Il virus suino che fa paura al mondo: "Potrebbe causare pandemia"

Uno studio cinese ha individuato nei maiali la presenza di un virus influenzale potenzialmente pandemico, che ha già infettato l'uomo. Gli scienziati: "La situazione va monitorata"

Il virus suino che fa paura al mondo: "Potrebbe causare pandemia"

Una pandemia nella pandemia. È la preoccupazione di alcuni scienziati, che temono lo sviluppo di una nuova emergenza sanitaria, durante la lotta al nuovo coronavirus, e il rischio che accada potrebbe nascondersi dietro l'angolo. Un gruppo di ricercatori, infatti, ha identificato in Cina un virus influenzale "dal potere pandemico", che colpisce i maiali e che potrebbe diffondersi anche da uomo a uomo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Proceedings of the National Academy of Sciences, prende in esame un virus suino, chiamato G4, che unisce insieme un ceppo trovato in uccelli europei e asiatici, quello H1N1 (influenza suina) che ha causato la pandemia del 2009 e un H1N1 nordamericano che ha geni da virus dell'influenza aviaria, umana e suina. La nuova influenza, ribattezzata dagli scienziati G4 EA H1N, non ha rappresentato una grande minaccia per il momento, dato che non sembra essere in grado di diffondersi tra le persone.

La sorveglianza sierologica messa in atto dagli autori dello studio sui lavoratori suini ha mostrato che il 10,4% (35 persone su 338) era positivo al virus G4 EA H1N1. Inoltre, per i ragazzi tra i 18 e i 35 anni, il tasso di sieropositività si innalazava al 20,5% (9 su 44), indicando che l'influenza aveva acquisito maggiore infettività umana. Questi dati mostrano che il virus ha già fatto il salto di specie e può aggredire l'uomo. Ma, per il momento, non è ancora in grado di passare da uomo a uomo.

Ma il timore è che G4 EA H1N1 possa arrivare anche a trasmettersi tra le persone. "I maiali- si legge nello studio- sono ospiti intermedi per la generazione del virus dell'influenza pandemica" e, per questo, è necessario tenere questi animali sotto osservazione, per prevenire una possibile epidemia. Infatti, l'inclusione di G4 nei geni della pandemia H1N1 del 2009 "potrebbe promuovere l'adattamento del virus" che porta alla trasmissione da uomo a uomo, rischiando così di diffondersi nella popolazione umana, causando un'altra pandemia. "Pertanto- sottolineano gli autori dello studio- la sorveglianza sistematica dei virus dell'influenza nei suini è una misura chiave per prevenire la comparsa della prossima influenza pandemica".

La variante G4 preoccupa anche perché, come ha spiegato a Science il biologo evoluzionista Edward Holmes, "il suo nucleo è un virus dell'influenza aviaria, a cui gli esseri umani non hanno immunità, con pezzi di ceppi di mammiferi mescolati nell'uomo". "Chiaramente- ha aggiunto-questa situazione deve essere monitorata molto attentamente".

Raramente i virus influenzali dei maiali si trasmettono tra gli umani, anche se spesso dall'animale passano all'uomo. "La probabilità che questa particolare variante causi una pandemia è bassa", ha detto a Science Martha Nelson, biologa evoluzionista del Fogarty International Center del National Institutes of Health degli Stati Uniti che studia i virus dell'influenza suina negli Stati Uniti e la loro diffusione nell'uomo.

In ogni caso, il nuovo studio ha preso in considerazione un campione relativamente ridotto, visto che in Cina si contano 500 milioni di maiali. Per questo, saranno necessari nuovi studi per comprendere il reale rischio che potrebbe causare il virus. Sarebbe però necessario sviluppare un vaccino contro il G4, sia per i maiali che per le persone: "Idealmente- ha detto Nelson- produrremmo un vaccino G4 umano e lo metteremmo in giacenza, ma si tratta di un processo che richiede un sostanziale finanziamento".

La ricerca è stata definita un "gioco di ipotesi" da Robert Webster, un investigatore dell'influenza:

questa varietà, cioè, potrebbe arrivare a trasmettersi tra gli uomini, eventualità che non si è ancora verificata. E, precisa Webster, "non sappiamo che si verificherà una pandemia fino a quando non accadrà".

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