Località turistiche deserte e almeno settanta hotel chiusi in pochi mesi. Sono dati di poche settimane fa, che fotografano sulla stampa internazionale il fuggi fuggi generalizzato dalla Tunisia dopo i due attentati al museo del Bardo e a Sousse. Dati che preoccupano ora anche l'Egitto, dopo la morte di 224 persone a bordo dell'airbus precipitato nel Sinai.
Mentre ancora si lavora per capire esattamente che cosa sia successo su quel velivolo della Metrojet - e le indagini promettono di essere lunghe - Sharm el-Sheik comincia a sentire seriamente le conseguenze del disastro aereo e della decisione delle compagnie aeree russe e britanniche di non volare più sull'aeroporto locale.
Otto su dieci hanno già cancellato le prenotazioni per Sharm, mentre il 40% dei turisti ha lasciato i resort. Dati allarmanti, presentati dal capo della Camera del turismo egiziana, Hussein Fawzy, all'Associated Press, mentre il presidente Abdel Fattah al-Sisi arrivava nella località turistica per una visita a sorpresa.
Il governo prevede perdite per 2,2 miliardi di lire (circa 254 milioni di euro) per un settore trainante per l'economia egiziana, che contribuisce da solo all'11,3% del prodotto interno lordo locale.
Il ministro del Turismo, Hisham Zaazou, ha ricordato in una nota che "l'area dei resort del Mar Rosso come Hurghada, Marsa Alam, Safaga e Quseir, oltre ai resort del Sinai di Sharm el-Sheikh, Dahab, Taba, e la zona di Nuweiba, Luxor e Aswan, sono aperte al turismo. Le crociere sul Nilo sono operative oggi come ogni settimana, gli hotel sul Mar Rosso sono aperti e operativi come sempre".
I timori per la sicurezza rischiano tuttavia di essere più forti dell'attrattiva turistica
dell'Egitto. Il ministero ha già annunciato di avere pronto un piano da cinque miliardi per assorbire le perdite, che comprende anche una vasta campagna pubblcitaria, pensata soprattutto per i mercati russo e britannico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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