Utrecht, ecco come ha agito il killer

Il killer di Utrecht ha trasformato il tram in una gabbia mortale ed i passeggeri in bersagli

Utrecht, ecco come ha agito il killer

Il tragico episodio avvenuto questa mattina a Utrecht, in Olanda, presenta delle dinamiche ottimizzate in base al contesto. Una capacità di adattamento letale quella dimostrata dal killer, il 37enne di origine turca Gokman Tanis, catturato dopo una fuga durata otto ore.

La sparatoria potrebbe essere rivendicata dallo Stato islamico per scopi opportunistici. Al momento si segnalano attive soltanto le sigle pro-Is, Isis-linked group o Isis-aligned group. Ricordiamo che non c'è alcun collegamento tra i media operative del nucleo centrale dell’organizzazione terroristica ed i simpatizzanti dei gruppi pro-Is.

È il solo messaggio dello Stato islamico tramite i suoi canali Idra (al-Naba, Islamic State ed Amaq del Central Media Diwan) ad avere l'autorità necessaria per innescare i distaccamenti o consacrare le loro operazioni per attacchi pianificati e su larga scala.

Tuttavia nella maggior parte delle minacce on line, tale distinzione non sempre è stata rilevata. Questa non è una guerra informatica, ma di contenuti. Ritornando ai fatti di Utrecht. Lo Stato islamico potrebbe sfruttare l'episodio e collegare le azioni di Gokman Tanis alla strage in Nuova Zelanda.

Utrecht: pensare come i terroristi

Le dinamiche della sparatoria di Utrecht andrebbero analizzate con attenzione. Analizzare il piano, poi la persona. Così come per i terroristi, si tratta di decodificare la tattica. Entrare furtivamente nella mente del killer, per una postura proattiva più che reattiva.

Definizione di successo

Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare. Vi sono numerose variabili infine, da considerare come la logistica, le opportunità percepite e l'accesso agli obiettivi desiderabili. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni.

Compiere una strage

La visibilità è soltanto consequenziale. Il soggetto che si arma e decide di compiere una strage, cerca in primis di mietere il maggior numero di vittime, massimizzando una frenetica azione iniziale. Così come per un attentato terroristico, si tratta di un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

Cosa accade quando un soggetto X apre il fuoco contro la folla?

La folla, ovviamente, si disperde. Ergo diventa difficile continuare ad uccidere dopo la prima fase. Non parliamo di azione mirata (come potrebbe essere quella di un cecchino), ma di fuoco concetrato contro bersagli che entrano casualmente nel raggio d'azione dell'arma utilizzata e nello specchio visivo del killer. Tuttavia se quest'ultimo agisse all'interno di una gabbia, intesa come le concentrazione di un gruppo di persone in uno spazio limitato, la sua azione sarebbe letale. I terroristi suggeriscono da anni di colpire i luoghi affollati, ma questi ultimi devono soddisfare un layout particolare. Se, invece, tutte le vittime si ritrovassero concentrate in un piccolo spazio, con limitatissimo spazio di azione e cellula attiva al suo interno? E' proprio quello che è avvenuto questa mattina in Olanda.

Utrecht: perché l’uomo è salito sul tram?

I fatti di Nizza hanno dimostrato che le armi di piccolo calibro in dotazione alle forze di polizia, erano assolutamente inefficaci nel contrastare un mezzo pesante in velocità (oltre a diverse altre lacune). La solidità strutturale del tir ha garantito un elevato ed immediato grado di sopravvivenza al conducente. Se Gokman Tanis avesse sparato dall’esterno verso il tram, si parla di pistola, avrebbe dovuto scegliere una posizione ottimale per aprire il fuoco e considerare la naturale resistenza del mezzo. Trattandosi di pistola (non sappiamo di che tipo), il 37enne avrebbe dovuto anche considerare il numero dei colpi a disposizione. Supponiamo dai dodici ai quindi colpi. Il bilancio finale è di tre morti e cinque feriti. Se il killer avesse aperto il fuoco da una posizione X della strada (consideriamo l'intera sequenza di fuoco), si sarebbe esposto senza alcuna copertura naturale. Sono molte le variabili da considerare, ma se avesse agito dall'esterno, la sua azione sarebbe stata probabilmente meno efficace ed il bilancio meno tragico. Agendo dall’interno del mezzo, invece, il killer non ha dovuto fare altro che aprire il fuoco a brevissima distanza, trasformando il tram in una gabbia mortale ed i passeggeri in bersagli.

Perché scegliere il tram?

Probabilmente l’uomo ben conosceva il percorso e le soste del mezzo pubblico, determinando l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. Non un episodio opportunista, ma lo stadio finale di un lucido processo razionale iniziato proprio con la selezione del target. Il 37enne, ben consapevole delle fermate che avrebbe eseguito il tram, ha scelto un momento e luogo specifico (la piazza 24 Oktoberplein dove vi sono numerosi capolinea) per dare il via alla sua efferata sequenza di morte. Sfruttando il caos venutosi a creare, il killer è poi riuscito a fuggire. Gokman Tanis ha selezionato il bersaglio effettuando un calcolo dei costi e dei benefici. Soltanto otto ore dopo è stato arrestato.

Alterare il paradigma della minaccia

Il terrorismo si pone l’obiettivo di scardinare gli schemi classici, modificando e plasmando lo status quo che la società conosce. Gokman Tanis ha sostanzialmente alterato il paradigma della strategia degli stadi. Quella che è nota come la strategia degli stadi, mira alla dispersione delle forze sfruttando la paura nelle masse. Gli stadi ospitano decine di migliaia di persone: alcune strutture sono in grado di contenere anche 90 mila tifosi. Non si prestano ovviamente a tutti gli attacchi. A differenza della metropolitana, attaccare uno stadio con il gas non avrebbe senso per il fatto che si trova in una condizione ottimale sotto il profilo del riciclo dell’aria. Lo stadio in se, però, ha un fattore determinante: ospita una folla che potrebbe, in pochissimo tempo, diventare ingestibile. Se uno degli attentatori di Parigi ad esempio, fosse riuscito a farsi esplodere o a far detonare un ordigno a ridosso di un gate stracolmo di tifosi, le conseguenze sarebbero state ben più tragiche. Quella folla in attesa sul campo di gioco (ripresa in diretta mondiale), se fosse stata colpita si sarebbe tramutata in una forza dirompente non gestibile dagli steward dello stadio. E considerando i controlli serrati che, in teoria, impedirebbero di minare le fondamenta di una curva, deflagrare un ordigno dinanzi un gate stracolmo di persone, resta ancora l’opzione tattica migliore. Gokman Tanis ha invertito i valori della medesima strategia.

L'uomo non voleva che i suoi bersagli si disperdessero verso, ma che restassero all'interno del mezzo così da intrappolarli e colpirli anche dopo il primo colpo di arma da fuoco.

La razionalità procedurale di Gokman Tanis è frutto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili.

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