Quando i due candidati arrivano nell'auditorium della George Washington University di St. Louis (Missouri) il clima è teso. Lo si capisce da un dettaglio: non si stringono neanche la mano, solo un timido saluto con il capo e un sorriso abbozzato. Quello che segue è un dibattito molto intenso, con durissimi scambi di accuse e domande serrate. A porgerle non sono solo i due moderatori ma anche il pubblico, come previsto dalla formula del dibattito (town-hall). Ed è proprio una domanda del pubblico a compiere il "miracolo". Siamo alla fine del dibattito, per un'ora e mezzo Hillary e Trump se le sono date di santa ragione. Un cittadino prende la parola e chiede, ai due candidati, cosa rispettino l'uno dell'altro. La tensione inaspettatamente si scioglie. La prima a rispondere è Hillary Clinton: "Rispetto i suoi figli, incredibilmente capaci e devoti. Come madre e nonna considero questa una cosa molto importante. Credo che questa elezione sia diventata così intensa e conflittuale - ha aggiunto - perché la posta in gioco è alta". Donald Trump apprezza la risposta della rivale, e dopo aver ribadito la stima per i propri figli, non vuole essere da meno in carineria: "Non si arrende mai (Hillary, ndr). È una che combatte. Non condivido i suoi giudizi ma lei è una combattiva". Manca solo la scritta finale delle fiabe: "... e tutti vissero felici e contenti". Entrambi appaiono sinceri, quasi buoni amici. Eppure, fino a pochi minuti prima, lo scontro è stato totale. Tasse, economia, sanità, immigrazione, rapporti con l'islam, guerra in Siria, Russia. Non c'è un tema su cui ci sia accordo tra Hillary e Donald. Muro contro muro su tutto. Due visioni di America differenti e due ricette molto distanti. Lo scontro è forte, crudo, appassionato. L'ultima parola spetta agli americani, il prossimo 8 novembre. Al di là di ciò che dicono e diranno i sondaggi nei prossimi giorni, in questo mese scarso che ci separa dal voto può accadere ancora tutto.
"Credetemi - ha detto Trump verso la fine del dibattito - lei ha tanto odio nel cuore". La attacca così duramente perché lei in alcune dichiarazioni ha offeso i suoi sostenitori. Poi ribadisce: "Abbiamo una nazione divisa e non possiamo permetterci altri 4 anni di Barack Obama. È quello che avreste con lei" alla presidenza. Poco prima Hillary, rispondendo ad una precisa domanda del moderatore, aveva cercato di spiegare che lei non ce l'ha con gli elettori del tycoon ma con Trump stesso. In un altro passaggio molto acceso del confronto Trump ha detto a chiare lettere che se fosse lui a fare le leggi "Hillary sarebbe in galera". Si riferiva allo scandalo del server privato di posta elettronica utilizzato dalla Clinton quando era segretaria di stato. Secondo Trump "non è pensabile che le 30.000 email cancellate" da Hillary riguardassero il matrimonio della figlia Chelsea. Lei ha riposto ironizzando sul numero: "In realtà erano 35mila". Poi ha ammesso di aver fatto un errore e che se tornasse indietro non lo rifarebbe. Ma, ha assicurato, "non è mai stato provato che qualcuno sia entrato in possesso di quelle mail accedendo al mio server".
Uno dei punti su cui Hillary ha cercato di inchiodare Trump è stato, sulla politica estera e, in particolare, sui rapporti con Mosca. "I russi vogliono che il candidato repubblicano Donald Trump diventi presidente degli Stati Uniti. "Non era mai successo prima che un avversario si adoperasse così tanto per influenzare il risultato delle elezioni. E credetemi, non stanno cercando di far eleggere me", ha ironizzato Hillary, commentando le dichiarazioni delle agenzie di intelligence americane che hanno accusato i russi di essere dietro agli attacchi hacker sferrati contro istituzioni politiche a stelle e strisce. Pronta la replica del candidato repubblicano: "Non so niente della Russia, cioè conosco la Russia ma non ho prestiti dalla Russia". E ancora: "Non conosco il presidente russo Vladimir Putin ma sarebbe un bene andare d'accordo con la Russia". Soprattutto, ha ribadito, per "distruggere l'Isis".
Ma veniamo al tema forse più atteso della serata, in America e non solo. Come ha reagito Trump alle accuse di sessismo e volgarità per il video, risalente al 2005, pubblicato dal Washington Post alcuni giorni fa? Era solo un chiacchiericcio da spogliatoio. Non ne sono fiero e mi sono scusato. Solo una conversazione tra uomini... io voglio sconfiggere l'Isis e rendere di nuovo grande il nostro Paese. Nessuno ha più rispetto di me delle donne. Renderò più sicura l'America, la renderò più sicura e ricca". Ammette di avere sbagliato, Donald, ma al contempo, un po' goffamente, cerca di riportare il discorso su altri temi. Vuole stabilire delle priorità. Nella sua replica Hillary prova a inchiodarlo: "Ero in disaccordo con gli altri candidati repubblicani, ma con Donald il discorso è diverso. Come ho già detto non è adatto a fare il presidente. Abbiamo visto come tratta e umilia le donne. La domanda è: uno così può rappresentarci? L'America è già grande (replica con stizza all'arcinoto slogan di Trump, "Rifacciamo grande l'America"). Lavoreremo insieme e ci rispetteremo". Lui ribatte: "Solo parole, non ha mai fatto nula di concreto". E rincara la dose, puntando il dito (come peraltro aveva promesso di fare) contro il marito di Hillary: "Se pensiamo a quello che ha fatto Bill Clinton... ha abusato di alcune donne e Hillary le ha attaccate quando loro hanno denunciato i fatti. Quello che il presidente Clinton ha fatto lo ha portato all'impeachment. È vergognoso che Hillary usi questo argomento". Lo scontro è aspro. Le telecamere per alcuni istanti inquadrano Bill Clinton, seduto tra il pubblico accanto alla figlia Chelsea e al genero. È serissimo. Hillary, a quel punto, rilancia. "Seguirò quello che mi consigliò di fare Michelle Obama: se loro sparano basso tu vola ancora più alto". Ma prosegue puntando il dito contro Donald: "Non si è mai scusato, non solo con le donne. Non si è scusato con i genitori del soldato morto in Iraq, che ha offeso questa estate. Non si è scusato con il giudice che ha attaccato perché messicano (Gonzalo Curiel, ndr). Non si è scusato con Obama che ha accusato di non essere americano...". Pronta la replica di Trump: "È lei che si deve scusare per le email cancellate dal server". E su Obama puntualizza: "A tirare fuori i dubbi sul luogo di nascita e le origini è stato lo staff di Hillary".
Sullo scandalo delle email Hillary accusa il colpo, ma è un tema che tenta di smontare riconoscendo l'errore: "C'è stato uno sbaglio e ami assumo ogni responsabilità. È stato un errore e mi dispiace. Ma - puntualizza - dopo un anno di indagini non ci sno prove che qualcuno sia entrato nel mio server, ruibando quelle informazioni. Io prendo molto sul serio le informazioni secretate".
Un altro tema di forte scontro tra i due candidati, sollevato dalla domanda di un cittadino, è la riforma sanitaria. Cosa cambierà? sarà (davvero) accessibile a tutti? Clinton risponde dicendo che ha in mente alcune soluzioni per migliorare un sistema, quello dell'Obamacare, che presenta dei problemi (costi elevati) ma, pur sempre, ha il merito di aver allargato la copertura sanitaria a venti milioni di persone che ne erano privi. Trump replica: "Un disastro l'Obamacare. Vogliamo abrogare questo sistema che è troppo costoso e impedisce alle società di assicurazione di competere tra loro". Hillary insiste: "Sistemiamo ciò che non va ma non buttiamo via tutto". Il repubblicano, incalzato dal moderatore, fa un accenno alla sua idea di riforma: "Se creiamo una forte concorrenza manteniamo gli aspetti positivi e blocchiamo l'aumento dei premi, riuscendo così ad ad occuparci anche di chi non i i mezzi per pagarsi la copertura sanitaria".
Ad un certo punto del dibattito una donna prende il microfono e si presenta: "Sono musulmana". Poi chiede ai candidati, ma in particolare si rivolge a Trump, di rendere note le loro intenzioni nei rapporti con le altre comunità e, in modo particolare, con la comunità islamica. Trump risponde con schiettezza: "Lei non ha mai fatto cenno agli integralisti musulmani, che sono il vero problema dell'America, e non solo. I musulmani hanno il dovere di segnalare chi, all'intrno della loro comunità, ha idee pericolose per la sicurezza di tutti. Ho espresso più volte e ribadisco oggi questo concetto". Hillary si differenzia sottolineando che intende sconfiggere l'Isis e i terroristi, "ma dobbiamo farlo d'accordo con i paesi musulmani, proprio per questo motivo se ci separiamo oggi da tutto il mondo islamico facciamo un regalo ai terroristi".
Capitolo Wikileaks. A Hillary viene chiesto se sia accettabile che un candidato abbia due facce, una pubblica e una privata: il riferimento è ad una mail resa nota dal network di Assange, da cui si evincerebbe che l'ex segretaria di Stato si finge vicina alla classe emdia ma in realtà si senta più vicina ai banchieri. Lei ha risposto cercando di contestualizzare: "Stavo parlando dopo aver visto il film su Abramo Lincoln. Sottolineavo quanto sia difficile per un presidente portare il Congresso dalla propria parte". Poi però Hillary ha denunciato l'ingerenza della Russia nelle elezioni americane: "La nostra intelligence ha detto che il Cremlino ha portato avanti attacchi per cercare di condizionare le nostre elezioni. Cercano di aiutare Trump. Perché, altrimenti, non tirano fuori anche le sue dichiarazioni dei redditi?".. Pronta la replica del repubblicano: "Dice solo bugie... con Putin possiamo combattere l'Isis. Io non ho ricevuto soldi dalla Russia". E sulle tasse: "Pago centinaia di milioni di dollari di tasse. Quando sarà finito il controllo da parte dell'agenzia delle entrate pubblicherò i documenti".
Inevitabile, a quel punto, la domanda sulle tasse. È vero o no che per diversi anni non ha pagato quelle federali? Trump ammette: "Sì, certo. L'ho fatto. Ma era previsto dalla legge. Perché Hillary non ha cambiato quelle leggi che ora contesta, che privilegiano anche chi l'ha finanziata, come Warren Buffet e George Soros?". Nel rispondere alle accuse più di una volta, durante il dibattito, Trump cita Sanders. Lo fa per rimarcare le differenze tra il candidato ultraliberal - e anti casta - e Hillary. Poi Donald ricorda la propria ricetta fiscale: "Vogliamo abbassare le tasse a favore della classe media. Hillary invece vuole aumentarle. Le nostre tasse sono le più alte del mondo, io voglio renderle le più basse". Clinton replica sottolineando che il piano del suo avversario garantirà enormi tagli delle tasse alle grandi corporation e che, inevitabilmente, questo ricadrà sule spalle della classe media. Noi, sottolinea per differenzxiarsi, "andremo a cercare soldi da chi ne ha di più". E indica la soglia che intende colpire: chi guadagna più di 5 milioni di dollari all'anno.
Sulla guerra in Siria vede Hillary Clinton è convinta della necessità di armare i curdi, "che stanno combattendo sul campo e hanno già ottenuto grandi risultati contro l'Isis". Sono loro gli alleati migliori per gli Stati Uniti. Trump è dell'avviso, invece, che la guerra contro lo stato islamico non possa prescindere da Putin e Assad: loro combattono l'Isis. Quando il moderatore sottolinea una presa di posizione di Mike Pence, che ha criticato l'eccessivo interventismo di Mosca in Siria, Trump prende le distanze dal suo vice: "Non sono d'accordo". E puntualizza: "Affronterò Putin e la Russia come si deve. Ma se possiamo collaborare contro l'Isis sono pronto a farlo. Porterò però avanti tutte le inchieste necessarie a fare luce su eventuali crimini di guerra". Poi una stoccata all'amministrazione Obama: "La Russia ha rinnovato il proprio arsenale nucleare, noi invece siamo rimasti antichi". E ancora: "La Russia ha firmato un trattato di pace con l'Iran, e con Assad stanno distruggendo l'Isis. La Siria combatte l'Isis, la Russia sta con la Siria ed è alleata con l'Iran, paese reso più ricco e forte dall'accordo sul nucleare voluto da Obama".
Il secondo faccia a faccia in tv tra i due candidati in corsa per la Casa Bianca è stato il dibattito più twittato della storia. Lo ha reso noto la società che cinguetta, precisando che è stato superato il record di 17,1 milioni di tweet toccato durante il primo duello, lo scorso 26 settembre. I tre momenti più twittati sono stati quando Trump ha detto di essere in disaccordo con il suo candidato vice presidente Mike Pence sulle politiche in Siria, quando si è definito un "gentiluomo" e quando il tycoon ha detto che Hillary sarebbe in galera sotto la sua amministrazione.
I social network sono sempre più importanti nella vita politica, ma una cosa è certa: alla fine non conteranno né i sondaggi, né le discussioni più o meno "virali" rilanciate su Facebook, Twitter o altri luoghi virtuali. A fare la differenza, come sempre, saranno i voti. Il terzo - e ultimo - confronto tra Hillary Clinton e Trump è in programma il 19 ottobre a Las Vegas. Tutto può (ancora) succedere.Guarda il dibattito
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