la proiezione dei sottomarini d’attacco nella regione, rispetto alle strutture navali esistenti in Europa e Nord America. Per i 46 anni della guerra fredda, l’arma navale sovietica più temuta era quella sottomarina. Inizialmente, era concepita come una minaccia per l’utilizzo occidentale delle rotte di navigazione dell’Atlantico per rafforzare e sostenere l’Europa nel caso di un assalto. Successivamente, i sottomarini sovietici equipaggiati con missili strategici divennero la minaccia numero uno per l’Occidente.

Il Cremlino ha ripreso i pattugliamenti strategici oceanici a copertura di possibili obiettivi: erano stati sospesi dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Il timore degli Usa è rappresentato proprio dall’accesso verso l’Atlantico: la via di rifornimento principale, cioè, qualora dovesse scoppiare un crisi in Europa. Durante la guerra fredda, gli aerei da pattugliamento marittimo erano sempre in volo nel GIUK gap, braccio di mare tra la Groenlandia, l’Islanda ed il Regno Unito per la rilevazione acustica dei sottomarini sovietici. Le flotte MPA (Maritime Patrol Aircraft) furono dismesse dopo la fine della guerra fredda. Nel 2006, gli Stati Uniti hanno dismesso anche la base aerea di Keflavik, luogo chiave per le pattuglie MPA e per la rete idrofonica. La situazione dovrebbe cambiare entro i prossimi quattro anni. Il Regno Unito ricostruirà la sua capacità MPA entro il 2020 attraverso l’acquisto di piattaforme P-8 Poseidon, mentre gli Stati Uniti hanno nuovamente riattivato le strutture di Keflavik. Le basi di Andøya e Evenes, nella Norvegia settentrionale, sono già state visionate dagli americani.

Nel rapporto del CSIS si raccomanda agli Stati Uniti di “sfruttare le relazioni bilaterali con la Norvegia al fine di sviluppare ed implementare una nuova generazione di sistemi per il rilevamento sottomarino e snellire la procedura di manutenzione ed assistenza tra i membri della NATO operanti nelle missioni di sorveglianza. I sottomarini della NATO hanno utilizzato questa importante base come un hub di rifornimento per lo svolgimento di lunghi pattugliamenti ASW nella regione. La riapertura dell'intera struttura avrebbe un costo proibitivo, ma la Norvegia potrebbe nazionalizzare e riaprire un parte della base per sostenere la presenza delle forze in rotazione di Stati Uniti, Regno Unito e Francia”.

I radar di Mosca contro le minacce ipersoniche

Mosca, intanto, continua l’implementazione della griglia di rilevamento radar Voronezh, espressamente concepita per intercettare le minacce ipersoniche. La contromisura anti-balistica per le testate a rientro convenzionale è ben nota e si basa sul calcolo della traiettoria di discesa attraverso l'atmosfera delle testate multiple indipendenti. Il problema dell’elevata velocità di rientro è stata aggirata preventivamente, con l’impiego di missili intercettori progettati per distruggere le testate multiple indipendenti prima della loro fase di rilascio. La velocità ipersonica annulla tale fase critica, rientrando nell'atmosfera in planata ad altissima velocità ed avvicinandosi all’obiettivo con una traiettoria relativamente piatta. A differenza di Stati Uniti e Cina, che si sono concentrati sullo sviluppo di velivoli a spinta come l’Hypersonic Glide Vehicle, Russia e India stanno progettando i cosiddetti missili cruise ipersonici. Mentre un velivolo a spinta Glide deve prima raggiungere un’altitudine estrema prima di rientrare nell'atmosfera, i missili da crociera viaggiano su una traiettoria di quota non-balistica, estremamente bassa per eludere i sistemi radar di allarme precoce. Secondo il Cremlino, la griglia Voronezh ha una portata di 4500 km. Una seconda rete nella regione di Irkutsk, monitora un’area compresa dalla Cina alla West Coast degli Stati Uniti.

La regione di Kaliningrad, è responsabile del settore Regno Unito - costa orientale degli Stati Uniti. Il radar nel Territorio di Krasnodar, monitora dal Mar Mediterraneo all'Oceano Indiano. Nuove stazioni radar nelle regioni Krasnoyarsk, Orenburg, Altai, e vicino Murmansk, a protezione della regione artica.

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