Obama scrive al suo successore: "Ricordati le parole di Lincoln"

Lunga lettera-testamento di Barack Obama al prossimo presidente degli Stati Uniti. Dopo aver ricordato i risultati raggiunti dalla sua amministrazione, indica le priorità per il futuro. E avverte: "Ricordati ciò che disse Lincoln in difesa dei più umili"

Obama scrive al suo successore: "Ricordati le parole di Lincoln"

Barack Obama ha già votato. Approfittando di una visita nella città dove ha mosso politicamente i primi passi, Chicago, il presidente si è recato in un seggio per esprimere la sua preferenza con una macchina elettronica gestita dal Chicago board of elections office. Intanto, a un mese dal voto che designerà il prossimo inquilino della Casa Bianca, ha scritto una lettera al suo successore, pubblicata dal settimanale britannico The Economist e rilanciata da Repubblica.

"Ovunque vada - si legge nel testo - in patria o all'estero, tutti mi fano la stessa domanda: che sta succedendo al sistema politico americano? Come mai un Paese che - forse più di altri - ha tratto benefici dall'immigrazione, dal commercio e dall'innovazione tecnologica all'improvviso ha assunto un atteggiamento protezionistico, anti-immigrati e anti-innovazione? Perché alcune componenti dell'estrema sinistra e, ancor di più, dell'estrema destra hanno scelto un populismo rozzo che promette il ritorno a un passato impossibile da recuperare, che per la gran parte degli americani neppure è mai esistito?".

Obama riconosce che in America "si è diffuso un certo livello di preoccupazione riguardo alle dinamiche della globalizzazione e dell'immigrazione", e osserva che "le opinioni anti-immigrati, anti messicani, anti musulmani riecheggiano derive nativiste". E cita alcuni esempi: "Gli Alien and Sedition Acts del 1798 (legge sugli stranieri e la sedizione, ndr), il Know-Nothing della metà dell'Ottocento e tutte le epoche in cui gli americani si sono sentiti dire che per rivivere le glorie del passato bastava tenere sotto controllo un determinato gruppo e una determinata idea".

Il presidente traccia un bilancio dei suoi due mandati e sottoline che dopo la grande crisi gli Stati Uniti sono tornati a vivere anni di prosperità. Ma, osserva, ora bisogna far ripartire la produttività, recuperando il dinamismo economico. "Noi non invidiamo il progresso, aspiriamo a raggiungerlo e ammiriamo chi lo ottiene. Come diceva Abramo Lincoln, 'non proponiamo la guerra al capitale, ma vogliamo consentire al più umile degli uomini le stesse possibilità di arricchirsi di chiunque altro'. Ed è per questo - osserva - che la disuguaglianza costituisce un problema, perché riduce la mobilità verso l'alto".

Obama denuncia il paradosso in cui vive il suo Paese: "Cala la povertà ma aumenta l'incertezza". E indica quella che vede come la strada maestra: "L'economia va meglio se si riduce il divario fra ricchi e poveri".

Pur lamentando i veti posti dal Congresso, che hanno bloccato alcune misure a suo dire necessarie per affrontare l'emergenza economica, Obama rivendica i risultati raggiunti: "Un'economia più durevole e in crescita, 15 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore privato dall'inizio del 2010, salari in aumento, povertà in diminuzione e i primi segnali di un'inversione di tendenza della disuguaglianza, 20 milioni di americani in più dotati di copertura sanitaria, calo delle emissioni di anidride carbonica". Un lungo elenco che Obama snocciola con malcelato orgoglio.

Conclude così la propria lettera: "Nuove basi sono state gettate per tutto il lavoro che rimane da fare. Sta a noi scrivere un futuro nuovo.

Dovrà essere un futuro di crescita economica non solo sostenibile, ma condivisa. Per riuscirvi, l'America dovrà continuare a impegnarsi per lavorare insieme a tutte le altre nazioni e costruire economie più solide e prospere per tutti i nostri cittadini nelle generazioni a venire".

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