"Riprendiamoci il Partito Democratico e restituiamolo al popolo". È un Michael Moore pronto a combattere e a infondere la voglia di combattere, quello che si affaccia da Twitter e Facebook il giorno della sconfitta di Hillary Clinton per dettare il suo pentalogo ai liberal americani. Il regista di Fahrenheit 9/11 e di Bowling a Columbine e dell'ultimo documentario "Trumpland", che aveva messo nero su bianco mesi fa la previsione di una vittoria di Donald Trump, indica una "Lista di cose da fare il giorno dopo" con in cima, al primo punto, il rovesciamento dei vertici dell'Asinello e, al secondo, il "licenziamento di tutti i saccenti, i profeti, i sondaggisti e chiunque nei media abbia portato avanti una narrazione che non poteva funzionare e si sia rifiutato di ascoltare e prendere atto di ciò che stava accadendo".
"Questi stessi tromboni - aggiunge - ci diranno ora che bisogna risanare le divisionì e andare avanti insieme. Nei prossimi giorni tireranno fuori dal loro culo balle come questa. Bisogna spegnerli". E, punto tre, "qualsiasi membro democratico del Congresso che questa mattina non si sia svegliato pronto a lottare, resistere e fare ostruzionismo nello stesso modo in cui hanno agito i Repubblicani contro il presidente Obama deve farsi da parte e e lasciare spazio a coloro che vogliono fermare lo squallore e la follia che sta per cominciare". La chiave del ragionamento di Moore è la stessa che lo spinse a individuare, tempo fa, nel distacco tra il Partito e il popolo americano l'inizio della fine dei Democratici. "Eravate in una bolla - ribadisce - e non prestavate attenzione ai vostri concittadini Americani e alla loro disperazione. Per anni sono stati trascurati da entrambi i partiti finchè è cresciuta la voglia di vendetta contro il sistema....La vittoria di Trump non è una sorpresa. E lui non è mai stato uno scherzo". La narrazione da diffondere, sottolinea il regista, è che "Hillary ha avuto il voto popolare". "La maggioranza dei nostri concittadini americani ha preferito Hillary Clinton a Donald Trump. La maggioranza voleva Hillary e non Trump. L'unica ragione per cui è accaduto ciò che è accaduto è l'esistenza di una folle idea del 18mo secolo chiamata Collegio elettorale. Finchè non la cambieremo avremo presidenti che non abbiamo eletto e che non vogliamo.
Viviamo in un paese in cui la maggioranza dei suoi cittadini ha detto di credere nell'esistenza del cambiamento climatico; che le donne vanno pagate allo stesso modo degli uomini; che serve un istruzione universitaria gratuita; un maggioranza che non vuole invadere altri paesi, che esige un salario minimo, e che vuole l'assistenza sanitaria per tutti. Nulla è cambiato. Viviamo in un paese - conclude Moore - la cui maggioranza è su posizioni 'liberal'. Ci manca solamente la leadership perchè tutto ciò si attui (vedere al punto 1).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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