In Germania è stata appena pubblicata una ricerca che evidenzia il “livello record” di acquisti di armi da fuoco da parte dei cittadini teutonici. Alla base di tale forte esigenza di armarsi vi sarebbe, a detta degli esperti, un “profondo senso di insicurezza” aggravato dalle “ondate migratorie” promosse dalla cancelliera Merkel a partire dal 2015.
I dati forniti ultimamente dal quotidiano Rheinische Post stabiliscono appunto che, nel 2018, ben 640mila Tedeschi si sarebbero dotati di porto d’armi e di una pistola, una cifra corrispondente “quasi al triplo” di quella accertata nel 2014, ossia un anno prima dell’esplosione della crisi migratoria nell’Ue. Sull’onda dell’impennata di acquisti di armi avvenuta nel 2018, il numero complessivo di strumenti per la difesa personale presenti oggi in tutta la Germania sarebbe cresciuto fino a raggiungere la soglia delle 5,4 milioni di unità.
La messa in evidenza della correlazione tra l’esigenza individuale di armarsi e il senso di insicurezza aggravato dall’immigrazione di massa è stata effettuata dagli autori della ricerca grazie alla consulenza fornita loro dal Gewerkschaft der Polizei (GdP), uno dei principali sindacati della polizia federale.
I vertici di tale organizzazione hanno infatti aiutato gli analisti a comprendere il significato dei recenti dati sulla vendita di pistole in Germania, affermando che la popolazione avrebbe ormai acquisito una “radicale diffidenza” verso le istituzioni, considerate “poco determinate” a difendere i confini e la comunità dalle “infiltrazioni esterne”. La paura e lo scoramento dei cittadini sarebbero stati quindi acuiti, dal 2014 a oggi, dai numerosi casi di cronaca in cui sono risultati coinvolti degli stranieri, come gli incidenti accaduti a Colonia il 31 dicembre 2015 e a Chemnitz nell’agosto del 2018.
A detta del Gdp, sempre più Tedeschi riterrebbero “imprescindibile” munirsi di strumenti per l’autodifesa, in quanto il Paese sarebbe ancora in balia della “minaccia” rappresentata dall’immigrazione incontrollata, bollata dai cittadini come una conseguenza diretta delle politiche dell’accoglienza varate dalla Merkel quattro anni fa. Il sindacato di polizia ha infine rivelato ai ricercatori che la soluzione avanzata da un numero crescente di connazionali della cancelliera al fine di arrestare la “corsa alle armi” consisterebbe nella “chiusura dei confini nazionali”.
La recente inchiesta del Rheinische Post, incentrata sui dati relativi al boom di acquisti di pistole e sulle spiegazioni fornite dai vertici sindacali delle forze dell’ordine, ha immediatamente infiammato il dibattito politico a Berlino, con i sovranisti di AfD che hanno accusato il governo di avere fatto “piombare nel terrore” la popolazione.
I deputati del partito anti-establishment hanno appunto tacciato la Merkel di avere finora sviluppato politiche “suicide” in ambito migratorio, che avrebbero indotto i Tedeschi a “non sentirsi più padroni in casa loro” e a considerarsi “abbandonati” da delle autorità intente a “coccolare i clandestini”.
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