"Sono un grande amico della libertà di circolazione ma con l'Italia dobbiamo stare ancora attenti, anche se la situazione è migliorata è ancora un focolaio". Fanno discutere le parole pronunciate ieri dal ministro della Salute austriaco, Rudolf Anschober.
Nelle scorse settimane il capo della diplomazia italiana, Luigi Di Maio, aveva dichiarato inammissibili le "black list" tra Paesi europei in vista della ripresa del turismo. Ma di fatto il nostro Paese è considerato ancora terra di contagio. E questo rischia di allontanare dall’Italia milioni di turisti. Secondo i dati di Coldiretti sono 3,5 milioni i cittadini austriaci e 7 milioni quelli tedeschi che ogni anno scelgono il Belpaese per trascorrere le vacanze. Viaggiatori che ora potrebbero fare rotta verso le montagne austriache o le spiagge della Croazia.
Per Vienna l'Italia è ancora un "focolaio"
Forse anche per questo Vienna e Zagabriatengono sigillate le frontiere con l’Italia, nonostante l’allentamento delle restrizioni con gli altri Stati, compresa la Germania. Oggi il cancelliere austriaco Sebastian Kurz annuncerà ulteriori passi in avanti verso un ritorno alla normalità. Difficile però che Vienna faccia retromarcia rispetto alla decisione di mantenere chiusi i valichi con l’Italia. "Le aperture delle frontiere sono un processo in corso che durerà fino a giugno, luglio e agosto", ha detto all’agenzia di stampa Apa il ministro degli Esteri, Alexander Schallenberg. "Tutte le riaperture – ha aggiunto - dovrebbero essere basate su fatti e dati".
Quarantena obbligatoria e tamponi per chi rientra dall'Italia
Anche Anschober tira in ballo i parametri epidemiologici per nascondere un braccio di ferro che potrebbe sfociare in una crisi diplomatica. "Cancelleremo i Paesi europei dalle liste di sconsiglio ma ci aspettiamo reciprocità", aveva detto, infatti, il 18 maggio scorso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio agli omologhi di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo e Slovenia durante il vertice sui flussi turistici nell’Unione. Un appello rimasto inascoltato.
Non solo non si prevedono aperture ma, fanno sapere dalla Camera del Lavoro di Innsbruck in Tirolo, "chiunque si recherà in Italia al suo rientro in Austria rischierà di dover esibire al confine un certificato medico che attesti il tampone negativo al Covid-19 con data non antecedente a quattro giorni". Diversamente, bisognerà osservare una "quarantena di due settimane con il forte rischio del mancato pagamento dello stipendio, o parte di esso, nel periodo di assenza". Misure durissime, che di fatto cancelleranno i tradizionali viaggi verso l'Italia del periodo di Pentecoste. A farne le spese principalmente saranno albergatori, ristoratori e commercianti del Garda e della Laguna Veneta.
La Croazia chiude le frontiere
Anche la Croazia ha annunciato che non riaprirà il confine con l’Italia, mentre lunedì si prepara ad accogliere i turisti provenienti da Germania, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Paesi Baltici. Da mesi il governo di Zagabria, presidente di turno dell’Unione europea, lavora al progetto di corridoi bilaterali proponendosi come meta "Covid-free", alternativa all’Italia. Ieri nel Paese non si è registrato nessun nuovo caso di coronavirus e al momento il bilancio è di 2.245 contagiati e 102 morti.
Da Atene arriva lo stop ai voli dall'Italia
Intanto anche la Svizzera ha fatto sapere che non riaprirà i confini con l’Italia il 3 giugno prossimo, mentre proseguono i controlli alla frontiera italo-slovena. Limite che i migranti, però, continuano ad attraversare a decine ogni giorno. Sarà pure la Grecia a dire di no ai turisti che arrivano dall'Italia, almeno fino al primo luglio. Il nostro Paese finisce nella black list di Atene. O meglio, non figura nella lista dei 29 Paesi per i quali, secondo quanto riporta il quotidiano Kathimerini, le frontiere greche saranno aperte.
Una lista compilata, fa sapere il quotidiano, "dopo aver esaminato i dati epidemiologici di ogni Paese e prendendo in considerazione le comunicazione dell'Agenzia europea per la sicurezza del volo (EASA) e del Comitato per le malattie infettive, e che include Germania e Cina. I viaggiatori provenienti dai Paesi che figurano nell'elenco saranno monitorati con controlli spot negli aeroporti, mentre resta almeno fino all'inizio di luglio lo stop ai voli da tutte le altre destinazioni.
Con i corridoi l'Italia rischia di rimanere isolata
Uno scenario, quello dei corridoi, che si sta concretizzando, e che potrebbe costare caro al nostro Paese. Finora le perdite stimate dalla Coldiretti per alloggi, ristorazione, trasporti e shopping ammontano a quasi 20 miliardi di euro. "Prima la Slovenia, poi l'Austria, ora la Croazia. Non è accettabile che paesi facenti parte dell'Unione europea facciano passare gli italiani per untori, e con questo pretesto cerchino di creare corridoi turistici che aggirano l'Italia", attacca il deputato di Forza Italia, Roberto Novelli.
Rosanna Conte, eurodeputata leghista, parla di "far west" senza regole. La Commissione europea, denuncia, non è riuscita ad esprimere "un criterio unico" per gli spostamenti e così "auspicare che Bruxelles faccia rispettare una concorrenza leale nel turismo europeo, così come dovrebbe essere in un mercato unico, è cosa vana".
"Non siamo la Wuhan d'Europa"
E ad insorgere è anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia: "Non possiamo accettare che la Svizzera consideri gli italiani degli appestati, e la Croazia vada su questa strada, non esiste che qualcuno ci cataloghi come la Wuhan d'Europa solo perché in Italia il virus è arrivato prima che in altri Paesi europei".
"Il problema è che ormai siamo ai tempi supplementari – ha attaccato il governatore – di corridoi turistici se ne
parla da settimane, e non è stato fatto nulla: è necessario che si muova la nostra diplomazia, il ministero degli Esteri si deve far sentire e ci deve essere una regia europea che finora è mancata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.