"A ogni cadavere...". I marciapiedi di Mariupol trasformati in cimiteri

Un’insegnante del liceo tecnico di Mariupol racconta l’esperienza vissuta tra le strade della città rasa al suolo dai soldati russi

"A ogni cadavere...". I marciapiedi di Mariupol trasformati in cimiteri

La testimonianza di un’insegnante del liceo tecnico di Mariupol raccolta dall’inviato del Corriere della Sera Andrea Nicastro è toccante. Iryna è un fiume in piena; insieme al marito e ai due figli lotta per la sopravvivenza, girando per la città in cerca di rifugi, con il timore di essere avvistati dai soldati russi e giustiziati. C’è mancato poco che ciò non accadesse, nel momento in cui avevano deciso di abbandonare la cantina che li accoglieva. Non era sicura e l’unico modo per cercare la salvezza era fuggire. Precedentemente un colpo di cannone di un carro armato aveva distrutto il salotto di casa, risparmiando la vita alla famiglia della docente ucraina solo per un caso fortuito. La camera da letto aveva retto all’esplosione.

Una volta in strada, Iryna, il marito e i figli si erano imbattuti nuovamente in un mezzo corazzato, in un angolo di strada. “Ci ha visto – ha raccontato la donna al giornalista – e ha mosso la canna verso di noi. Mio marito si è messo in ginocchio agitando le mani. E noi dietro a lui. Sui pezzi di vetro. Ci siamo bucati i pantaloni, tagliati le ginocchia, ma siamo rimasti lì, fino a che la canna è tornata indietro. Solo allora abbiamo ripreso a camminare”. L’insegnante ha un timore che l’assilla e spera che i figli non si siano realmente resi conto di cosa sta succedendo attorno a loro, anche se non ci crede.“Hanno visto una città bruciata – ha aggiunto – ridotta a scheletro”.

La donna ha definito la città di Mariupol un cimitero. Più volte hanno notato in lontananza cadaveri riversi sul marciapiede e hanno cambiato lato della strada per evitare che i più piccoli potessero assistere a uno spettacolo così crudele e disumano. “Avevamo fame, sete e freddo, tantissimo freddo. I vestiti che non ti cambi ti raschiano addosso – ha evidenziato Iryna – e senti prudere ovunque.

Ma tra tutti i sensi quello che fa più male è l'udito. Pensavo che guardare un morto, guardare la tua casa bruciare, fosse il peggio. Invece è il tambureggiare dei cannoni che ti strazia. O impazzisci o ti abitui. Purtroppo ci siamo abituati”.

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