"Questo voto è una frode. Il Venezuela di Maduro in mano a mafie e narcos"

Maria Corina Machado, dissidente del Paese sudamericano: "Siamo alla catastrofe umanitaria, il mondo ci aiuti"

"Questo voto è una frode. Il Venezuela di Maduro in mano a mafie e narcos"

San Paolo - «Questa è stata tutto fuorché un'elezione, ma una frode dalle dimensioni bibliche». Maria Corina Machado oggi rappresenta l'ultimo baluardo di chi in Venezuela si oppone con coraggio a una dittatura che non le ha consentito di candidarsi alla presidenza per un semplice motivo: avrebbe stravinto. Il Giornale l'ha intervistata ieri, non appena chiuse le urne dell'elezione più scontata di sempre e - anche se i risultati ufficiali non erano ancora noti- assicura lei «il risultato già è cantato, l'altissimo tasso di astensionismo sarà ignorato e vincerà Maduro grazie ad un Consiglio elettorale totalmente controllato da questa narco-dittatura e, dunque, illegittimo». Come del resto «ogni azione, elezione di oggi (ieri, ndr) compresa, convocata dalla Constituente comunista eletta con la frode, illegittima e non riconosciuta dal plebiscito popolare del 16 luglio scorso».

Può spiegare cos'è successo nelle ultime 24 ore a Caracas?

«Maduro ha minacciato i dipendenti pubblici che avrebbero perso il posto di lavoro se non andavano a votare e alle classi più umili la narco-dittatura ha detto che avrebbe tolto loro quel poco cibo gli distribuisce. Ma, soprattutto, ha addirittura usato l'esercito e le sue milizie per obbligare con la forza le persone ad andare a votare per lui, il tutto senza nessun osservatore internazionale».

In Venezuela la situazione è davvero così drammatica?

«È insostenibile perché non siamo già più in una crisi umanitaria ma in piena catastrofe. Ogni giorno oltre 50mila venezuelani attraversano la frontiera con la Colombia alla disperata ricerca di cibo e medicine».

Come sarà ricordato questo 20 maggio 2018?

«Come uno spartiacque, il catalizzatore di tutte le forze che si oppongono al regime di Maduro, cominciando dalle proteste dei cittadini che sono già un'ottantina al giorno in tutto il Paese, anche se i media non ne parlano, o perché minacciati o perché, spesso, sono in aree sperdute senza internet».

Da domani (oggi, ndr) cosa cambia?

«È inevitabile che tutte le proteste aumenteranno in modo esponenziale perché le persone rimaste qui - 4 milioni sono già fuggiti - vedono un futuro senza uscita con Maduro al potere sino al 2025. E a questa forza della disperazione si aggiungeranno le forze istituzionali a cominciare dal Supremo Tribunale di Giustizia (STJ) legittimo perché nominato dal Parlamento ma i cui magistrati sono stati costretti a scappare all'estero. Dove portano avanti un processo penale contro Maduro per corruzione e crimini contro l'umanità. Già solo per questo lui non potrebbe continuare a ricoprire l'incarico presidenziale».

Come uscire dal dramma di un 87% del popolo alla fame che non può neanche più comprare un uovo al giorno?

«Sarà fondamentale il ruolo della comunità internazionale, nella quale riponiamo molta fiducia, per far uscire di scena il dittatore. L'Unione Europea, il gruppo di Lima, il governo degli Stati Uniti, la Chiesa cattolica, le università straniere ed oltre 50 Paesi di tutto il mondo avevano chiaramente detto a Maduro, imponendogli un ultimatum: non anticipare le elezioni con questa farsa. Lui però se ne è infischiato. Ora dovrà subire le conseguenze della sua scelta contro tutto e contro tutti, in Venezuela e all'estero».

Quale invece il rischio per il mondo democratico di lasciare le cose come stanno?

«Di rafforzare uno Stato criminale basato sulla mafia e sul narcotraffico che si è infiltrato ovunque. Il Venezuela è oggi all'interno di una rete transnazionale basata esclusivamente sul traffico di cocaina e fa affari con i principali cartelli sudamericani della droga ma anche con le vostre mafie. Possiamo definirlo oramai narcoterrorismo di Stato, visto che oggi le Farc e l'Eln occupano parte del nostro territorio. Oggi il Venezuela mina le democrazie dell'Occidente perché con il danaro della droga finanzia partiti come lo spagnolo Podemos.

Quanto sta succedendo qui non è paragonabile a nessun'altra dittatura al mondo, neanche a Cuba, e il Venezuela oggi accoglie anche campi d'addestramento di Hezbollah. Il terrorismo internazionale, a cominciare da quello di matrice islamica, si sta nutrendo del caos venezuelano e questo è un problema che minaccia seriamente non solo noi ma il mondo intero».

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