Uccisi disabili in sedia a rotelle: la barbarie jihadista al Bataclan

Il macabro racconto della strage al teatro: gli attentatori hanno cominciato a sparare puntando inizialmente a un gruppo di fan disabili

Uccisi disabili in sedia a rotelle: la barbarie jihadista al Bataclan

"Prima di uscire, abbiamo dovuto camminare tra i cadaveri, è stato orribile. Non pensavo che a Parigi potesse succedere la guerra. Nessuno, credo, poteva immaginarlo". Sono le parole di Jerome Boucher, una delle persone che si trovava a Parigi dentro alla sala concerti Bataclan al momento dell’attentato, raccolte da Repubblica. "Gli attentatori hanno cominciato a sparare puntando inizialmente a un gruppo di fan disabili della band Eagles of Death Metal", racconta Helen Wilson, americana sopravvissuta alla strage che, in una intervista del Daily Telegraph, spiega come i terroristi abbiano iniziato a scegliere le loro vittime in pochi secondi, eleggendo come primi obiettivi delle persone in sedia a rotelle.

"Il concerto era cominciato da poco - racconta Jerome Boucher - abbiamo sentito degli scoppi, come dei fuochi d’artificio. All’inizio non ho pensato a niente di grave, è un gruppo metal che suona a volume alto. Poi ho visto i terroristi sparare in mezzo alla folla. Le luci in sala si sono accese, la band è scappata dal palco. I terroristi hanno continuato a sparare. Uccidevano una persona per volta. Mi sono messo in un angolo". In rete stanno emergendo diversi video girati con i telefonini che mostrano come il rumore degli spari abbia in un certo momento superato persino il suono degli amplificatori, che in quel momento erano al massimo. Dopo la carneficina islamista, i testimoni hanno raccontato di aver visto "sangue ovunque, corpi a terra". "Tutti scappavano, urlando, ma per molti non c’era scampo - hanno riferito - eravamo in trappola, siamo rimasti fermi così per molto tempo, a me è sembrata un’infinità".

Qualcuno ha pensato: "Ora toccherà a me, sono morto". I terroristi giravano, tranquillamente, a volto scoperto. "È finita quando ha sentito una mano sulla testa - conclude Jerome Boucher - era un agente delle forze speciali".

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