Morti senza pace: derubati al cimitero

Storie che non si vorrebbero mai scrivere o descrivere. E nemmeno sentire. Storie di abiezione, di chi non rispetta la vita e, quindi, neanche la morte. Storie vere, purtroppo. Di individui (persone?) che rubavano monili, protesi ortopediche e denti d’oro dai cadaveri esumati, ma anche arredi pregiati di marmo dalle tombe. Le indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Genova hanno portato a individuare una banda che razziava le salme al cimitero monumentale di Staglieno, in quello cioè che è considerato luogo sacro per eccellenza dalle famiglie genovesi, arricchito di statue e strutture architettoniche degne di una «reggia dell’aldilà», famosa in tutto il mondo.
È qui che hanno «operato» sette dipendenti comunali, quattro tumulatori e tre ispettori. Le accuse a loro carico sono a vario titolo: vilipendio di tombe, sottrazione, distruzione e soppressione di cadavere, peculato e furto di arredi di interesse storico e artistico. Secondo quanto accertato dai militari tutto avveniva nella sala lavori del camposanto, una sorta di macabro «laboratorio» dove le tombe venivano spogliate di tutto ciò che potesse fruttare del denaro. I materiali venivano poi custoditi in semplici armadietti, in attesa di essere rivenduti.
L’indagine, che pure ha già accertato parecchio, non si ferma. Si può dire anzi che sia «allo stato embrionale» - ribadisce il procuratore capo Francesco Lalla - e debba riservare ulteriori sorprese. Lo ammettono, anche loro quasi increduli, i carabinieri della Compagnia Portoria, sottolineando che nei giorni scorsi è stata solo depositata una prima informativa con un gruppo di nomi di dipendenti comunali che il pm assegnatario dell’inchiesta, Vittorio Ranieri Miniati, starebbe per indagare. Finora nessun arresto.
La squallida vicenda è venuta a galla grazie a una denuncia fatta un mese fa in forma anonima. I militari hanno condotto accertamenti, arrivando a individuare un gruppo di nomi sui quali condurre approfondimenti. Gli oggetti di valore venivano stoccati e rivenduti sul mercato nero dai componenti della banda, che sarebbero stati immortalati dagli investigatori mentre consegnavano la «merce» e incassavano il denaro pattuito.
Immediate e imbarazzate le reazioni dell’amministrazione comunale, da cui dipende il cimitero di Staglieno: «Le presunte razzie - dichiara il direttore generale del Comune Mariangela Danzì - non mi colgono di sorpresa. Questi lavoratori, sempre a contatto con la morte, e addetti a un’attività ritenuta socialmente poco qualificante, sono soggetti a un abbrutimento psicologico.

Quanto accade è sintomatico di uno stress che può sfociare in una devianza o in una depressione. Peccato che il legislatore ritenga non ci siano stress correlati al lavoro nelle pubbliche amministrazioni - conclude -. Invece ci sono».

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