Yemen, i ribelli perdono posizioni ad Aden. Al Qaida guadagna terreno

Nelle mani degli estremisti gran parte di Mukalla. I sauditi lanciano armi e aiuti alimentari ai governativi

Sostenitori dell'ex presidente Saleh, leali ai ribelli, sfilano a Sana'a
Sostenitori dell'ex presidente Saleh, leali ai ribelli, sfilano a Sana'a

Dopo avere fatto evadere centinaia di prigionieri dal carcere di Mukalla, capitale della provincia del Hadramaut, oggi i miliziani di al-Qaida nella Penisola arabica (Aqap) hanno continuato ad agire nella zona, conquistando il quartier generale dell'esercito nella città costiera, nel sud-est dello Yemen.

L'azione contro il carcere a Mukalla ha riportato in libertà anche un leader regionale del gruppo, Khaled Batarfi e molti degli edifici istituzionali cittadini sarebbero ormai nelle mani del gruppo. Ben poco della città è ancora controllato dalle truppe governative.

Gli estremisti legati a Zawahiri hanno approfittato del caos che ingolfa il Paese, su cui da giorni continuano le incursioni aeree guidate dall'Arabia Saudita, per guadagnare terreno. Sarebbero 519 le vittime e 1.700 i feriti provocati da due settimane di combattimenti.

Ad Aden le forze ribelli houthi si sono ritirate dal distretto centrale, mentre i sauditi lanciavano armi e aiuti alimentari per i miliziani fedeli alle autorità yemenite. Proprio Aden è considerata la roccaforte governativa del Paese, dove il presidente Abd Rabbo Mansour si è ritirato dopo che, mesi fa, i ribelli hanno conquistato la capitale Sana'a, che ancora tengono. Ieri si erano spinti fino a raggiungere il compound presidenziale, da cui il leader yemenita se n'è andato giorni fa.

Se ieri circolavano notizie sull'arrivo di forze militari stranieri ad Aden, la situazione è ancora poco chiara. C'è chi sostiene si trattasse di incursori egiziani e chi di cinesi arrivati con una nave che sta evacuando cittadini del Paese asiatico. Dal canto suo, l'Arabia Saudita ha detto di non avere "formalmente" truppe nel Paese. Una risposta che lascia il tempo che trova.

Di un intervento via terra si è parlato molto nei giorni scorsi, con il presidente

egiziano Sisi che è arrivato a chiedere l'istituzione di una forza pan-araba per interventi di questo tipo. Ufficialmente nessun passo è però stato mosso verso il dispiegamento di uomini a sostenere le operazioni dall'alto.

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