Tutti ad antenne alte. Quando Moratti comincia a parlare si sa dove si comincia, non dove si finisce. Il presidente domenica sera era vagamente infuriato. La notte ha portato qualche consiglio. Uno per tutti: calma. Ed allora senza smontar la critica, è stato più dolce. Ma a ciascuno il suo a cominciare da Benitez. «Il derby si affronta con una mentalità diversa. Ho detto che la partita bella non è stata, non solo perché non abbiamo vinto, ma proprio perché non è stato un bel derby. Nessuna delle due squadre ha potuto esprimersi al massimo. Noi abbiamo avuto anche l'opportunità, essendo in superiorità numerica, ma non ho visto niente di particolare. Non è comunque terribile come situazione, anche se ovviamente non è neanche esaltante, perché il derby è il derby e si affronta per conto mio con una mentalità diversa». Perdere il derby fa rosicare. Specie a un tifoso totale, come il presidente dell'Inter.
La sensazione è che la squadra di Benitez non stia migliorando, pur con l'alibi dei molti infortuni: «Anch'io ho avuto questa impressione, però ci sono dei momenti in cui magari non si riesce a uscire da quelli che sono dei problemi relativi agli infortuni o anche ad altre cose. Se si cominciasse a uscire da quel problema lì, che è anche psicologico, forse la squadra potrebbe iniziare a esprimersi meglio». Moratti esorta tutti a rimboccarsi le maniche prima di agire sul mercato di gennaio: «Insomma, si devono mettere sotto tutti, dall'allenatore a tutti, per fare in modo di cominciare a girare, perché la squadra c'è, non è che bisogna aspettare gennaio. La squadra c'è, non è una squadra di 10 anni fa ma di tre mesi fa, e quindi è la stessa squadra che si è espressa sempre molto bene, con ampi margini. Mi hanno sempre detto che era esagerata la rosa dell'Inter, adesso invece non lo è più. Sono comunque a disposizione per capire quello che si può fare, ma ancora prima devo capire se vale la pena».
Fiducia al tecnico, ma con giudizio: «L'allenatore è stato preso apposta perché è una delle persone con maggiore esperienza, calma e capacità per poter fare le cose bene. Certo, per lui non era la situazione più facile: prendere una squadra che ha avuto tanto e che ha dato tanto, e farla ricominciare da capo, però, insomma, deve riuscire a farlo».
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