Ve lo ricordate, Pierre Moscovici, l'ex commissario agli Affari Economici della Commissione Juncker sempre pronto a "bacchettare" l'Italia sui conti pubblici e spesso protagonista di furenti polemiche con il governo di Roma? Moscovici, il socialista francese ossessionato dai sovranisti che vede il Belpaese infestato di "piccoli Mussolini", e che ha di recente passato il testimone a Paolo Gentiloni, ora ha un nuovo incarico in Francia. L'ossessione per il rigore è un lontano ricordo del passato, perché ora l'ex Commissionario europeo può godersi uno stipendio annuo di circa 174.000 euro, alla faccia dei conti pubblici e del contenimento delle spese. Quella era la vita di prima, ora c'è un presente radioso nel quale il francese può godersi la pensione senza pensare troppo al debito pubblico italiano.
Come riporta La Verità, infatti, l'ex commissario europeo è stato nominato ieri dal governo francese come nuovo presidente della Corte dei conti d'Oltralpe. Poco dopo l'annuncio della nomina, Moscovici ha scritto un messaggio su Twitter: "Assumo questa funzione con emozione, umiltà e determinazione". Che fosse una "sorpresa", tuttavia, l'ex commissario non può proprio dirlo perché la sua nomina era nell'aria da almeno un paio di anni, quando era ancora un membro della Commissione Juncker. Ma essere fedeli all'establishment europeo, si sa, porta sempre a dei riconoscimenti importanti: basti pensare a Federica Mogherini, ex ministro degli Esteri italiana ed ex Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, nominata rettrice del College of Europe, istituto post-universitario di Bruges, in Belgio.
Il rapporto controverso fra Moscovici e l'Italia
Per il nuovo capo dei magistrati contabili francesi il "rigore" si deve applicare a seconda dell'interlocutore che si ha di fronte. Se si tratta dell'Italia, allora non si possono fare sconti. Come ricorda l'Agi, è il gennaio 2018 quando quando Pierre Moscovici annovera l'Italia tra i rischi dell'anno appena iniziato. "L'Italia tra i rischi del 2018" per l'Ue. In una conferenza stampa a Parigi, il commissario Ue parla di vari Paesi europei con una situazione "complicata" e tra questi cita Paesi come Germania, Spagna e Italia, dove a impensierire è l'incognita governabilità dopo le elezioni. Poche ore dopo il commissario rettifica quella dichiarazione dando la colpa a una traduzione infelice.
Nel settembre del 2018 la tensione fra Roma e Moscovici sale alle stelle. Gli scontri sulla legge di stabilità con le misure bandiera di M5s e Lega (reddito di cittadinanza e quota 100) sono all'ordine del giorno. Il 13 settembre Moscovici sbotta e dice che l'ondata di populismo in Europa fa "paura". Nel ruolo dell'inflessibile adepto del rigore, l'ex ministro francese, nel dicembre dello stesso anno, ad accordo praticamente raggiunto fra Roma e Bruxelles, bastona ancora l'Italia, affermando che la riduzione dal 2,4% al 2,04% del deficit proposta dall'Italia, "non era ancora sufficiente". Ma quell'ossessione per il rigore, come spiegato poc'anzi, Pierre Moscovici ce l'ha avuta solo con Roma. Nel 2012 viene nominato ministro delle Finanze della Repubblica guidata da Francois Hollande: per ben 10 anni la Francia ha sforato il 3% del rapporto tra deficit/pil in violazione palese delle regole Ue, eppure nessuno si è stracciato le vesti, nemmeno l'inflessibile Commissario. Qualche anno più tardi provò a spiegare quest'evidente disparità di trattamento: "I deficit di Francia e Italia non sono comparabili.
Ci sono due grandi differenze tra Francia e Italia: in Francia c’è un’emergenza sociale, misure eccezionali, con un anno di superamento temporaneo" spiegò nel dicembre 2018. Ora chissà se i francesi avranno a che fare con un capo dei magistrati contabili estremamente rigido o, viceversa, meno inflessibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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