Montelvini, il Prosecco ha un futuro

I l Prosecco malgrado il successo planetario resta uno dei vini meno conosciuti d'Italia. Basti dire che per molti è sinonimo di bollicina tout-court. Effetto collaterale di un boom che ha fatto diventare il vino veneto una sorta di prodotto senza identità.

Proprio per questo va incoraggiata l'opera di chi lavora in quel territorio con consapevolezza e costanza, senza limitarsi a cavalcare la tendenza. È grazie a loro che quando sarà passata la bolla delle bolle il Prosecco continuerà a esistere e ad avere la sua dignità.

Tra questi produttori illuminati c'è certamente Montelvini, che opera nella docg meno conosciuta del Prosecco Superiore, quella di Asolo (l'altra è Valdobiadene). L'azienda è oggi nelle mani della famiglia Serena (papà Armando presidente, il figlio Alberto direttore e responsabile marketing, la figlia Sarah direttrice amministrativa e produttiva) che ha scelto come emblema la civetta, simbolo di saggezza, conoscenza, moderazione.

I Serena hanno presentato pochi giorni fa a Milano i loro vini: in particolare i loro vanti, i tre Prosecco Superiore docg Millesimato Extra Brut, Brut ed Extra Dry.

Ma al centro dell'incontro c'è stato il progetto «Vigneto Ritrovato»: un'antica vigna abbandonata nel centro storico di Asolo, che stanno recuperando con un pool di architetti, paesaggisti, storici che diventerà un gioiello aziendale e un simbolo dell'alleanza tra uomo e territorio.

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