Montanelli a teatro «profeta» del ’68

In Soltanto un giornalista, la testimonianza resa a Tiziana Abate e uscita postuma nel 2003 (edizioni Bur), Indro Montanelli riflette tra le altre cose sull’arte scenica. «Il teatro in Italia non può produrre nulla di significativo - sostiene -. È lo specchio di una società, e una società italiana non esiste. E difatti i personaggi del nostro - e giustamente - più acclamato drammaturgo, Pirandello, sono frutto d’astrazioni prive di qualunque carattere nazionale». Prima di arrivare a una conclusione così perentoria, però, il grande giornalista ha dato alla luce alcuni testi teatrali che bastano da soli a smentire l’osservazione secondo cui nel nostro Paese «il teatro non può produrre nulla di significativo». Uno di questi lavori, il poco noto Viva la dinamite!, debutta venerdì in prima nazionale al teatro Vittoria con la storica compagnia Attori&Tecnici, per la regia di Filippo Crivelli.
Scritto nel 1957 e messo in scena un’unica volta nel 1960 al Sant’Erasmo di Milano con Nino Besozzi, Wanda Osiris e la regia di Silverio Blasi, rappresenta un’impietosa critica della società dell’epoca e in fondo di tutti i tempi. Nelle già citate conversazioni con la Abate, il fondatore del Giornale definisce la pièce «prefigurazione di un quadro familiare del ’68». Protagonisti sono un anarchico (interpretato da Massimiliano Franciosa), alle prese con una bomba da piazzare in una galleria d’arte moderna, e un ricco commendatore, industriale e cavaliere del lavoro (Stefano Altieri), sposato a una donna mondana, strampalata e sedicente esperta d’arte (ma in realtà incapace di distinguere un quadro dall’altro). I due mondi così lontani dell’anarchia e dei cosiddetti radical-chic si incontrano. Montanelli immagina infatti che nasca un’amicizia tra il ricco uomo tutto di un pezzo e l’anarchico: il primo si accorge che l’universo dei rivoluzionari ha dei valori, mentre il secondo comincia ad apprezzare gli ideali del capitalismo. L’intesa porterà a un finale inaspettato e grottesco.
«È una commedia brillante, al limite della farsa - spiega Crivelli -. Descrive la crisi della società capitalistica, con le signore snob che si fingono intellettuali, si dicono di sinistra e sono attratte dalle avanguardie pittoriche solo per moda, e allo stesso tempo mostra il fallimento dell’anarchia e di quell’idealismo a cui pure Montanelli era affezionato essendo toscano». «Prende in giro in modo feroce sia l’alta borghesia milanese che i sovversivi - aggiunge Viviana Toniolo, succeduta ad Attilio Corsini nella direzione artistica del teatro e interprete del ruolo che fu della Osiris -. Montanelli ancora una volta conferma il suo essere sempre stato un uomo libero, che diceva ciò che pensava». «Colpisce l’attualità di molti aforismi e paradossi - prosegue il regista -. Assistiamo anche oggi a una società disorientata e, per citare una frase della commedia, a “un mondo di disgraziati che le bombe sotto il sedere se le stanno mettendo da soli”. L’autore, uomo geniale, aveva visto molto lontano, oltre le età, oltre il progresso e il regresso dell’Italia a venire». Lo spettacolo è arricchito da una colonna sonora che ricrea l’atmosfera degli anni Sessanta, con le canzoni di Sanremo, le note dell’Internazionale, le voci di Maria Callas e Fred Buscaglione.

Tra gli altri interpreti Stefano Messina, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa, Mariella Fenoglio e Benito Deotto. Teatro Vittoria, piazza Santa Maria in Liberatrice 10. Fino al 14 dicembre. Spettacoli dal martedì al sabato ore 21 (domenica ore 17.30), biglietti 19-24 euro. Informazioni: 06.5740170.

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